Dal 16 al 24 Giugno 2025, nove giorni con la Regina della Pace, veramente, non per modo di dire.
Anche quest’anno la Madonna e’ con noi, ogni giorno appare sulla collina all’alba alle 5 del mattino, nel luogo della prima apparizione, alla veggente Marjia e prega con noi, per noi e accompagna la Novena.
La Novena alla Regina della Pace si prega dal 16 al 24 giugno per prepararci alla festa del 25 giugno, anniversario della prima apparizione della Madonna a Medjugorje nel 1981.
È una preparazione spirituale di 9 giorni che ci conduce verso questo giorno così speciale, quando si celebra la Regina della Pace in tutto il mondo.
"Non Ci Credevo, Poi È Successo Qualcosa di Incredibile"
Ricordo ancora le parole di Anna, una signora di Milano che incontrammo durante un pellegrinaggio nel 2019: "Riccardo, io sono una persona pratica. Lavoro in banca da 30 anni, non sono tipo da visioni o miracoli. Ma quella novena... quella novena mi ha letteralmente cambiato la vita."
Era giugno, faceva un caldo tremendo a Medjugorje, e Anna ci raccontava di come aveva deciso di provare questa "cosa della novena" solo per accontentare la suocera.
Nove giorni di preghiere che, ammetteva con un sorriso incredulo, avevano fatto più di una vita intera di preghiere spente e sterili.
La Novena alla Regina della Pace non è quello che immagini.
Non è solo "recitare preghiere" per nove giorni. È qualcosa che succede a livello molto più profondo.
Dal 16 al 24 giugno, migliaia di persone in tutto il mondo vivono un'esperienza che spesso li sorprende.
A partire da oggi 16 giugno fino al 24 Giugno per nove giorni la veggente Marjia avrà l’apparizione alle 5 del mattino ai piedi della statua della Madonna sul Podbrdo.
Dalle ore 4.30 del mattino, i pellegrini saliranno e pregheranno sulla collina con lei in attesa della apparizione della Madonna.
Il Cielo si apre e la Madonna scende, porta con sé un fazzoletto di Paradiso e si fa così vicina da apparire.
Chi sarà a Medjugorje per l’Anniversario (noi saremo in pellegrinaggio a Medjugorje in questi giorni, vedi le date pellegrinaggio a Medjugorje vedi le date >> ) preghiera con la veggente là.
Da casa anche potrai pregare e ricevere le grazie che vengono in questi giorni solenni.
Magari il primo giorno molti iniziano scettici o per senso del dovere. Il terzo giorno qualcosa cambia. Al settimo giorno non vogliono più smettere. Al nono giorno capiscono che è solo l'inizio.
Se stai pensando questo, sei in buona compagnia. Marco, un autotrasportatore, ci confessò: "Le prime volte mi addormentavo durante il rosario. Poi ho capito che non devi essere perfetto. Devi solo iniziare."
Come spesso dico: "L'umiltà è il fondamento della preghiera. Spesso sono più vere le preghiere con il cuore, senza parole, piuttosto che quelle piene di parole ma senza cuore."
La "ricetta" è più semplice di quello che pensi:
Struttura di ogni giorno:
La cosa più importante non è recitare tutto perfettamente. È il mettersi lì ogni giorno per nove giorni consecutivi. È questa costanza che, per qualche motivo misterioso, apre qualcosa dentro di noi.
Come ha detto la Madonna stessa: "Cari figli, il Rosario mi è particolarmente caro perché attraverso di esso voi mi aprite il cuore e io posso aiutarvi."
Ma c'è un segreto ancora più grande: "Maria, Madre di Gesù, pensaci tu!" - questa semplice invocazione può sostituire tutte le preghiere che non riusciamo a dire. È l'abbandono più bello che possiamo fare.
Intenzione: Oggi preghiamo per i veggenti di Medjugorje, per la loro missione e la testimonianza che danno dei messaggi della Regina della Pace.
Madre di Dio e madre nostra Maria, Regina della Pace! Sei venuta in mezzo a noi per guidarci a Dio. Impetra per noi, da Lui la grazia affinché, sul tuo esempio, anche noi possiamo non solo dire: "Avvenga di me secondo la Tua Parola", ma anche metterla in pratica. Nelle Tue mani mettiamo le nostre mani perché attraverso le nostre miserie e difficoltà ci possa accompagnare fino a Lui. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Vieni, o Spirito creatore, visita le nostre menti, riempi della tua grazia i cuori che hai creato. O dolce consolatore, dono del Padre altissimo, acqua viva, fuoco, amore, santo crisma dell'anima. Dito della mano di Dio, promesso dal Salvatore irradia i tuoi sette doni, suscita in noi la parola. Sii luce all'intelletto, fiamma ardente nel cuore; sana le nostre ferite col balsamo del tuo amore. Difendici dal nemico, reca in dono la pace, la tua guida invincibile ci preservi dal male. Luce d'eterna sapienza, svelaci il grande mistero di Dio Padre e del Figlio uniti in un solo Amore. Sia gloria a Dio Padre, al Figlio, che è risorto dai morti e allo Spirito Santo per tutti i secoli. Amen.
"Cari figli! Oggi vi ringrazio perché vivete e testimoniate con la vostra vita i miei messaggi. Figlioli, siate forti e pregate perché la vostra preghiera vi dia forza e gioia. Solo così ciascuno di voi sarà mio ed io lo guiderò sulla strada della salvezza. Figlioli, pregate e testimoniate con la vostra vita la mia presenza qui. Che ogni giorno sia per voi una gioiosa testimonianza dell'amore di Dio. Grazie per aver risposto alla mia chiamata." (25 giugno 1999)
La preghiera è l'elevazione dell'anima a Dio. Da dove partiamo pregando? Dall'altezza del nostro orgoglio o "dal profondo" di un cuore umile e contrito? L'umiltà è il fondamento della preghiera. Come dice San Paolo: "Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare" (Rm 8,26). L'umiltà è la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Signore, tu inviti tutti noi cristiani ad essere testimoni sinceri della tua vita e del tuo amore. Oggi ti ringraziamo in modo particolare per i veggenti, per la loro missione e la testimonianza che danno dei messaggi della Regina della Pace. Ti offriamo tutti i loro bisogni e ti preghiamo per ognuno di loro, affinché tu sia loro vicino e li aiuti a crescere nell'esperienza della tua Forza. Ti preghiamo perché attraverso una più profonda ed umile preghiera tu li possa guidare verso una sincera testimonianza della presenza della Madonna in questo luogo. Amen.
Abbiamo già saputo da Medjugorje quanto Marjia ha raccontato stamane:
"Durante l'apparizione, ho raccomandato alla Madonna tutti noi, tutte le nostre intenzioni e tutto quello che abbiamo nel cuore.
In modo speciale tutti quelli che sono malati nell'anima e nel corpo.
La Madonna ha pregato a lungo per la pace, la pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nel mondo intero.
Ci ha benedetto tutti ed è andata in paradiso in pace."
16 giugno 2025, Marjia veggente lascia questo pensiero dopo l'apparizione.
Intenzione: Preghiamo per i sacerdoti che offrono il loro servizio nel santuario di Medjugorje.
"Cari figli! Oggi sono con voi in un modo speciale e vi porto la mia benedizione materna della pace. Io prego per voi e intercedo per voi presso Dio affinché capiate che ognuno di voi è portatore di pace. Non potete avere la pace se il vostro cuore non è in pace con Dio. Per questo, figlioli, pregate, pregate, pregate perché la preghiera è il fondamento della vostra pace. Aprite il vostro cuore e date del tempo al Signore, che Lui sia il vostro amico. Quando si crea una vera amicizia con Dio, nessuna tempesta può distruggerla. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (25 giugno 1997)
"Se tu conoscessi il dono di Dio" (Gv 4,10). La meraviglia della preghiera si rivela proprio là, presso i pozzi dove andiamo a cercare la nostra acqua: là Cristo viene ad incontrare ogni essere umano. Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera. La nostra preghiera è paradossalmente una risposta alla sete di Dio.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Signore, Tu sei la sola fonte di vita, l'unico che possa dissetare la nostra sete di amore e di amicizia. Grazie perché nella tua umiltà hai stabilito di darti al tuo popolo nella S. Messa, nei sacramenti e nella benedizione, attraverso la persona del sacerdote. Oggi chiediamo la tua benedizione su tutti i sacerdoti che svolgono il loro ministero in questo santuario della Regina della Pace, affinché possano sempre più scoprire la forza della fede per mezzo della quale concederai loro tutto ciò che ti chiederanno e perché diventino dei veri portatori di pace. Amen.
"Durante l'apparizione, ho raccomandato tutti noi, tutte le nostre intenzioni e tutto ciò che abbiamo nel cuore alla Madonna.
La Madonna ci ha guardato e ha pregato per noi.
In modo speciale, ha pregato per la pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nel mondo intero.
Ci ha benedetti tutti con il segno della croce ed è andata in Paradiso!"
17 giugno 2025, Marjia, la veggente, ha lasciato questo pensiero dopo l'apparizione.
Intenzione: Preghiamo per tutti i parrocchiani di Medjugorje e per tutte le comunità parrocchiali del mondo.
"Cari figli! Oggi vi ringrazio per tutti i sacrifici che mi avete offerto in questi giorni. Figlioli, vi invito ad aprirvi a me e a decidervi per la conversione. I vostri cuori, figlioli, non sono completamente aperti a me, per questo vi invito di nuovo ad aprirvi alla preghiera, perché lo Spirito Santo vi aiuti nella preghiera affinché i vostri cuori diventino di carne e non di pietra. Figlioli, grazie per avere risposto alla mia chiamata e per avere deciso di camminare con me verso la santità." (25 giugno 1996)
Da dove viene la preghiera dell'uomo? Qualunque sia il linguaggio della preghiera (gesti e parole), è tutto l'uomo che prega. Ma per indicare il luogo dal quale sgorga la preghiera, la Scrittura parla del cuore (più di mille volte). È il cuore che prega. Se esso è lontano da Dio, l'espressione della preghiera è vana.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Grazie Signore per il tuo amore, grazie per l'invito a rimanere in te per portare molto frutto. Grazie perché hai scelto in modo particolare questa parrocchia, dandole tua Madre, la Regina della Pace, la quale da questo luogo invita il mondo alla pace e alla riconciliazione, e alla conversione per mezzo di un rinnovato digiuno e preghiera. Oggi ti preghiamo, Signore, affinché Tu renda questa parrocchia un segno ancora più visibile del Regno di Dio e aiuti i parrocchiani ad essere frutti gioiosi e santi della presenza della Madonna. Amen.
"Ho raccomandato alla Madonna tutti noi, tutte le nostre intenzioni e tutto ciò che abbiamo nel cuore e tutte le persone che non potevano venire qui ma sono nelle nostre preghiere.
In modo speciale, ho chiesto alla Madonna di intercedere davanti a suo figlio Gesù per la pace nei nostri cuori, per la pace nelle nostre famiglie e per la pace nel mondo intero.
La Madonna ha pregato per noi a lungo, ci ha benedetto tutti con il segno della croce ed è andata in Paradiso!
Vi incoraggio, che in questi giorni siano giorni di preghiera per la pace, perché la Madonna ci chiede di pregare per la pace.
Pregate, non solo qui quando venite sulla Collina delle Apparizione, ma durante tutto il giorno! "
18 giugno 2025, la veggente Marjia si riferisce così dopo l'apparizione.
Intenzione: Preghiamo per tutti i responsabili nella Chiesa: Papa, vescovi, sacerdoti e tutti coloro che hanno responsabilità pastorali.
"Cari figli! Oggi sono felice di vedervi in così gran numero, che avete risposto e che siete venuti per vivere i miei messaggi. Vi invito, figlioli, ad essere i miei gioiosi portatori di pace in questo mondo inquieto. Pregate per la pace, affinché quanto prima regni un tempo di pace, che il mio cuore attende con impazienza. Io vi sono vicina, figlioli, e intercedo davanti all'altissimo per ognuno di voi e vi benedico tutti con la mia benedizione materna. Grazie per avere risposto alla mia chiamata!" (25 giugno 1995)
Il cuore è la dimora dove sto, dove abito. È il nostro centro nascosto, irraggiungibile dalla nostra ragione e dagli altri; solo lo Spirito di Dio può scrutarlo e conoscerlo. È il luogo della decisione, che sta nel più profondo delle nostre facoltà psichiche. È il luogo della verità, là dove scegliamo la vita o la morte. È il luogo dell'incontro e dell'Alleanza.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Grazie Signore perché ci hai dato la Chiesa per Madre e Sposa, affinché, nel nostro cammino terreno verso Te, ci guidi sulla strada della luce. Grazie perché in essa noi siamo tutti fratelli e sorelle e membri dello stesso corpo mistico. Ti preghiamo oggi per tutti quelli che ne sono a capo, affinché possano continuamente rinnovare la loro alleanza con Te, unico e vero Capo, per divenire fedeli e gioiosi portatori di pace e di Verità in questo mondo inquieto. Amen.
Ecco le parole di Marija dopo il momento dell’apparizione, oggi 19 giugno 2025.
“Ho raccomandato alla Madonna tutti noi, tutte le nostre intenzioni, tutto ciò che abbiamo nel cuore. E in modo speciale, tutti coloro che ci hanno chiesto di pregare per loro.
La Madonna ha pregato più a lungo. Ho chiesto alla Madonna di intercedere davanti a Suo Figlio per la pace nei nostri cuori, la pace nelle nostre famiglie e la pace nel mondo intero.
E in modo speciale, ho chiesto alla Madonna di pregare per coloro che ci hanno chiesto preghiere e che sono malati nel corpo e nell’anima.
La Madonna ci ha benedetto tutti con il segno della Croce e poi è andata in Paradiso."
Intenzione: Preghiamo per tutti i pellegrini che hanno visitato Medjugorje e hanno ricevuto grazie speciali.
"Cari figli! Oggi sono felice, anche se nel mio cuore c'è ancora un po' di tristezza per tutti coloro che hanno iniziato questo cammino, e poi lo hanno abbandonato. La mia presenza qua è quindi per guidarvi su un nuovo cammino, un cammino di salvezza. Perciò vi invito di giorno in giorno alla conversione; però se non pregate non potete dire che vi convertite. Io prego per voi e intercedo per la pace presso Dio, prima nei vostri cuori, e poi anche intorno a voi: che Dio sia la vostra pace. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (25 giugno 1992)
La preghiera cristiana è una relazione di Alleanza tra Dio e l'uomo in Cristo. È azione di Dio e dell'uomo; sgorga dallo Spirito Santo e da noi, interamente rivolta al Padre, in unione con la volontà umana del Figlio di Dio fatto uomo.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Le nostre vite sono nelle tue mani, Signore. Tu solamente sai quello di cui abbiamo bisogno per la nostra salvezza. Grazie perché qui a Medjugorje tua Madre è venuta proprio per condurci su una nuova strada, la strada della salvezza. Benedici e rafforza tutti coloro che in questo luogo hanno intrapreso questo cammino di conversione e di preghiera. Rafforza la loro fede, speranza e carità affinché non tradiscano mai la loro alleanza con Te. Amen.
Durante l'apparizione, la Madonna ci ha guardati; ho raccomandato tutti noi, tutte le nostre intenzioni e tutto ciò che abbiamo nel cuore, e anche le persone che abbiamo portato qui con noi, che non sono fisicamente presenti, ma che sono spiritualmente con noi nella preghiera. La Madonna ha pregato su di noi a lungo, ci ha guardati e, in modo particolare, Le ho chiesto di intercedere presso Suo Figlio Gesù per la pace nei nostri cuori, la pace nelle nostre famiglie e la pace nel mondo intero. La Madonna ha pregato ancora più a lungo per la pace, ci ha benedetti tutti con il segno della Croce e poi è andata in Paradiso.
La veggente Marjia descrive così l'apparizione del 20 giugno 2025.
Intenzione: Preghiamo per tutti i pellegrini che verranno a Medjugorje e per la loro preparazione spirituale.
"Cari figli! Anche oggi gioisco per la vostra presenza qui. Io vi benedico con la mia benedizione materna ed intercedo per ognuno di voi presso Dio. Vi invito nuovamente a vivere i miei messaggi e metterli in pratica nella vostra vita. Sono con voi e vi benedico tutti di giorno in giorno. Cari figli, questi tempi sono particolari, per questo sono con voi, per amarvi e proteggervi, per proteggere i vostri cuori da satana e per avvicinarvi tutti sempre più al cuore del mio Figlio Gesù. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (25 giugno 1993)
Nella Nuova Alleanza la preghiera è la relazione vivente dei figli di Dio con il loro Padre infinitamente buono, con il Figlio suo Gesù Cristo e con lo Spirito Santo. La grazia del Regno è "l'unione della Santa Trinità tutta intera con lo spirito tutto intero". La vita di preghiera consiste quindi nell'essere abitualmente alla presenza di Dio tre volte Santo e in comunione con lui.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Non siamo stati noi a scegliere Te, Signore, ma Tu hai scelto noi. Solo Tu conosci tutti quei "piccoli" ai quali sarà data la grazia della manifestazione del tuo amore per mezzo di tua Madre qui a Medjugorje. Ti preghiamo per tutti i pellegrini che verranno qui, proteggi il loro cuore da ogni attacco di satana e rendili aperti ad ogni impulso che proviene dal tuo Cuore e da quello di Maria. Amen.
“Durante l'apparizione, quando è arrivata la Madonna, ho raccomandato tutti noi, tutte le nostre intenzioni e tutto ciò che abbiamo nel cuore, e le persone che si sono affidate alle nostre preghiere. In modo speciale, ho pregato la Madonna per la pace, affinché interceda per noi presso suo Figlio Gesù: per la pace nei nostri cuori, per la pace nelle nostre famiglie e per la pace nel mondo intero. La Madonna ci ha guardati tutti, ha pregato a lungo su di noi, ci ha benedetti ed è andata in Cielo!"
Marjia la veggente ha raccontato così l'apparizione di stamane, 21 giugno 2025, Medjugorje.
Intenzione: Preghiamo per tutti i centri e i gruppi di preghiera di Medjugorje sparsi nel mondo.
"Cari figli! Oggi vi invito all'amore, che è gradito e caro a Dio. Figlioli, l'amore accetta tutto, tutto ciò che è duro e amaro, a motivo di Gesù che è amore. Perciò, cari figli, pregate Dio che venga in vostro aiuto: ma non secondo i vostri desideri, bensì secondo il suo amore! Abbandonatevi a Dio, perché Egli possa guarirvi, consolarvi e perdonarvi tutto ciò che in voi è di impedimento sulla strada dell'amore. Così Dio potrà plasmare la vostra vita e voi crescerete nell'amore. Glorificate Dio, figlioli, con l'inno alla Carità, perché l'amore di Dio possa crescere in voi di giorno in giorno fino alla sua pienezza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (25 giugno 1988)
Nella preghiera, lo Spirito Santo ci unisce alla Persona del Figlio unigenito, nella sua Umanità glorificata. Per essa ed in essa la nostra preghiera filiale entra in comunione, nella Chiesa, con la Madre di Gesù. Dopo il consenso dato nella fede al momento dell'Annunciazione e mantenuto senza esitazione sotto la croce, la maternità di Maria si estende ora ai fratelli e alle sorelle del Figlio suo.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
L'amore è il segno attraverso il quale si riconoscono coloro che sono tuoi discepoli, Signore. Grazie per ogni risposta d'amore compiuta nella donazione e nel servizio agli altri. Ti preghiamo per ogni membro dei centri e dei gruppi di preghiera di Medjugorje affinché possano con sempre più coraggio e decisione, insieme a tua Madre, manifestare nelle famiglie e nei posti in cui vivono, la strada stretta, la sola che porta verso Te. Aiutali a crescere di giorno in giorno verso la pienezza del tuo amore. Amen.
“Oggi è venuta la Madonna, ci ha guardati tutti e ha iniziato subito a pregare su di noi. Dopo la preghiera, ho chiesto alla Madonna di pregare davanti a suo Figlio Gesù per la pace: nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nel mondo intero. La Madonna ha iniziato a pregare per la pace e ha pregato a lungo nella sua lingua materna, l’aramaico. Ci ha benedetti tutti, ha benedetto tutti gli oggetti religiosi, ha fatto il segno della Croce, una benedizione, ed è salita in Cielo in pace.”
Medjugorje, Marjia la veggente, riferisce oggi 22 giugno 2025
Intenzione: Preghiamo per la realizzazione di tutti i frutti e i messaggi di Medjugorje nel mondo.
"Cari figli! Oggi nel grande giorno che mi avete regalato, desidero benedire tutti, dirvi che questi giorni in cui sto con voi sono giorni di grazia. Io desidero insegnarvi ed aiutarvi a camminare sulla strada della santità. Ci sono molti che non vogliono sentire i miei messaggi né accettare con serietà quello che io dico, ma per questo invito voi e prego affinché con la vostra vita e nella vita quotidiana testimoniate la mia presenza. Pregate, Dio vi aiuterà a scoprire la vera ragione della mia venuta. Perciò, figlioli, pregate e leggete la Sacra Scrittura perché, attraverso la mia venuta, possiate scoprire nella Sacra Scrittura il messaggio che è per voi. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (25 giugno 1991)
Maria è l'Orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al Disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini. Come il discepolo amato, prendiamo con noi la Madre di Gesù, diventata la Madre di tutti i viventi. Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Grazie, o Padre, perché ci hai dato tuo Figlio e sua Madre, affinché neppure uno di quelli che credono in loro e che li ascoltano vada perduto. Grazie perché per Te ogni uomo è importante, perché nella tua misericordia non desideri giudicare nessuno. Ti preghiamo oggi per tutto quello che la Madonna a Medjugorje ti ha chiesto, per ogni grazia che qui, da questo posto si è riversata sul mondo intero, affinché tutto ciò possa generare frutti di santità e servire al tuo piano di salvezza. Amen.
Durante l'apparizione, quando è arrivata la Madonna, le ho offerto tutte le nostre intenzioni, tutti noi presenti, e tutti coloro che si sono affidati alle nostre preghiere. Ho pregato in modo speciale affinché la Madonna interceda presso Suo Figlio Gesù per la pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e nel mondo intero, in modo particolare là dove c'è la guerra. La Madonna ha pregato a lungo su di noi, ha pregato per la pace e, con il segno della croce, ci ha benedetti tutti.
Marjia ci racconta dell'apparizione del 23 giugno 2025.
Intenzione: Preghiamo per tutte le intenzioni particolari della Regina della Pace e per la pace nel mondo.
(Come il primo giorno)
(Come il primo giorno)
"Cari figli! Oggi vi ringrazio e desidero invitarvi tutti alla pace del Signore. Desidero che ognuno di voi sperimenti nel proprio cuore quella pace che Dio dà. Oggi voglio benedirvi tutti; vi benedico con la benedizione del Signore. E vi supplico, cari figli, di seguire e di vivere la mia strada. Io vi amo, cari figli; e perciò chissà quante volte vi invito. e vi ringrazio per tutto quello che state facendo secondo le mie intenzioni. Vi supplico, aiutatemi, perché vi possa offrire al Signore e perché vi salvi e vi guidi sulla strada della salvezza. Grazie per aver risposto alla mia chiamata!" (25 giugno 1987)
La preghiera di Maria ci è rivelata all'aurora della Pienezza dei tempi. Prima dell'Incarnazione del Figlio di Dio e prima dell'effusione dello Spirito Santo, la sua preghiera coopera in una maniera unica al Disegno benevolo del Padre. Colei che l'Onnipotente ha fatto "piena di grazia", risponde con l'offerta di tutto il proprio essere: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". Fiat: questa è la preghiera cristiana, essere interamente per lui, dal momento che egli è interamente per noi.
Recitare: 5 Misteri Gloriosi del Rosario
Recitare: Litanie della Madonna
Grazie, o Padre, per il dono della preghiera per mezzo della quale possiamo toccare il tuo cuore; nella quale Tu ti dai a noi e ci insegni a donarci completamente a Te. Ti preghiamo oggi per tutte le intenzioni della Regina della Pace, per tutto ciò che è necessario affinché il mondo intero, attraverso Maria, possa entrare nella tua gloria, nella gloria della Santissima Trinità. Amen.
“Durante l'apparizione, quando è arrivata la Madonna, Le ho presentato tutti noi, tutte le nostre intenzioni e tutte le persone che si erano affidate alle nostre preghiere. Le ho chiesto di benedirci tutti, di benedire tutti gli oggetti religiosi che erano con noi. La Madonna ha pregato su di noi e ci ha benedetti tutti. In modo speciale, ho chiesto alla Madonna di intercedere presso Suo Figlio Gesù per la pace nei nostri cuori, nelle nostre famiglie e in tutto il mondo. La Madonna ha pregato a lungo e alla fine ci ha benedetti tutti con il segno della Croce ed è andata in cielo.”
Mentre ha dato appuntamento al giorno dell'Anniversario a ritornare il 10° giorno, Marjia ha riferito questo, oggi 24 giugno 2025.
Questa è la domanda che ci fanno tutti al nono giorno. La risposta onesta? Succede che vuoi continuare. Non perché diventi un "fanatico religioso", ma perché hai assaporato qualcosa che funziona davvero.
Teresa, una professoressa di Torino, ci scrisse dopo la sua prima novena: "Non so come spiegarlo. È come se avessi trovato un interruttore della serenità che non sapevo di avere. Ora lo uso quando ne ho bisogno."
Accompagnando migliaia di persone a Medjugorje, abbiamo notato che chi fa la novena con costanza (non una volta sola, ma la ripete nel tempo) sviluppa una specie di "resilienza spirituale" che li aiuta ad affrontare meglio le difficoltà della vita.
Non è magia. Non è superstizione. È semplicemente il potere della costanza unito a qualcosa di più grande di noi.
Come ho sperimentato in questi anni: "Sono venuto qui per il bisogno di vedere, di toccare, di provare l'evidenza. Ma ho scoperto che la Madonna era già lì, mi stava aspettando. Non dovevo conquistare nulla, dovevo solo aprire il cuore."
Dopo aver vissuto la novena da casa, moltissimi ci chiedono: "Ma com'è pregare là dove tutto è iniziato?"
La risposta è semplice: è diverso. Non migliore o peggiore della preghiera a casa, ma diverso.
C'è qualcosa nell'aria di Medjugorje che non si può spiegare, solo vivere.
Giuseppe, 78 anni, vedovo: "Sono venuto qui per accontentare mia figlia. Sono tornato a casa con una pace che non provavo da quando è morta mia moglie."
Silvia, 34 anni, mamma: "Qui ho capito che potevo smettere di sentirmi in colpa per non essere la madre perfetta."
Roberto, 45 anni, imprenditore: "Non ho avuto visioni. Ma ho preso decisioni che rimandavo da anni."
Sono esperienze. Organizziamo tutto perché tu possa concentrarti solo su quello che conta: pregare, riflettere, incontrare persone che stanno facendo il tuo stesso cammino.
Quante volte ce lo siamo sentiti dire! La verità è che non si è mai pronti. Si parte. E si scopre strada facendo quello che si stava cercando.
Come racconto sempre: "Nessuno va a Medjugorje per caso. Anche perché pare che nulla nella vita avvenga senza una ragione, ma tutto rientri in un puzzle di cui ogni esperienza è una tessera."
Vogliamo chiudere con una riflessione che mi è sempre cara:
"Maria è davvero il perimetro dentro cui il nocciolo di ogni cosa si racchiude.
È il recinto visibile, palpabile, guardabile.
La familiarità con lei rende il cristianesimo un'esperienza, e non una materia scolastica.
Dovremmo con lei ripartire da capo. F
are con lei la strada che ci porta a ciò che siamo ora.
Perché Ella conosce già le salite e le curve di ogni storia.
Ella è la madre e le madri sanno anche solo con presentimento ciò che accade ai propri figli."
Come ho scritto una volta: "La spiritualità in vendita in quel luogo non è a buon mercato, non è in offerta, bensì a caro prezzo. Il caro prezzo del sangue di Cristo e il caro prezzo delle nostre vie dolorose. Il caro prezzo del male che vogliamo vincere nelle nostre vite e il caro prezzo della buona battaglia contro una vita non realizzata."
"Non è un centro commerciale dove ci sono tanti negozi, dove si passeggia e se trovi qualcosa qua e là lo compri, bensì un unico negozio, una boutique dove trovi l'unico pezzo, l'unico articolo da vendere: la tua salvezza che è la tua salute, il tuo star bene."
Non importa se sei già andato a Medjugorje, se vuoi andarci e potrai andarci presto, oppure non ci potrai mai andare; quello che conta è che attraverso questa novena hai già toccato con il cuore quello che migliaia di pellegrini vanno a cercare là.
Ma quello che conta alla fine di questa lettura è pregare anche una sola Ave Maria con me, e dopo aver chiuso gli occhi e pensato alle nostre vite, esclamare:
"Maria, Madre di Gesù, pensaci Tu!"
"Non so pregare il rosario..." - è la frase che sentiamo più spesso. Tranquillo, è più semplice di quanto pensi!
1. Sul Crocifisso: Credo in Dio Padre...
2. Sul primo grano grande: 1 Padre Nostro
3. Sui tre grani piccoli: 3 Ave Maria (per la Fede, Speranza e Carità)
4. Sul secondo grano grande: 1 Gloria al Padre
5. Le cinque decine: Per ogni decina:
Il rosario si prega con misteri diversi a seconda del giorno.
Per la novena usiamo i Misteri Gloriosi, ma ecco tutti e quattro i tipi:
Per la vita quotidiana:
Per la Novena:
Sempre i Misteri Gloriosi (come indicato nel testo di ogni giorno)
Credo: Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti. Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen.
Padre Nostro: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Amen.
Ave Maria: Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen.
Gloria: Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen.
Giaculatoria di Fatima: Gesù mio, perdona le nostre colpe, preservaci dal fuoco dell'inferno, porta in cielo tutte le anime, soprattutto le più bisognose della tua misericordia.
Come diceva sempre mia nonna: "Il rosario più bello è quello fatto con amore, anche se storto."
Le Litanie sono una preghiera antica e bellissima che "elenca" tutti i titoli con cui onoriamo la Madonna.
Si pregano alla fine del rosario.
Signore, pietà - Signore, pietà Cristo, pietà - Cristo, pietà Signore, pietà - Signore, pietà
Cristo, ascoltaci - Cristo, ascoltaci Cristo, esaudiscici - Cristo, esaudiscici
Padre del cielo, che sei Dio - abbi pietà di noi Figlio, Redentore del mondo, che sei Dio - abbi pietà di noi Spirito Santo, che sei Dio - abbi pietà di noi Santa Trinità, unico Dio - abbi pietà di noi
Santa Maria - prega per noi Santa Madre di Dio - prega per noi Santa Vergine delle vergini - prega per noi Madre di Cristo - prega per noi Madre della Chiesa - prega per noi Madre della divina grazia - prega per noi Madre purissima - prega per noi Madre castissima - prega per noi Madre sempre vergine - prega per noi Madre immacolata - prega per noi Madre degna d'amore - prega per noi Madre ammirabile - prega per noi Madre del buon consiglio - prega per noi Madre del Creatore - prega per noi Madre del Salvatore - prega per noi Vergine prudentissima - prega per noi Vergine degna di onore - prega per noi Vergine degna di lode - prega per noi Vergine potente - prega per noi Vergine clemente - prega per noi Vergine fedele - prega per noi Specchio della santità divina - prega per noi Sede della Sapienza - prega per noi Causa della nostra lietezza - prega per noi Tempio dello Spirito Santo - prega per noi Tabernacolo dell'eterna gloria - prega per noi Dimora tutta consacrata a Dio - prega per noi Rosa mistica - prega per noi Torre di Davide - prega per noi Torre d'avorio - prega per noi Casa d'oro - prega per noi Arca dell'alleanza - prega per noi Porta del cielo - prega per noi Stella del mattino - prega per noi Salute degli infermi - prega per noi Rifugio dei peccatori - prega per noi Consolatrice degli afflitti - prega per noi Aiuto dei cristiani - prega per noi Regina degli Angeli - prega per noi Regina dei Patriarchi - prega per noi Regina dei Profeti - prega per noi Regina degli Apostoli - prega per noi Regina dei Martiri - prega per noi Regina dei veri cristiani - prega per noi Regina delle Vergini - prega per noi Regina di tutti i Santi - prega per noi Regina concepita senza peccato originale - prega per noi Regina assunta in cielo - prega per noi Regina del santo Rosario - prega per noi Regina della famiglia - prega per noi Regina della pace - prega per noi
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo - perdonaci, o Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo - ascoltaci, o Signore
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo - abbi pietà di noi
Prega per noi, santa Madre di Dio - e saremo degni delle promesse di Cristo
Ricordati sempre che la preghiera è un battito del cuore, diastole e sistole in sintonia con il Cielo.
Immaginate di essere i primi al mondo a pregare un nuovo Santo davanti al suo corpo.
Non è fantasia, è quello che accadrà il 7 settembre 2025 quando noi di Bianco Viaggi saremo ad Assisi nel giorno della canonizzazione di Carlo Acutis.
Un privilegio che ci emoziona profondamente: essere testimoni di un momento che entrerà nella storia della Chiesa.
Il pellegrinaggio che abbiamo pensato dal 5 al 7 settembre dal Nord e dal 5 al 8 settembre da Catania e da Palermo ad Assisi non è solo un viaggio,
è un'esperienza che segnerà la vostra vita spirituale.
Francesco, Chiara, Carlo gioiranno in Cielo. Noi sulla terra con loro, per loro.
E canteremo il nostro inno alla santità.
I genitori di Carlo saranno a Roma con il Papa Leone XIV, ma prima passeranno da Assisi per salutare il figlio.
Si chiamano Andrea Acutis e Antonia Salzano.
Andrea ha 60 anni ed è originario di Torino, gestisce Vittoria Assicurazioni, mentre Antonia, 58 anni, è originaria di Roma.
Carlo ha anche due fratellini gemelli, Michele e Francesca, nati nel 2010, quattro anni dopo la sua morte.
Un dettaglio emozionante: la madre Antonia ha raccontato di aver avuto visioni di Carlo in sogno,
nel quale le promise che avrebbe avuto altri figli, cosa che si è avverata con la nascita dei gemelli nel 2010,
che hanno seguito l'esempio del fratello sviluppando una grande fede religiosa.
I genitori si dividono solitamente fra Milano, dove gestiscono l'azienda di famiglia,
e Assisi, dove si trova la tomba del figlio.
È straordinario pensare che sono tra i pochissimi genitori nella storia della Chiesa
ad assistere alla canonizzazione del proprio figlio mentre sono ancora in vita.
"Voglio essere sepolto ad Assisi".
Carlo lo disse con una determinazione che lasciò stupiti i suoi genitori. Era il 2006, aveva appena 15 anni e stava lottando contro una leucemia fulminante.
Perché proprio Assisi?
La risposta arriva dalle sue stesse parole: "San Francesco mi ha insegnato che si può essere santi anche da giovani".
Non era solo devozione.
Carlo aveva capito qualcosa che sfugge a molti adulti: Assisi non è solo una città, è un simbolo di rinnovamento della Chiesa.
E lui, inconsapevolmente, stava preparando il terreno per diventare il simbolo del rinnovamento digitale della fede.
Mentre i suoi coetanei passavano ore sui videogames, Carlo creava qualcosa di rivoluzionario: il primo database mondiale dei miracoli eucaristici.
Ma ecco il dettaglio che nessuno racconta: Carlo non si limitava a catalogare i miracoli, li "debuggava".
Come un vero programmatore, verificava ogni fonte, incrociava le testimonianze, cercava le prove storiche. Trattava i miracoli con la stessa precisione con cui avrebbe trattato un codice informatico.
E non era un secchione chiuso in casa.
Giocava a calcio, andava al cinema, rideva con gli amici.
Aveva persino una PlayStation, ma la differenza stava in un dettaglio rivoluzionario:
ogni mattina, prima della scuola, passava in chiesa per quella che lui chiamava "la connessione più veloce del mondo" - la Messa.
"L'Eucaristia è la mia autostrada per il Cielo", diceva sempre Carlo.
Ma parlava davvero come un informatico: aveva capito che l'Eucaristia era il protocollo di comunicazione diretta con Dio, senza intermediazioni, senza lag, senza disconnessioni.
Una banda larga spirituale che funzionava sempre, anche quando tutto il resto andava in crash.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
A scuola, al liceo classico Leone XIII dei gesuiti a Milano, Carlo era conosciuto per la sua normalità disarmante.
I compagni ricordano un ragazzo sempre disponibile, che aiutava chi aveva difficoltà nei compiti, che non si montava mai la testa nonostante venisse da una famiglia benestante.
Il padre Andrea racconta: "Il suo carattere ha colpito moltissime persone negli anni, ma la maggior parte non è impressionata dalla sua fede.
Bastava il suo sorriso per capire quanto fosse diverso nei rapporti con le persone".
Un aneddoto che commuove: Carlo portava sempre con sé una medaglia con da un lato il Sacro Cuore di Gesù e dall'altro la Madonna.
E diceva: "Così Gesù e la Madonna li avrò sempre vicini al mio cuore".
Dopo la Prima Comunione aveva scritto: "Essere sempre unito a Gesù, questo è il mio programma di vita".
Quando nell'estate del 2006 arrivò la diagnosi di leucemia fulminante, Carlo accolse la notizia con una serenità che sbalordì medici e familiari.
Ai genitori disse parole che restano scolpite nella memoria:
"Offro tutte le sofferenze che dovrò patire al Signore,
per il Papa e per la Chiesa,
per non fare il Purgatorio e andare dritto in Paradiso".
Durante il ricovero in ospedale, non si lamentava mai dei dolori o dei disagi delle terapie.
Al contrario, cercava di mantenere il suo solito sorriso per confortare chi gli stava vicino.
Anche in quelle condizioni, chiedeva di poter ricevere la Comunione quando le sue condizioni lo permettevano.
L'Eucaristia era per lui fonte di conforto e di forza spirituale.
Negli ultimi giorni, consapevole che la fine si stava avvicinando, disse ai genitori:
"Sono contento di morire perché ho vissuto la mia vita senza sprecare neanche un minuto di essa in cose che non piacciono a Dio".
E prima di spirare ripetè:
"Muoio felice perché non ho mai sprecato un minuto della mia vita in cose che non piacciono a Dio".
Nonostante venisse da una famiglia agiata, Carlo aveva un cuore particolarmente sensibile verso gli ultimi.
I genitori ricordano come chiedesse loro il permesso
"per acquistare alcune cose per i poveri, come i sacchi a pelo che consegnava di persona ai senza tetto
che dormivano per strada vicino alla nostra casa a Milano".
Non si limitava ai sacchi a pelo: comprava contenitori termici per alimenti e thermos,
li riempiva con parte della sua cena, con frutta, biscotti, panini farciti e dolci, poi insieme al domestico di casa, Rajesh,
li portava ai senzatetto che si fermavano vicino all'Arco della Pace
o davanti alla loro parrocchia di Santa Maria Segreta.
A scuola si preoccupava sempre di includere i compagni che venivano emarginati,
regalava i suoi videogiochi ai meno fortunati.
La sua era una carità concreta, quotidiana, vissuta senza fare rumore.
Dal 5 al 7 settembre dal Nord e dal 5 al 8 settembre da Catania e da Palermo vivremo giorni che ricorderemo per sempre.
Prepareremo i cuori nella città di San Francesco,
condivideremo emozioni e speranze,
e poi - mentre a Roma si celebra ufficialmente la canonizzazione -
vivremo l'emozione di essere i primi pellegrini al mondo
a pregare San Carlo Acutis davanti al suo corpo.
Il 7 settembre, nell'istante esatto in cui Leone XIV a Roma dirà "Santo",
noi ad Assisi potremo dire per la prima volta nella storia:
"San Carlo Acutis, prega per noi",
guardando il volto sereno di questo ragazzo in jeans che ha raggiunto il Paradiso.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Un aneddoto che pochi conoscono.
Quando Carlo era in ospedale, negli ultimi giorni della sua vita, chiese alla madre di portargli il laptop.
I genitori pensarono volesse giocare o distrarsi. Invece, Carlo stava completando il suo ultimo progetto:
un algoritmo per calcolare il tempo risparmiato nell'adorazione eucaristica.
La sua teoria? "Mamma, un'ora di adorazione vale come mille ore di preghiera normale. È come avere un processore più veloce per comunicare con Dio".
I medici rimasero sbalorditi da questa lucidità in un momento così drammatico.
Ma per Carlo era logico: stava ottimizzando anche la sua preparazione al Paradiso.
Dopo la morte di Carlo, i genitori trovarono nel suo computer un file criptato che non riuscivano ad aprire.
La password era un enigma.
Ci vollero mesi prima che sua madre, Antonia, intuisse: la password era "EUCARISTIA123" - semplice come Carlo, profonda come la sua fede.
Il file conteneva qualcosa di incredibile: Carlo aveva progettato un'app per smartphone che avrebbe dovuto aiutare i giovani a trovare le chiese con adorazione eucaristica perpetua in tutto il mondo.
Un "Google Maps della spiritualità" che anticipava di vent'anni le app religiose di oggi.
Il progetto, rimasto incompiuto, è ora custodito dai suoi genitori come una reliquia digitale.
Campo Grande, Brasile, 2013. Il piccolo Mattheus Vieira nasce con una malformazione così rara
che i medici si arrendono: "Non possiamo operarlo, è troppo rischioso".
La madre, disperata, sente parlare di Carlo Acutis.
Non è ancora beato, è solo un ragazzo morto da pochi anni
di cui si sussurra la santità.
Ma ecco il dettaglio che rende tutto ancora più straordinario:
la madre di Mattheus era una scienziata,
ricercatrice in biochimica.
Una donna di fede, sì, ma anche di rigore scientifico.
Quando iniziò a pregare Carlo, documentò tutto con precisione maniacale: cartelle cliniche, referti, testimonianze video.
La famiglia inizia a pregare.
Il parroco espone una reliquia di Carlo.
Tutta la comunità si unisce in preghiera.
E accade l'impossibile:
Mattheus guarisce completamente,
senza alcun intervento medico.
Ma non è tutto qui.
Il vero colpo di scena arriva dopo:
i medici, increduli, sottopongono Mattheus a una serie di esami approfonditi.
Non solo la malformazione è sparita,
ma il pancreas del bambino risulta perfetto,
come se fosse stato "riprogrammato" da zero.
Un chirurgo dell'equipe medica disse:
"È come se qualcuno avesse riscritto il codice genetico del bambino".
Quella parola - "codice" - fece venire i brividi ai genitori di Carlo
quando ne vennero a conoscenza.
Il loro figlio programmatore
aveva davvero "debuggato" il pancreas di Mattheus?
Il secondo miracolo riconosciuto dalla Chiesa è avvenuto nel 2022.
Valeria Valverde, una giovane di 21 anni nata in Costa Rica
e studentessa a Firenze dal 2018, il 2 luglio 2022 ha subito un gravissimo trauma cranico
cadendo dalla bicicletta nel centro storico di Firenze.
Trasferita all'ospedale di Careggi,
le viene diagnosticato un trauma cranico molto grave che richiede un intervento di craniotomia
con asportazione dell'osso occipitale destro per diminuire la pressione.
Le speranze di vita sono azzerate.
Sei giorni dopo l'incidente, la madre Liliana decide di andare ad Assisi per raccomandare la figlia a Carlo Acutis.
Passa tutta la giornata inginocchiata davanti alla sua tomba nel Santuario della Spogliazione.
In serata riceve una telefonata dall'ospedale che la informa del miglioramento improvviso
e inspiegabile della figlia: Valeria ha ripreso a respirare spontaneamente.
Il giorno dopo Valeria riprende a muoversi e parzialmente a parlare.
La TAC evidenzia la scomparsa dell'emorragia
e, nonostante fosse prevista una lunga terapia riabilitativa,
Valeria si riprende in poco tempo.
A settembre 2022, appena due mesi dopo l'incidente,
Valeria insieme alla madre torna ad Assisi per pregare sulla tomba di Carlo
e ringraziare per il miracolo ricevuto.
I medici non riescono a spiegare la guarigione completa e rapidissima,
che ha superato tutti i passaggi di verifica ecclesiastica in modo unanime.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Ma parliamo di quello che rende unico il nostro pellegrinaggio ad Assisi.
la possibilità di pregare davanti al corpo visibile di Carlo Acutis.
Dal 6 aprile 2019,
le sue spoglie riposano nel Santuario della Spogliazione ad Assisi,
in un sarcofago speciale progettato dall'artista Eraldo Marini.
Ecco il particolare che commuove tutti i pellegrini:
Carlo è vestito come un ragazzo qualunque.
Indossa jeans, felpa e scarpe da ginnastica.
"Per la prima volta nella storia si vedrà un beato vestito in jeans e scarpe da ginnastica",
aveva dichiarato il vescovo Sorrentino.
Non è questo straordinario?
Un santo che riposa per l'eternità con l'abbigliamento di tutti i giorni,
simbolo di una santità accessibile a ogni giovane.
Il corpo, come precisato dalle autorità ecclesiastiche, non è incorrotto ma è stato trattato con tecniche di conservazione simili a quelle usate per Padre Pio.
Il volto è coperto da una maschera di silicone che riproduce fedelmente le sue sembianze,
permettendo ai fedeli di vedere il ragazzo che era:
un sorriso sereno, quasi addormentato, che sembra dire a tutti i visitatori "la santità è possibile".
Il sarcofago stesso è un'opera d'arte: realizzato in pietra bianca, si "stacca" simbolicamente da terra come se stesse ascendendo al cielo.
Attraverso una lastra di vetro trasparente nella parte superiore, i pellegrini possono vedere Carlo,
mentre sul vetro frontale è inciso il simbolo dell'Eucaristia, tanto cara al santo.
Il Santuario della Spogliazione non è un luogo scelto a caso.
È qui che San Francesco, davanti al vescovo e al padre,
si spogliò di tutti i beni terreni per abbracciare la povertà.
Carlo, figlio di una famiglia benestante milanese, aveva capito profondamente questo messaggio:
la vera ricchezza non sono i soldi o la tecnologia, ma la capacità di donare se stessi completamente a Dio.
Dal 1° giugno 2022, su decisione del vescovo Domenico Sorrentino,
la tomba di Carlo resta permanentemente aperta.
Questo significa che ogni giorno dell'anno, dalle 8 alle 18 (o alle 22 d'estate),
i pellegrini possono sostare in preghiera davanti al corpo del beato.
Solo il martedì il santuario chiude dalle 12:30 alle 16.
Oltre 150.000 pellegrini da tutto il mondo hanno già visitato la tomba di Carlo.
Giovani di ogni continente arrivano ad Assisi per toccare con mano una santità moderna, per parlare con un coetaneo che ha raggiunto il Paradiso a soli 15 anni.
Un particolare affascinante: il cuore di Carlo è conservato separatamente
nella cattedrale di San Rufino ad Assisi, n
ell'altare dedicato al Santo inaugurato
il 16 ottobre 2022.
Ciocche dei suoi capelli sono custodite c
ome reliquie in diverse parti del mondo:
a Malta nell'isola di Gozo,
ad Alife presso il santuario della Madonna della Grazia,
a Roma nella parrocchia di San Tommaso Apostolo,
e a Benevento nella parrocchia di San Gennaro.
Durante il nostro pellegrinaggio,
avremo l'opportunità di venerare non solo il corpo di Carlo,
ma anche la reliquia del suo cuore, simbolo dell'amore totale per Cristo
che ha caratterizzato la sua breve ma intensa vita.
Domenica 7 settembre 2025 non sarà una domenica qualunque.
A Roma, Leone XIV celebrerà la canonizzazione di Carlo Acutis e Pier Giorgio Frassati insieme - due giovani santi di epoche diverse ma uniti dalla stessa passione per Cristo.
Ma noi avremo un privilegio ancora più grande:
mentre a Roma si celebra ufficialmente la canonizzazione,
noi saremo ad Assisi, nella città dove Carlo riposa, davanti al suo corpo nel Santuario della Spogliazione.
Immaginate l'emozione: nel momento esatto in cui Leone XIV pronuncerà le parole della canonizzazione a Roma,
noi saremo i primi al mondo a pregare "San Carlo Acutis, prega per noi" davanti alle sue spoglie mortali.
Sarà un momento di comunione spirituale unico:
la Chiesa universale a Roma che proclama la santità,
e noi pellegrini ad Assisi che vivremo in diretta questo momento storico
nel luogo dove Carlo ha scelto di riposare.
Vuoi essere tra i primi a pregare San Carlo Acutis davanti al suo corpo visibile?
I posti dal 5 al 7 settembre dal Nord e dal 5 al 8 settembre da Catania e da Palermo ad Assisi
Contattaci subito per vivere questo momento storico ad Assisi,
nella città dove Carlo riposa nel Santuario della Spogliazione, vestito come un ragazzo qualunque ma con il cuore di un santo.
Vi racconto una storia che non avete mai sentito. Una storia che inizia con un autista di nome Fiorenzo e una parrocchia dell'astigiano nel 2007, ma che affonda le radici in quel pomeriggio del 24 giugno 1981 quando tutto cambiò per sempre.
Era il 2007. Io e Annalisa – sì, avevamo già lo stesso cognome da sempre, cosa che faceva sorridere tutti – organizzammo il nostro primo pellegrinaggio a Medjugorje. Con la nostra parrocchia e un autista che si chiamava Fiorenzo, a cui eravamo particolarmente legati per amicizie di famiglia.
Ricordo ancora le sue parole durante quella prima notte nei Balcani: "Riccardo, tu non lo sai ancora, ma questo posto ti cambierà. Non è come gli altri. Qui succede qualcosa che i libri non possono spiegare."
Fiorenzo aveva ragione. Da quel primo viaggio ne sono scaturiti centinaia. Oggi organizziamo 150 pellegrinaggi all'anno e abbiamo accompagnato centinaia di migliaia di pellegrini. Ma tutto è iniziato quella sera, ascoltando Fiorenzo che mi raccontava dettagli che non si trovano in nessuna guida turistica.
Ore 16:00 - La Passeggiata Che Cambiò il Mondo
Ivanka Ivanković, 15 anni, e Mirjana Dragičević, 16 anni. Due amiche che stavano semplicemente passeggiando ai piedi di una collina che si chiamava Podbrdo, nel monte Crnica. Una di quelle passeggiate estive senza scopo, come ne fanno tutti i ragazzi di 15 anni.
Ma ecco il particolare che mi ha sempre colpito: Ivanka vide per prima. "Guarda, la Gospa!" gridò all'amica. Non disse "una donna" o "una figura". Disse proprio "la Gospa" - la Madonna in croato. Come poteva saperlo?
Questo dettaglio me lo raccontò proprio Vicka durante uno dei nostri pellegrinaggi. Era il 2012, ricordo perfettamente. Eravamo seduti nel cortile della sua casa e lei mi disse: "Riccardo, voi guide non capite. Ivanka sapeva già. Non si impara a riconoscere la Madonna. O la riconosci o non la riconosci."
Ore 18:30 - Il Ritorno che Fece la Storia
Spaventate, le due ragazze erano fuggite. Ma qualcosa le richiamò. Tornarono con Vicka Ivanković, cugina di Ivanka. E qui successe l'impensabile: la videro di nuovo. Questa volta con un bambino in braccio.
Il particolare che nessuno racconta? Nessuna delle tre riuscì a dormire quella notte. Non per la paura, ma per qualcosa di diverso. Vicka me lo descrisse così: "Era come se il cuore volesse uscire dal petto, ma non di paura. Di... come dire... di nostalgia. Come quando tua madre va via e tu la vuoi rivedere subito."
Il Gruppo Si Completa
Il 25 giugno tornano sulla collina, ma questa volta non sono più sole. Con loro ci sono Marija Pavlović (16 anni), cugina di Mirjana, Jakov Čolo (10 anni) e Ivan Dragičević (16 anni).
E qui c'è un mistero che ho scoperto solo dopo anni di pellegrinaggi: perché mancavano Ivan Ivanković e Milka Pavlović? Erano presenti il primo giorno, ma il 25 giugno no.
La risposta me la diede Jakov in persona nel 2015: "Milka doveva aiutare a casa. Ivan Ivanković... beh, lui disse che aveva paura. La Madonna sceglie, Riccardo. Non tutti sono chiamati."
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Le Prime Parole che Fecero Tremare il Mondo
La Madonna parlò. E le sue prime parole furono per Ivanka, che aveva perso la madre pochi mesi prima. Un colloquio privato di cui si sa poco, ma che commosse tutti i presenti.
Poi arrivarono le parole che ancora oggi mi fanno venire i brividi quando le sento recitare dai pellegrini sulla collina: "Pace, pace, pace - solo pace! La pace deve regnare tra Dio e gli uomini ed in mezzo agli uomini!"
Ma sapete cosa mi ha raccontato Marija? Dietro la Madonna c'era una croce. Una grande croce luminosa. "La pace costa sempre, Riccardo. Costa la croce. Ecco perché La vedevo con la croce dietro."
Il Fatto che Cambiò Tutto
Il terzo giorno successe qualcosa di straordinario. Una dottoressa, che era stata chiamata per verificare se i ragazzi fossero "normali", assistette all'apparizione. Non credeva. Era comunista, atea convinta.
Durante l'estasi, i veggenti le indicarono di toccare la Madonna. La dottoressa stese la mano dove le indicavano e... sentì qualcosa. Un brivido che l'attraversò completamente.
Quelle parole risuonano ancora oggi: "Qui c'è qualcosa di strano!"
Il Primo Miracolo Documentato
Ma quello stesso giorno accadde il primo miracolo ufficiale. I genitori di Danijel Šetka, un bambino malato, lo portarono dai veggenti chiedendo la guarigione. La Madonna diede una condizione precisa: "Che i genitori preghino, digiunino e credano fermamente."
Il bambino guarì istantaneamente.
Marija me lo raccontò durante un nostro pellegrinaggio nel 2018: "Riccardo, quel giorno capimmo che la Madonna non era venuta solo per noi sei. Era venuta per tutti. Per i malati, per chi soffre, per chi non crede ancora."
Questa dottoressa non si convertì subito. Ma quella frase segnò l'inizio di qualcosa di più grande: il primo riconoscimento "scientifico" che lì stava accadendo qualcosa di inspiegabile.
Le Parole che Nessuno Si Aspettava
Il 27 giugno, Vicka fece una domanda alla Madonna che mi ha sempre fatto sorridere: "Preferisci la preghiera o i canti?"
La risposta della Regina della Pace fu semplice e profonda: "Entrambi: pregate e cantate."
Ecco, questo è il tipico approccio di Vicka. Domande dirette, pratiche. E la Madonna rispondeva sempre con quella semplicità che spiazza.
Quello stesso giorno diede anche un messaggio per i francescani della parrocchia di San Giacomo: "Che i frati siano saldi nella fede e proteggano la fede del popolo."
Il Messaggio del 28 Giugno: La Prima Catechesi
"Che il popolo creda e perseveri nella fede."
Sembra semplice, vero? Ma Jakov me lo spiegò una volta così: "Riccardo, la Madonna non dice 'che creda'. Dice 'che perseveri'. Iniziare è facile. Continuare è la vera prova."
29 Giugno: L'Unità della Fede
"Non c'è che un solo Dio e una sola fede. Credete fermamente e non abbiate paura!"
Questo messaggio arrivò in piena Jugoslavia comunista. Parlare di "un solo Dio" era già un atto rivoluzionario. Ma dire "non abbiate paura" in un regime che governava attraverso la paura... quello era puro coraggio divino.
Il Tranello che Rivelò la Verità
Il settimo giorno, due ragazze proposero ai veggenti di fare una gita in macchina. Era un tranello: volevano allontanarli dalla collina per vedere se l'apparizione sarebbe avvenuta comunque.
I veggenti accettarono, ignari del piano. Ma alle 18:00, l'ora consueta dell'apparizione, si fermarono di colpo. Nel mezzo della strada. La Madonna era apparsa nella macchina.
Questo episodio mi ha sempre affascinato perché dimostra una cosa fondamentale: le apparizioni non dipendevano dal luogo, né dal desiderio dei veggenti, né dalle preghiere del popolo. Dipendevano solo dalla volontà di Colei che appariva.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
3 Luglio: Il Credo che Apre il Cuore
"Prima dei sette Pater Ave Gloria pregate sempre il Credo."
Mi ha sempre colpito questo messaggio. Perché iniziare con il Credo? Ivan me lo spiegò così: "Riccardo, se non sai in cosa credi, le preghiere diventano solo parole. Il Credo ti ricorda chi sei e a Chi stai parlando."
13 Luglio: Il Pianto della Madonna
Questo è il messaggio che mi spezza sempre il cuore. La Madonna apparve piangendo e disse: "Avete dimenticato la Bibbia!"
Marija me lo raccontò con gli occhi lucidi: "Non era un rimprovero arrabbiato, Riccardo. Era il pianto di una mamma che vede i figli allontanarsi dalla verità. Quel giorno capimmo che la Madonna soffre per noi."
19 Luglio: La Profezia del Segno
"Anche quando sulla collina lascerò il segno che vi ho promesso, molti non crederanno. Verranno sulla collina, si inginocchieranno, ma non crederanno. È ora il tempo di convertirsi e fare penitenza!"
Questo messaggio mi ha sempre fatto riflettere. La Madonna prometteva un segno visibile, ma avvertiva che non sarebbe bastato. Il vero segno è la conversione del cuore.
16 Agosto: La Preghiera del Cuore
"Pregate col cuore! Per questo, prima di iniziare a pregare, chiedete perdono e perdonate a vostra volta."
Questo messaggio lo faccio sempre leggere ai nostri pellegrini prima di salire al Podbrdo. Non si può pregare con il rancore nel cuore. È impossibile.
29 Agosto: La Croce dell'Amore
Un messaggio che mi ha sempre colpito per la sua durezza e la sua verità:
"Mi domandate di quella donna che vorrebbe lasciare il marito perché la fa soffrire. Io dico: resti con lui e accetti la sofferenza. Anche Gesù ha sofferto."
La Madonna non promette una vita facile. Promette una vita con significato. La differenza è enorme.
8 Settembre: La Gioia che Trasforma
"Non abbiate paura! Desidero che siate colmi di gioia e che la gioia si legga sul vostro volto!"
Ho visto questo messaggio trasformare migliaia di pellegrini. La vera gioia cristiana non dipende dalle circostanze. È una scelta quotidiana di fiducia.
La Scelta che Nessuno Si Aspettava
Il 2 febbraio 1982, la Madonna fece una richiesta precisa: "Vorrei che la festa in onore della Regina della Pace fosse celebrata il 25 giugno."
Non il 24, giorno della prima apparizione. Il 25. Perché?
"I fedeli sono venuti per la prima volta sulla collina quel giorno."
Ecco la verità che mi ha sempre commosso: alla Madonna non interessava celebrare SE STESSA o il "suo" giorno. Le interessava celebrare il giorno in cui i primi credenti avevano risposto alla chiamata.
La Novena che Tocca il Cielo
Dal 16 al 24 giugno, ogni anno, si svolge la novena di preparazione. Ho partecipato a questa novena 18 anni consecutivi. Vi assicuro che l'atmosfera è indescrivibile.
Alle 22:00, sulla collina del Podbrdo, migliaia di persone pregano il rosario. Spesso piove - in Erzegovina piove quasi sempre il 24 giugno - ma nessuno si muove. Ho visto persone rimanere inginocchiate sulla roccia bagnata per ore.
Le Apparizioni Straordinarie
Il 25 giugno non è solo l'anniversario. È il giorno in cui:
Nel 2019 ero presente quando la Madonna apparve alle 23:36 sulla collina. Il silenzio di quelle migliaia di persone era assordante. Si sentivano solo i singhiozzi di commozione.
La Salita al Podbrdo
Salgono tutti dicendo "è facile". Poi dopo 200 metri la realtà si fa sentire. I sassi sono taglienti, appuntiti, e ogni passo richiede attenzione. Le pietre calcaree sono affilate, pronte a punire ogni distrazione.
Ma c'è qualcosa di speciale in quella salita. Ho visto persone camminare a piedi nudi, ogni passo una piccola offerta di dolore. Ho visto madri salire lentamente, gravate da pesi invisibili che portano nel cuore. Ho visto anziani sostenuti dai figli, senza bisogno di parole.
La roccia ti costringe a rallentare, a essere presente in ogni passo. I passi sulla pietra creano una sorta di ritmo collettivo, quasi una preghiera percussiva. E quando arrivi in cima e vedi la statua della Madonna, capisci perché milioni di persone hanno fatto quella fatica. Non è solo una salita. È un cammino che attraversa regioni più profonde dell'essere.
L'Adorazione Eucaristica
Dopo la messa delle 19:00, due giorni alla settimana, c'è l'adorazione. Ho visto migliaia di giovani in ginocchio, in silenzio assoluto, per ore. In un mondo dove un ragazzo non riesce a stare senza telefono per 5 minuti, qui rimangono immobili per ore.
Gli Incontri con i Veggenti
Non sono più semplici come una volta. Ivan vive tra Medjugorje e Boston. Marija ha una famiglia. Vicka è l'unica sempre disponibile, ma anche lei ha i suoi ritmi.
Quando li incontri, la prima cosa che colpisce è la normalità. Niente pose mistiche, niente discorsi altisonanti. Parlano della Madonna come io parlo di mia madre. Con quella stessa naturalezza.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Quando sali sulla collina del Podbrdo, ti ritrovi a camminare sui sassi più taglienti che esistano. Ma c'è un motivo se la Madonna ha scelto proprio quel posto roccioso per apparire. Ogni sasso rappresenta un pilastro della vita spirituale. I pellegrini da tutto il mondo ne raccolgono cinque - uno per ogni messaggio fondamentale - e li portano a casa come promemoria concreto di quello che hanno imparato.
La Preghiera: "Pregate con il Cuore"
Il primo sasso che raccolgo sempre è quello più liscio, levigato dal tempo e dalle intemperie. Come la preghiera che, ripetuta con amore, leviga le asperità del nostro cuore.
In 44 anni, la Madonna ha insistito sempre sulla preghiera, ma non quella meccanica. Vicka me lo disse chiaramente: "Riccardo, alla Madonna non interessano le Ave Maria contate. Le interessano quelle sentite."
Il Rosario quotidiano, l'adorazione eucaristica, la messa non come obbligo ma come incontro d'amore.
Il Digiuno: "Il Digiuno Muove le Montagne"
Mercoledì e venerdì a pane e acqua per chi può. Ma Marija mi spiegò il vero senso: "Non è una dieta, Riccardo. È imparare che non di solo pane vive l'uomo. È scegliere Dio al posto delle cose."
La Confessione: "Confessatevi Almeno Una Volta al Mese"
"Andate a confessarvi! Se non sapete come fare, confessate prima di tutto di non saper confessarvi."
Questo messaggio della Madonna del 1983 mi ha sempre fatto sorridere per la sua praticità materna.
L'Eucaristia: "La Messa Sia il Centro della Vostra Vita"
"Non potete dire di credere se non celebrate l'Eucaristia. Essa è la vita, e voi pregate per la vita."
La Bibbia: "Leggete la Sacra Scrittura Ogni Giorno"
"Mettete la Sacra Scrittura in un posto visibile della casa e leggetela."
Quando vedo case a Medjugorje, la Bibbia è sempre aperta sul tavolo della cucina. Come il pane quotidiano.
"Cari figli, se sapeste quanto vi amo, piangereste dalla gioia"
Questo messaggio lo sento ripetere alla fine di ogni apparizione da 18 anni. E ogni volta mi commuove come la prima volta.
"Io sono vostra Madre e vi amo infinitamente"
Una volta, nel 2016, una signora del nostro gruppo scoppiò a piangere sentendo questo messaggio. Era rimasta orfana di madre a 5 anni. Mi disse: "Finalmente ho sentito mia madre dirmi che mi ama."
"Mettete Dio al primo posto nella vostra vita"
Semplice? Facile a dirsi. Ma provate a farlo per un giorno intero. Ogni scelta, ogni pensiero, ogni parola con Dio al primo posto. È la rivoluzione più difficile del mondo.
"Pregate per la pace, figlioli"
In 44 anni, la Madonna ha chiesto la pace in ogni messaggio. Prima personale, poi familiare, poi mondiale. La pace inizia sempre da te.
Non È Il Luogo, È La Grazia
Ho visto miracoli a Medjugorje, ma anche a Milano. Ho visto conversioni sulla collina, ma anche sull'autostrada del ritorno. Medjugorje non è magica. È semplicemente un posto dove la grazia scorre più abbondante.
La Madonna Sceglie I Semplici
Sei ragazzi di campagna. Nessun titolo di studio particolare. Nessuna preparazione teologica. Ma con un cuore puro. È sempre così. Dio sceglie i piccoli per le grandi cose.
Non È Il Luogo, È La Grazia
Ho visto miracoli a Medjugorje, ma anche a Milano. Ho visto conversioni sulla collina, ma anche sull'autostrada del ritorno. Medjugorje non è magica. È semplicemente un posto dove la grazia scorre più abbondante.
La Madonna Sceglie I Semplici
Sei ragazzi di campagna. Nessun titolo di studio particolare. Nessuna preparazione teologica. Ma con un cuore puro. È sempre così. Dio sceglie i piccoli per le grandi cose.
Il Messaggio È Sempre Lo Stesso
In 44 anni, la Madonna ha ripetuto sempre la stessa cosa: convertitevi, pregate, fate pace. Semplice? Sì. Facile? No. È il messaggio più difficile del mondo da vivere.
I Dieci Segreti: La Verità Nascosta
Mirjana, Ivanka e Jakov conoscono tutti e dieci i segreti. Vicka, Ivan e Marija ne conoscono nove.
Nel 2018, Mirjana mi disse: "Riccardo, quando inizieranno ad avverarsi, il mondo capirà che tutto quello che abbiamo detto era vero. Ma a quel punto sarà tardi per pentirsi comodamente."
Il Settimo Segreto: Quello che Fa Piangere Mirjana
Ogni volta che qualcuno chiede del settimo segreto, Mirjana piange. È l'unico che può essere attenuato con la preghiera e la penitenza.
"Se la gente sapesse cosa ci aspetta, non dormirebbe la notte. Preghi, Riccardo. Pregate tutti."
La Pergamena Misteriosa
Mirjana ha ricevuto una pergamena con i dieci segreti scritti. Chi la guarda vede cose diverse, tranne i veggenti che vedono i segreti chiaramente.
L'ho vista una volta, nel 2019. Io vedevo solo macchie dorate su un materiale che sembrava seta, ma non era seta. Non era carta, non era tessuto. Era... altro.
Quest'Anno è stato speciale. Noi c'eravamo.
Il 2025 è l'Anno Giubilare. Papa Francesco ha dato il "nulla osta" ai pellegrinaggi. L'atmosfera sarà ancora più intensa del solito.
L'Invito della Madonna
Dopo quasi venti anni, sento ancora Fiorenzo che mi diceva: "Questo posto ti cambierà." Aveva ragione. Ma non è il posto. È Lei. È la Madonna che continua a dire: "Venite, figlioli. Ho bisogno di voi."
Riccardo
"Quando Padre Jozo ripulì quella statua dimenticata, non immaginava che stava per svelare il volto più famoso della Madonna al mondo."
A 25 chilometri da Medjugorje, in una piccola cittadina bosniaca che la maggior parte dei pellegrini non sa nemmeno pronunciare, si nasconde uno dei segreti più belli della storia delle apparizioni mariane. È qui, a Tihaljina, che si trova la statua che ha dato il volto alla Madonna di Medjugorje in tutto il mondo.
Ma questa non è solo la storia di una statua. È la storia di come la Divina Provvidenza intesse i suoi piani attraverso le persecuzioni, gli esili e i cuori che sanno riconoscere la bellezza anche quando è nascosta dalla polvere.
Se hai mai visto un'immaginetta della Madonna di Medjugorje, se hai mai comprato un rosario o un santino nel paese delle apparizioni, se hai mai cercato su Google "Madonna di Medjugorje", hai visto Lei.
Quel viso dolce e materno, quegli occhi di cristallo che sembrano seguirti, quel sorriso appena accennato che ti fa sentire a casa: tutto nasce da una statua di vetroresina alta 180 centimetri, nascosta in una chiesa francescana che per anni nessuno considerava importante.
Fino a quando non arrivò l'uomo giusto al momento giusto.
La storia inizia nel modo più amaro possibile. Padre Jozo Zovko, il sacerdote che per primo credette ai sei veggenti di Medjugorje, che li protesse quando tutto il mondo li accusava di mentire, che mise la propria libertà al servizio della verità, venne arrestato nel 1981.
Due anni di prigione per aver difeso sei ragazzini che dicevano di vedere la Madonna.
Quando fu liberato nel 1983, le autorità comuniste non lo rimandarono a Medjugorje. Troppo pericoloso. Troppo amato dai fedeli. Troppo scomodo per un regime che voleva cancellare ogni traccia di religiosità.
Lo mandarono in esilio a Tihaljina. Una piccola parrocchia di montagna, lontana dai riflettori, dove pensavano che potesse fare meno "danni".
Non sapevano che stavano per regalare al mondo il volto della Madonna.
Anno 1985. Padre Jozo arriva a Tihaljina e trova una chiesa francescana dedicata all'Immacolata Concezione. Nella penombra del santuario, coperta di polvere e dimenticata da anni, c'era una statua della Madonna.
Non era bella da vedere. Il tempo e l'incuria l'avevano resa quasi irriconoscibile. Era arrivata da Roma nel 1971, benedetta solennemente da Fra Rufin Silic insieme a sei altri francescani, ma poi era stata abbandonata.
Padre Jozo fece quello che farebbe qualsiasi sacerdote innamorato della Madonna: la pulì.
Mentre le sue mani toglievano la polvere da quel viso di vetroresina, mentre ripuliva quegli occhi di cristallo, mentre restituiva dignità a quella figura dimenticata, stava accadendo qualcosa di incredibile.
Stava emergendo il volto più dolce e materno che il mondo avesse mai visto.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Padre Jozo rimase folgorato da quella bellezza. Quel viso aveva qualcosa di diverso da tutte le altre statue che aveva visto. Una tenerezza che traspariva dagli occhi di cristallo, un sorriso che sembrava vero, una presenza che ti faceva sentire accolto come un figlio.
Iniziò a fotografarla. Non era un fotografo professionista, ma il suo cuore di sacerdote sapeva riconoscere la bellezza quando la vedeva. Scattò decine di foto da ogni angolazione, cercando di catturare quell'espressione che lo aveva conquistato.
E poi fece una cosa che cambierà per sempre il volto della devozione mariana nel mondo: iniziò a spedire quelle foto ai fedeli.
Le mandò in Italia, in Germania, in America. A tutti quelli che in quegli anni gli scrivevano per avere notizie di Medjugorje. A quelli che non potevano venire in pellegrinaggio ma volevano portare a casa un pezzo di quella grazia.
Un fotografo di Bergamo ricevette una di quelle foto. La qualità non era perfetta, ma quel viso era così bello, così espressivo, così "vero" che decise di farla stampare.
E quel tipografo che stampò le prime immaginette non sapeva di stare creando l'immagine mariana più diffusa al mondo.
Nel giro di pochi anni, quel viso era ovunque. Sulle immaginette di Medjugorje vendute in tutto il mondo. Sui santini che i pellegrini portavano a casa. Sui rosari, sui quadretti, sui medaglioni.
Senza che nessuno se ne rendesse conto, la statua di Tihaljina era diventata IL volto della Madonna di Medjugorje.
Non c'era stato un decreto, non c'era stata una decisione ufficiale. Era accaduto naturalmente, perché la bellezza vera si riconosce da sola. Perché quando vedi quel viso, capisci subito che quella è davvero una Madre.
Chi entra oggi nel santuario di Tihaljina e si trova davanti a quella statua capisce immediatamente perché è diventata così famosa. Non è solo questione di bellezza estetica.
È la presenza.
Alta 180 centimetri, realizzata in vetroresina con occhi di cristallo, la Madonna di Tihaljina ha il capo leggermente chino verso il basso, come se ti stesse guardando. Le braccia basse lungo i fianchi, le mani leggermente aperte in segno di accoglienza.
Un velo bianco copre i capelli castani che si intravedono, un abito rosa e un velo azzurro che copre spalle e braccia. Ma è il viso che ti conquista.
Quegli occhi di cristallo sembrano seguirti ovunque ti muovi.
Ma c'è qualcosa di più profondo, di più sconcertante. Quando ti fermi davanti a lei, quando la guardi negli occhi, succede qualcosa che non riesci a spiegare razionalmente.
È come se fossi tu per tu con una persona viva.
Non è suggestione. Non è fantasia. È qualcosa che accade a tutti, credenti e non credenti, devoti e scettici. Quegli occhi di cristallo ti guardano davvero. Ti riconoscono. Ti parlano senza parole.
È come stare di fronte a tua madre quando eri bambino e avevi fatto qualcosa di sbagliato, ma invece di rimproverarti ti guardava con quegli occhi che dicevano: "Lo so tutto, ma ti amo lo stesso."
È come se fosse viva, come se respirasse, come se stesse per parlare.
In 18 anni di pellegrinaggi, ho portato centinaia di persone a Tihaljina. Ho visto uomini d'affari di 50 anni mettersi a piangere davanti a quella statua. Ho visto ragazzi scettici rimanere in silenzio per mezz'ora, incapaci di andarsene. Ho visto anziane signore che sussurravano: "È proprio Lei, è proprio come me l'ero immaginata".
Ma la cosa che mi colpisce di più è quando qualcuno mi dice: "Mi stava guardando. Proprio me."
Perché è vero. Ti guarda. Ti vede. Ti conosce. Non è una statua che osservi dall'esterno. È una Presenza che ti incontra, che ti accoglie, che ti abbraccia con lo sguardo.
Molti restano lì in ginocchio per ore. Non riescono ad andarsene. Non perché si sentano obbligati, ma perché si sentono finalmente a casa. Finalmente visti, finalmente riconosciuti, finalmente amati per quello che sono.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
La storia di Padre Jozo è la storia di come Dio sa trasformare le persecuzioni in benedizioni. Lo mandano in esilio per allontanarlo da Medjugorje, e lui scopre il volto che renderà Medjugorje famosa nel mondo.
Era un cerchio che si chiudeva, un disegno tanto grande quanto impensabile.
Nel 1991 Padre Jozo fu trasferito al convento di Široki Brijeg, dove divenne superiore. Ma il suo "esilio" a Tihalijna aveva già cambiato la storia. Quella statua che aveva ripulito e fotografato era diventata l'immagine ufficiale della Madonna di Medjugorje.
Oggi Tihaljina non è più una tappa secondaria. È parte integrante dell'esperienza di Medjugorje.
Chi va in pellegrinaggio e non passa da Tihaljina si perde qualcosa di essenziale. È come andare a Roma e non vedere San Pietro. È come andare a Lourdes e non toccare la roccia.
Da Medjugorje a Tihaljina sono 25 chilometri di strada di montagna. Mezz'ora di auto attraverso paesaggi che ti preparano all'incontro.
Ma non è un viaggio che puoi fare da solo.
Non perché sia pericoloso o difficile, ma perché Tihaljina va visitata nel momento giusto, con lo spirito giusto, con qualcuno che conosce la storia e sa come presentarti a quella Madonna.
Ecco perché nei nostri pellegrinaggi andiamo spesso a Tihaljina. È una delle nostre tappe più amate.
In 18 anni di esperienza, abbiamo capito che chi va a Medjugorje e riesce a vedere anche Tihaljina vive un'esperienza più completa. Per questo, quando il programma lo permette, dedichiamo sempre tempo a questa visita speciale.
Quando portiamo i pellegrini a Tihaljina, non andiamo solo a "vedere una statua". Andiamo a completare un cerchio, a chiudere un'esperienza, a incontrare il volto che hanno visto mille volte sulle immaginette ma mai dal vivo.
Spiego sempre ai pellegrini la storia di Padre Jozo mentre siamo ancora in pullman. Racconto dell'arresto, dell'esilio, della statua dimenticata. E quando arriviamo e entriamo in chiesa, quando ci troviamo davanti a quel viso, tutti capiscono.
Capiscono che non siamo lì per caso.
Capiscono che quella sosta a Tihaljina non è un "extra" del pellegrinaggio, ma una parte essenziale dell'esperienza di Medjugorje. È lì che il volto della Madonna prende vita, è lì che la devozione diventa incontro personale.
La storia di Tihaljina è una lezione di speranza per tutti noi. Quante volte nella vita ci sentiamo "esiliati"? Allontanati dai nostri progetti, dalle nostre aspettative, dai luoghi dove pensavamo di dover essere?
Padre Jozo voleva stare a Medjugorje con i veggenti. Dio lo mandò a Tihaljina con una statua.
E da quell'esilio apparentemente ingiusto nacque il volto che oggi milioni di persone nel mondo associano alla Madonna. Da quella "punizione" comunista nacque una delle immagini mariane più amate della storia.
Forse anche i nostri esili hanno un senso che non vediamo.
Forse anche le nostre delusioni stanno preparando qualcosa di più grande di quello che avevamo immaginato.
Oggi il santuario di Tihaljina accoglie pellegrini da tutto il mondo. Molti arrivano senza sapere bene cosa aspettarsi. Hanno sentito parlare di "quella statua famosa", ma non immaginano l'impatto emotivo che avrà su di loro.
Altri arrivano specificamente per Lei.
Vengono da lontano per vedere dal vivo quel viso che hanno contemplato per anni sulle immaginette. Per stare davanti agli occhi che li hanno accompagnati nella preghiera quotidiana. Per ringraziare quella Madre che riconoscono come loro.
La chiesa francescana dell'Immacolata Concezione, inaugurata nel 1968 dopo decenni di difficoltà, è oggi un luogo di pace profonda. Dietro la chiesa c'è ancora la cappella di Sant'Elia Profeta, patrono della parrocchia, costruita da Fra Andrija Knezović nel 1889.
Ma tutti vengono per Lei. Per quella statua che ha dato un volto all'amore materno di Dio.
In un'epoca dove tutto è virtuale, digitale, artificiale, la statua di Tihaljina ci ricorda che la bellezza vera ha ancora il potere di conquistare i cuori.
Non c'è stato bisogno di marketing, di campagne pubblicitarie, di strategie di comunicazione. Quel viso si è diffuso nel mondo per la sua semplice, irresistibile bellezza.
Perché quando la Madre ti guarda con quegli occhi, capisci di essere a casa.
Se stai programmando un pellegrinaggio a Medjugorje, se stai pensando di partire da solo o con un gruppo, se hai nel cuore quella chiamata che non riesci a spiegare, ricordati di Tihaljina.
Ricordati che a 25 chilometri da Medjugorje ti aspetta il volto più dolce del mondo.
Nei nostri pellegrinaggi, Tihaljina è una delle tappe che amiamo di più.
In 18 anni di accompagnamento, quando riusciamo ad andarci, vediamo sempre la stessa emozione rinnovata nei volti dei pellegrini. Volti che si illuminano, occhi che si riempiono di lacrime, cuori che si aprono.
Quando il programma ce lo permette, portiamo sempre i nostri gruppi a Tihaljina perché sappiamo che chi riesce a vedere sia Medjugorje che il volto della Madonna a Tihaljina vive un'esperienza più completa e profonda.
Non è un "extra". È un regalo che ci piace fare ai nostri pellegrini.
La bellezza di Tihaljina ti aspetta. Come aspettò Padre Jozo nel suo esilio. Come aspetta ogni pellegrino che ha il coraggio di cercare il volto della Madre.
Vieni a scoprire perché quel viso ha conquistato il mondo.
"Ma no, io voglio andare. Subito. Non posso aspettare il prossimo pellegrinaggio di gruppo."
Questa frase la sento almeno una volta al mese. Al telefono, via email, persino sui social. Persone che hanno sentito parlare di Medjugorje e che hanno nel cuore un'urgenza che non può aspettare calendari, programmi o compagnie.
E sai cosa? Non è sbagliato.
Dopo 18 anni di pellegrinaggi di gruppo, ho imparato una cosa: la Madonna non consulta il nostro calendario. Chiama quando vuole, come vuole. E se ti sta chiamando ora, proprio ora, mentre leggi queste righe, forse è perché il tuo cuore ha bisogno di Medjugorje prima che tu sia "pronto" per condividere questa esperienza con altri.
Ci sono momenti nella vita in cui devi andare da solo.
Quando stai attraversando una crisi che non riesci a raccontare a nessuno. Quando hai bisogno di fare i conti con te stesso prima di poter guardare negli occhi altri pellegrini. Quando la tua anima ha sete di un silenzio che solo tu puoi riempire.
Diciamocela tutta. In 18 anni ne ho sentite di tutti i colori. E sai cosa? Tutte le ragioni per andare da soli sono legittime. Anche quelle che sembrano meno "spirituali".
"Ho paura che ci siano solo bigotti esaltati"
Lo capisco. Hai in mente l'immagine del pellegrino che recita il rosario a voce alta nel bus e ti giudica se non lo fai anche tu. Ti dico la verità: qualcuno così c'è sempre. Ma sai cos'altro c'è? Persone normali come te, che cercano Dio senza fare teatro.
"Sono allergico a preti, suore e catechisti"
Perfetto. A Medjugorje puoi andare direttamente dalla Madonna, senza intermediari. Lei non ti chiederà il certificato di buona condotta religiosa. E se un prete ti sta antipatico, puoi sempre cambiare posto in chiesa.
"Ho paura di annoiarmi a pregare con gli altri"
Sette rosari consecutivi in pullman non sono per tutti. Lo so. Da solo puoi pregare quando vuoi, come vuoi, se vuoi. Anche solo guardando il tramonto dal Podbrdo è preghiera.
"Lavoro sempre in team, ne ho le palle piene di gente"
Manager, consulenti, insegnanti, medici: persone che tutto il giorno gestiscono altri. A Medjugorje da soli puoi finalmente gestire solo te stesso. È una libertà che non ha prezzo.
"Ho bisogno di silenzio, non di comunità"
Il silenzio è sacro quanto la condivisione. Se la tua anima ha bisogno di silenzio, dalle silenzio. La Madonna parla anche così.
"Non voglio dover rendere conto a nessuno dei miei orari"
Vuoi saltare la messa delle 18 per salire sul Krizevac al tramonto? Fallo. Vuoi restare due ore al Podbrdo invece di seguire il programma? Fallo. La tua relazione con la Madonna non segue l'orario dei treni.
"Ho una crisi di fede e non voglio fingere di essere devoto"
La crisi di fede è il momento più onesto della vita spirituale. Portala a Medjugorje. La Madonna ha visto di peggio e ha abbracciato di tutto.
Organizzo pellegrinaggi di gruppo da quasi due decenni. Li amo profondamente. Ma ti dirò una cosa che forse non ti aspetti: alcuni dei pellegrini più trasformati che ho conosciuto sono andati a Medjugorje da soli almeno una volta.
Perché? Perché quando sei solo con la Madonna, non puoi nasconderti dietro il gruppo. Non puoi distrarti con le chiacchiere durante il rosario. Non puoi evitare di guardarti dentro quando la tua anima inizia a tremare.
È crudo. È vero. È necessario.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
In Auto: La Via del Pellegrino Moderno
In Aereo: Per Chi Ha Fretta di Arrivare
Il Confine: Dove Inizia il Miracolo Quando passi il confine tra Croazia e Bosnia, sentirai qualcosa cambiare. Non è suggestione. È Medjugorje che ti accoglie.
Le Sobe: Famiglie Che Diventano Famiglia
Le Pensioni: Quando Vuoi Stare Solo Ma Non Troppo
Consiglio da insider: Evita le prenotazioni online quando possibile. A Medjugorje, la voce umana vale più di qualsiasi algoritmo.
La Messa Serale: Ore 18:00 Quando sei solo, puoi scegliere dove sederti. Ti consiglio l'ultima fila, a sinistra. Da lì puoi vedere tutto: l'altare, la gente, il cielo che cambia colore. E puoi piangere senza che nessuno ti chieda perché.
Il Rosario: Ore 17:00 In gruppo, spesso ci si distrae. Da solo, ogni Ave Maria è una conversazione diretta con Lei. Portati il fazzoletto. Ti servirà.
L'Adorazione: Ore 22:00-23:00 Un'ora di silenzio con Gesù. Quando sei solo, quell'ora può cambiare tutto. Non avere paura di restare anche dopo che spengono le luci.
Il Podbrdo: Dove Tutto È Iniziato
Il Krizevac: La Via Crucis Che Guarisce
Quando sei solo a Medjugorje, scopri una cosa che in gruppo spesso si perde: il silenzio è il linguaggio della Madonna.
Non serve riempire ogni momento con preghiere vocali. A volte basta stare lì, respirare, e lasciare che Lei faccia il resto.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Ecco il punto che volevo arrivare, e lo faccio con il cuore in mano:
Ci sono esperienze che puoi vivere solo in gruppo.
Il 18 marzo, quando Mirjana riceve l'apparizione annuale, ho visto migliaia di persone diventare una famiglia. Ho visto sconosciuti che si prendono cura gli uni degli altri durante le ore di attesa nella notte. Ho visto anziani che proteggono i giovani dal freddo, e giovani che aiutano gli anziani a camminare.
Non puoi vivere questo da solo.
Quando il Rosario viene recitato in 15 lingue diverse e tu capisci che stai pregando con il mondo intero. Quando la Messa diventa una sinfonia di voci che sale al cielo. Quando realizzi che la fede è bella anche perché è condivisa.
E poi ci sono i privilegi che solo un gruppo organizzato può offrirti:
Accesso a testimonianze esclusive dei veggenti che il singolo pellegrino non può avere. Salite al Podbrdo e al Krizevac negli orari migliori, quando c'è meno folla e più silenzio. Messe in italiano negli orari che solo chi conosce davvero Medjugorje può garantirti. Partecipazione ad apparizioni private nelle comunità, momenti di grazia che restano per sempre nel cuore.
Sono esperienze che 18 anni di pellegrinaggi ci hanno insegnato a riconoscere e a offrire. Connessioni che nascono solo quando qualcuno conosce ogni pietra di quel posto sacro e sa dove portarti nel momento giusto.
Non puoi vivere questo da solo.
Perfetto. Fallo. Medjugorje ti aspetta. Ma tieni presente che potresti tornare con il desiderio di condividere quello che hai vissuto. È normale. È bello.
La paura è sacra. Significa che stai per fare qualcosa di importante. Ma non lasciare che diventi una prigione. Se senti la chiamata, vai. La Madonna non ti manderà mai dove non puoi arrivare.
Ecco la soluzione che in 18 anni ho visto funzionare per centinaia di persone:
Vai da solo, ma non completamente.
Parti in autonomia, gestisci il tuo viaggio, vivi la tua intimità con la Madonna. Ma sappi che Bianco Viaggi ha sempre un referente a Medjugorje. Non siamo un'agenzia di viaggi. Siamo una famiglia che da 18 anni accompagna i pellegrini.
Se hai bisogno di un consiglio, di un aiuto, di qualcuno che conosca ogni pietra di quel posto sacro, noi ci siamo. Anche se sei partito da solo.
Andare a Medjugorje da soli non è un segno di forza o di debolezza. È un segno di libertà.
Libertà di piangere quando vuoi. Di pregare quando senti. Di stare in silenzio quando il cuore è troppo pieno per le parole. Di non spiegare a nessuno perché hai bisogno di tornare tre volte al Podbrdo nello stesso giorno.
Ma ricorda: anche la condivisione è sacra. Anche il gruppo è grazia. Anche la comunità è preghiera.
Dopo 18 anni di pellegrinaggi, se devo darti un consiglio è questo:
Vai quando senti la chiamata. Solo o in gruppo. Ora o tra sei mesi. Con programmi perfetti o con il cuore che batte forte dall'incertezza.
La Madonna non ti chiama quando sei pronto. Ti chiama quando è tempo.
E se quel tempo è adesso, se mentre leggi queste righe senti qualcosa muoversi nel petto, se hai già iniziato a pensare a quando potresti partire...
Allora è già iniziato il tuo pellegrinaggio.
Non aspettare di essere pronto. Nessuno lo è mai abbastanza.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Se vuoi andare completamente da solo: Vai. Ti abbiamo dato tutte le informazioni. Medjugorje ti aspetta.
Se vuoi andare da solo ma avere un riferimento: Contattaci. Ti daremo i contatti del nostro referente a Medjugorje. Partirai da solo, ma non sarai abbandonato.
Se dopo aver letto tutto questo hai capito che vuoi condividere questa esperienza: I nostri pellegrinaggi ti aspettano. Ogni partenza è speciale, ogni data ha la sua grazia. Medjugorje è bella sempre.
E qui c'è una cosa importante che devi sapere: Bianco Viaggi nasce proprio per chi non vuole andare con i gruppi di preghiera tradizionali. Per chi non se la sente con le associazioni, con le parrocchie, con quei gruppi troppo affiatati che potrebbero "toglierti il fiato".
Noi organizziamo pellegrinaggi per persone normali. Per chi cerca Dio senza dover per forza cantare nel bus. Per chi vuole condividere il viaggio ma non necessariamente ogni momento di preghiera. Per chi ha bisogno di comunità ma anche di rispetto per i propri tempi e silenzi.
Se hai ancora dubbi: Chiamaci. Parliamone. Senza impegno. Solo cuore a cuore.
Perché alla fine, che tu vada da solo o in gruppo, quello che conta è che tu vada. La Madonna ti sta aspettando. E noi, se vorrai, ti stiamo aspettando anche noi.
Bosnia-Erzegovina:
Consiglio pratico: Fai una foto dei documenti e salvala sul telefono come backup.
Aeroporto di Mostar, Bosnia-Erzegovina (30 km da Medjugorje)
Aeroporto di Sarajevo (90 km da Medjugorje)
Aeroporto di Split, Croazia (160 km da Medjugorje)
Aeroporto di Dubrovnik, Croazia (130 km da Medjugorje)
Percorso consigliato da Milano (850 km):
Costi stimati:
Consigli per andare a Medjugorje in auto da soli:
Bus da Italia:
Bus locali in Bosnia:
Sobe (Case Private) - La Scelta Migliore per Viaggiare a Medjugorje da Soli
Pensioni e Guesthouse
Hotel (se proprio necessario)
Programma Giornaliero Standard:
Date Speciali per Andare a Medjugorje da Soli:
Abbigliamento:
Spirituale:
Pratico:
Nota: I costi variano molto in base alla stagione e alle scelte personali. Questi sono orientativi per aiutarti a pianificare.
Opzione Economica:
Opzione Comfort:
In Auto dall'Italia:
Sicurezza Generale:
Salite sui Monti:
A Piedi:
Taxi Locali:
Biciclette:
Lingue Parlate:
Frasi Utili:
Mentre scrivo queste righe, penso a tutti i pellegrini che in 18 anni ho visto partire da soli e tornare trasformati. Ognuno con la sua storia, la sua ferita, la sua speranza nascosta nello zaino.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
La Madonna non ti sta chiamando perché sei perfetto. Ti sta chiamando perché hai bisogno di Lei. E questo bisogno non segue calendari, programmi o convenienze.
Se dopo aver letto tutto questo senti ancora quella voce dentro che dice "Devi andare", se senti che il tuo cuore ha fretta più delle tue paure, se hai capito che questo non è un viaggio ma una chiamata...
Allora vai.
Vai da solo se è quello che senti. Vai in gruppo se scopri di aver bisogno di condividere. Vai quando puoi, come puoi, con quello che hai.
Ma vai.
Perché a Medjugorje la Madonna non ti aspetta per giudicarti. Ti aspetta per abbracciarti.
E dopo 18 anni, posso garantirti una cosa: quell'abbraccio vale ogni chilometro del viaggio.
Non aspettare di essere pronto. Nessuno lo è mai abbastanza.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
"Vincere in cima alla cupola di San Pietro": Il viaggio che ha trasformato la mia battaglia contro il cancro durante il Giubileo 2025
551 scalini di speranza: L'incontro con Papa Leone XIV e la sfida della cupola che ha cambiato il mio pellegrinaggio giubilare.
Roberto, 72 anni, Torino.
Da quando ho scoperto il cancro, due anni fa, il tempo ha assunto una dimensione diversa. Le giornate scorrono con una strana doppia velocità: lentissime nell'attesa tra una terapia e l'altra, eppure fulminee nella consapevolezza della loro finitezza.
I medici non hanno mai quantificato, non hanno mai pronunciato quei numeri che tutti i malati temono e desiderano conoscere. Mesi? Anni? La loro reticenza è diventata parte della mia quotidianità.
In questo limbo temporale, la notizia del Giubileo 2025 e l'elezione del nuovo Papa Leone XIV hanno risvegliato qualcosa che credevo sopito. L'idea di un pellegrinaggio a Roma, che in altre circostanze avrei rimandato a un imprecisato "più avanti", è diventata improvvisamente urgente, necessaria.
"Se non ora, quando?", mi sono chiesto, con quella lucidità che solo chi guarda la propria mortalità negli occhi può conoscere.
Il treno è arrivato a Roma Termini con un ritardo minimo, quasi un miracolo ferroviario. Francesco, la nostra guida di Bianco Viaggi, attendeva con pazienza all'uscita del binario, un uomo sulla cinquantina con occhi gentili e una calma contagiosa.
Guardando il gruppo che si stava formando, ho notato qualcosa di insolito: non eravamo i soliti pellegrini anziani che mi aspettavo. C'era una giovane coppia con un bambino di pochi anni, un gruppo di universitari, un uomo in carrozzina.
La malattia mi ha insegnato a osservare con più attenzione, a cogliere dettagli che prima mi sfuggivano. In questi volti diversi ho intravisto la stessa ricerca, lo stesso bisogno che mi aveva spinto fin qui.
"Non siamo turisti, siamo pellegrini," ha detto Francesco durante il breve tragitto verso l'albergo. "La differenza non sta nei luoghi che visiteremo, ma nel modo in cui li vivremo."
Parole semplici, eppure in quel momento hanno risuonato con una profondità inaspettata.
Il nostro pellegrinaggio è iniziato con l'attraversamento della Porta Santa in San Giovanni in Laterano. La fila era considerevole, ma Francesco aveva organizzato tutto in modo che l'attesa non fosse eccessiva.
Mentre ci avvicinavamo lentamente alla soglia, ho osservato le reazioni degli altri pellegrini. Chi piangeva silenziosamente, chi pregava a labbra strette, chi sembrava quasi intimidito. Io? Sentivo una strana calma, come se stessi compiendo un gesto che, in qualche modo misterioso, era già scritto.
Varcata la Porta Santa del Giubileo, la maestosità della basilica mi ha avvolto. C'è qualcosa nelle antiche chiese romane che sfida la comprensione razionale: sono spazi concepiti per far sentire l'uomo contemporaneamente piccolo di fronte all'immensità divina e infinitamente prezioso per essere stato cercato da tale immensità.
Ho camminato lentamente lungo la navata centrale, ignorando la stanchezza che, dopo la chemio della settimana precedente, si faceva sentire più del solito. Mi sono fermato davanti all'altare del Santissimo, un piccolo spazio laterale dove il silenzio sembrava più denso.
Una donna anziana, inginocchiata accanto a me, ha sussurrato qualcosa nella sua lingua, forse polacco. Non ho compreso le parole, ma il tono mi è sembrato così familiare. Era lo stesso con cui io parlavo nei momenti più bui della malattia: una mescolanza di supplica e gratitudine, di ribellione e accettazione.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
L'alba ci ha trovato già in cammino verso Piazza San Pietro. Francesco ci aveva avvertito: "Per avere una buona posizione all'udienza del mercoledì con Papa Leone XIV dobbiamo arrivare presto." L'energia che ho trovato per alzarmi alle cinque, nonostante il corpo dolorante, mi ha sorpreso.
La piazza si è riempita gradualmente di pellegrini per il Giubileo. Una famiglia brasiliana si è sistemata accanto a noi, il padre traducendo continuamente per i bambini eccitati. Una suora anziana leggeva il breviario con concentrazione assoluta, come se fosse sola in una stanza silenziosa invece che in mezzo a migliaia di persone.
Quando la papamobile è apparsa in lontananza, un mormorio si è diffuso tra la folla, crescendo gradualmente fino a diventare un applauso, poi grida di gioia, poi canti in diverse lingue. Era come un'onda sonora che si propagava attraverso la piazza.
Papa Leone XIV ha percorso lentamente il tragitto prestabilito, fermandosi spesso per benedire i malati, accarezzare i bambini, scambiare qualche parola con i fedeli in prima fila. Francesco, con quell'intuito speciale che distingue le guide eccellenti di Bianco Viaggi, era riuscito a posizionarci in un punto strategico.
"Guardi, sta venendo da questa parte," mi ha sussurrato, indicando la papamobile che effettivamente stava dirigendosi verso il nostro settore.
Non sono un uomo incline all'emozione facile, meno ancora dopo che la malattia ha ridimensionato molte delle mie reazioni. Eppure, mentre il Papa si avvicinava, ho sentito qualcosa sciogliersi dentro di me, come un nodo che finalmente si allenta.
Quando è arrivato all'altezza del nostro gruppo, Papa Leone XIV ha rallentato ulteriormente. Il suo sguardo ha percorso i volti davanti a lui e, per un istante che sembrava contenere l'eternità, si è posato sul mio. Non c'è stato nessun gesto eclatante, nessuna parola pronunciata direttamente a me. Solo quello sguardo, calmo e penetrante, e un lieve cenno del capo, quasi impercettibile.
In quel momento non ho pensato a nulla. Era come se il tempo si fosse fermato e con esso ogni pensiero. Solo più tardi, ripensando a quell'istante, ho compreso che qualcosa di profondo era avvenuto in quello scambio silenzioso.
Nel suo discorso dell'udienza, Papa Leone XIV ha parlato della speranza come virtù necessaria nel nostro tempo frammentato. "La speranza cristiana," ha detto con la sua voce pacata ma ferma, "non è un ottimismo ingenuo che ignora le difficoltà. È piuttosto la certezza che, anche nel cuore della sofferenza, siamo abitati da una presenza che non ci abbandona."
Quelle parole sono penetrate in me come gocce di pioggia in una terra arida. Non risolvevano il mistero della sofferenza, non promettevano guarigioni miracolose, ma offrivano una prospettiva che potevo abbracciare anche nella mia condizione.
L'ultimo giorno del nostro pellegrinaggio giubilare prevedeva la visita alla Basilica di San Pietro e la salita alla cupola. Francesco ci aveva avvertito: "Sono 551 scalini. È una salita impegnativa. C'è un ascensore che copre parte del percorso, ma gli ultimi 320 gradini vanno fatti a piedi. Chi non se la sente può limitarsi a visitare la basilica."
Osservando il mio corpo segnato dalla malattia, sapevo che la scelta razionale sarebbe stata rinunciare. Eppure, qualcosa dentro di me – la stessa voce che mi aveva spinto a intraprendere questo pellegrinaggio a Roma – insisteva che dovevo tentare.
"Verrò con voi," ho detto a Francesco, che mi ha guardato con un misto di sorpresa e rispetto.
"Bene, ma promettiamo una cosa: se in qualsiasi momento sente che è troppo, ci fermiamo. Non c'è nessuna vergogna nel conoscere i propri limiti."
Ho annuito, grato per la comprensione.
La prima parte del percorso, fino all'ascensore, è stata relativamente agevole. Poi è iniziata la vera sfida. I gradini della cupola di San Pietro non sono regolari: alcuni sono più alti, altri più stretti. La scala si restringe progressivamente, e in alcuni punti le pareti laterali sono inclinate, costringendo a procedere leggermente piegati.
Dopo i primi cento gradini, il fiato ha iniziato a mancarmi. Le gambe, già indebolite dalle terapie, protestavano a ogni passo. Ho dovuto fermarmi diverse volte, appoggiandomi alla parete, cercando di normalizzare il respiro.
Francesco è rimasto sempre accanto a me, paziente, senza mai dare segni di impazienza. A un certo punto ha iniziato a raccontarmi della costruzione della cupola, di Michelangelo che l'aveva progettata e di Giacomo della Porta che l'aveva completata dopo la sua morte.
"Michelangelo sapeva che non avrebbe visto completata la sua opera," ha detto Francesco mentre riprendevamo lentamente la salita. "Eppure ha continuato a lavorarci fino all'ultimo dei suoi giorni."
Quella storia mi ha colpito profondamente. Quanti progetti incompiuti lasciamo dietro di noi? Quante opere che altri completeranno? La vita, forse, è questo passaggio di testimone continuo, questo contribuire a una cattedrale che non vedremo mai finita.
A circa metà percorso, in un momento di particolare difficoltà, ho guardato in basso, verso la scala a spirale già percorsa. Era una visione ipnotica: i gradini che sembravano avvolgersi intorno a un centro invisibile, come il DNA della basilica stessa.
In quel momento ho avuto un'intuizione che mi ha dato la forza di continuare: ogni passo di quella salita era come un giorno della mia battaglia contro il cancro. Difficile, faticoso, apparentemente senza fine. Eppure, guardando indietro, potevo vedere il cammino già percorso, i giorni già attraversati, le piccole vittorie accumulate.
"Se sono arrivato fin qui," mi sono detto, "posso continuare ancora un po'."
L'ultimo tratto è stato il più difficile. La scala si restringe ulteriormente, l'aria diventa più rarefatta, le gambe sembrano di piombo. Ma c'è anche la consapevolezza della meta che si avvicina, quella luce che filtra dall'alto e che promette la fine dello sforzo.
Quando finalmente sono emerso sulla terrazza circolare alla base della cupola, il panorama di Roma mi ha tolto il poco fiato rimasto. La città eterna si estendeva in tutte le direzioni, con i suoi monumenti, le sue chiese, i suoi colori ocra e terracotta. Il Tevere serpeggiava placidamente, riflettendo il sole del mattino.
Ma più della vista, è stata la sensazione di conquista a travolgermi. Ce l'avevo fatta. Contro ogni previsione razionale, contro i limiti del mio corpo malato, ero arrivato in cima.
Francesco si è avvicinato, un sorriso discreto sul volto.
"Vede quella finestra laggiù?" ha chiesto, indicando un punto nel palazzo apostolico. "È lo studio del Papa. Da lì si affaccia per l'Angelus domenicale."
Ho seguito la direzione del suo dito, immaginando Papa Leone XIV che guardava la stessa città che ora si stendeva sotto di me. Il suo sguardo e il mio, separati nel tempo ma uniti nello stesso panorama.
Francesco ha continuato a mostrarmi dettagli della costruzione della cupola, indicando le firme di Michelangelo nascoste negli affreschi, spiegando il sistema ingegnoso di contrafforti che sostiene l'intera struttura.
"La cupola poggia su quattro pilastri," ha spiegato. "Sembrano immobili, ma in realtà sono in costante, impercettibile movimento. Si espandono con il calore, si contraggono con il freddo. Respirano, in un certo senso."
Quella descrizione mi ha colpito come una rivelazione. Anche ciò che sembra più solido, più immutabile, in realtà è vivo, in movimento, in costante adattamento. Come la fede stessa, forse. Non un monolite rigido, ma un organismo vivente che respira con noi, che si espande e si contrae con i nostri dolori e le nostre gioie.
Il viaggio di ritorno verso Torino è stato silenzioso. Ognuno di noi era immerso nei propri pensieri, elaborando quanto vissuto in quei tre intensi giorni di pellegrinaggio a Roma per il Giubileo 2025.
Guardando fuori dal finestrino, osservando il paesaggio italiano che scorreva veloce, ho ripensato alla salita sulla cupola di San Pietro. Quei 551 scalini erano diventati una metafora della mia vita attuale: una salita difficile, sì, ma che offre, a chi persevera, una prospettiva completamente nuova.
Da lassù, i problemi della vita quotidiana – persino la malattia – apparivano in una luce diversa. Non scomparivano, certo, ma si inserivano in un contesto più ampio, in un disegno più vasto che, anche senza comprenderlo pienamente, potevo intuire.
Non so quanto tempo mi resta. I medici continuano nella loro cauta reticenza, e io ho smesso di chiedere. Ma so che qualcosa è cambiato in me durante quel pellegrinaggio a Roma. Non è stata una guarigione fisica – le analisi fatte al ritorno mostrano che il cancro è ancora lì, insidioso, resistente. È stata piuttosto una guarigione dello sguardo, un modo nuovo di vedere la mia condizione.
Come dalla cima della cupola vedevo Roma nella sua interezza, ora riesco a vedere la mia vita non solo nel frammento presente di sofferenza, ma nella sua totalità: il passato con i suoi doni e le sue ferite, il presente con la sua sfida, e persino un futuro che, per quanto incerto, non è privo di significato.
"Dal pellegrinaggio a Roma sono tornato con una nuova serenità che tutti mi riconoscono," ho detto al mio medico durante l'ultima visita. Mi ha guardato con curiosità professionale, forse chiedendosi se questa serenità fosse un semplice effetto placebo destinato a svanire.
Ma io so che non è così. Ciò che ho trovato nei 551 scalini della cupola di San Pietro è qualcosa di più duraturo: la certezza che, anche nella salita più difficile, non siamo mai completamente soli. E che, a volte, è proprio quando le nostre forze sembrano venire meno che scopriamo risorse interiori che non sapevamo di possedere.
Oggi, quando la fatica della malattia si fa sentire, chiudo gli occhi e mi ritrovo sulla cima di quella cupola, con Roma ai miei piedi e il cielo infinito sopra di me. E in quello spazio interiore, ritrovo la pace che Papa Leone XIV ha menzionato durante l'udienza: non l'assenza di difficoltà, ma la presenza di un significato che le trascende.
Se anche tu desideri vivere l'esperienza trasformativa di un pellegrinaggio a Roma durante il Giubileo 2025, con la possibilità di partecipare all'udienza con Papa Leone XIV e salire sulla cupola di San Pietro, partecipa ad uno dei nostri pellegrinaggi di 3 giorni con partenza in treno e ritrovo alla stazione Termini.
Non sono partita per Roma come una turista qualsiasi. Sono partita come una donna di 54 anni con un attacco di panico al giorno e la paura costante che il mondo mi crollasse addosso. Sono tornata diversa. Non miracolata, non trasformata magicamente. Solo più calma, più presente, più capace di respirare.
Lucia, 54 anni, Bari
"Dai, Lucia, ti farà bene." Le mie amiche di Bari insistevano da settimane. Un pellegrinaggio a Roma. Tre giorni via da tutto. Via dalla routine. Via dalle preoccupazioni. Via dagli attacchi di panico che da sei mesi scandivano le mie giornate.
"Non ce la faccio," ripetevo. "E se mi viene un attacco in treno? Se mi sento male a Roma? Se non riesco a dormire in un letto diverso dal mio?"
Ma loro hanno insistito. E io, alla fine, ho ceduto. Solo perché ero troppo stanca per opporre resistenza.
Il treno per Roma è partito alle 7:30 di un venerdì mattina. Ho preso due ansiolitici per salirci. Mi vergogno ad ammetterlo, ma è la verità. Non riuscivo nemmeno a immaginare di allontanarmi dalla mia zona di sicurezza senza quel sostegno chimico.
Alla stazione Termini mi sentivo come un pesce fuor d'acqua. Il caos, la folla, il rumore. Tutti trigger per i miei attacchi. Ma poi ho visto Elen, la nostra guida di Bianco Viaggi, che ci aspettava con un cartello discreto. Il suo sorriso era diverso da quello professionale che mi aspettavo. Era autentico, calmo.
"Benvenuti a Roma," ha detto semplicemente. "Respirate. Siete arrivati."
Respirare. Sembra banale, ma per chi soffre di attacchi di panico, respirare consapevolmente è la prima battaglia di ogni giornata.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
L'albergo era semplice, ma la mia stanza aveva una finestra che si apriva su un piccolo cortile interno con un limone. Un limone a Roma, in pieno centro. Quella vista inaspettata è stata il primo regalo.
Il nostro primo giorno prevedeva la visita alla Basilica di San Giovanni in Laterano. Temevo la folla, gli spazi chiusi, la sensazione di soffocamento che spesso precedeva i miei attacchi. Ma Elen sembrava intuire le mie paure.
"Non c'è fretta," mi ha detto mentre esitavo all'ingresso della basilica. "Roma è eterna, può aspettare."
Non so se sapesse dei miei attacchi di panico o se fosse semplicemente abituata a gestire persone ansiose. Ma quel "non c'è fretta" mi ha dato il permesso di procedere al mio ritmo.
La basilica, sorprendentemente, non mi ha oppresso. Al contrario. Quegli spazi immensi, quelle volte altissime... era come se l'architettura stessa mi dicesse: "Qui c'è spazio per respirare. Qui c'è spazio per esistere."
Per la prima volta in sei mesi, ho passato un'intera giornata senza attacchi di panico.
Il secondo giorno, Elen ci ha condotto alla Basilica di San Pietro. "Oggi faremo qualcosa di speciale," ha annunciato. "Scenderemo nella necropoli vaticana."
Il mio cuore ha accelerato. Sotterraneo? Spazio chiuso? Buio? Tutti i miei incubi in un colpo solo.
"Posso restare fuori," ho sussurrato a Elen.
Lei mi ha guardato con quei suoi occhi calmi. "Puoi, certo. Ma sarebbe un peccato. Lì sotto c'è un silenzio che parla."
Un silenzio che parla. La frase mi ha colpito.
"Sarò con te," ha aggiunto una signora del gruppo, Maria, che in questi due giorni aveva notato le mie difficoltà. "Ti tengo la mano se serve."
Ho annuito, sorpresa dalla mia stessa decisione.
La discesa nella necropoli è stata graduale. Un passo alla volta. Un respiro dopo l'altro. Le mani strette a quelle di Maria. E, stranamente, più scendevamo, più mi sentivo leggera.
"Qui sotto," ha sussurrato Elen quando siamo arrivati davanti alla tomba di San Pietro, "il tempo si ferma."
Ed era vero. In quel luogo sotterraneo, lontano dal rumore della città, dal frastuono dei miei pensieri, ho trovato un silenzio che non conoscevo. Non un silenzio vuoto, ma pieno. Pieno di storia, di significato, di presenza.
Per la prima volta da mesi, i miei pensieri si sono fermati. Non c'era spazio per la paura, per l'ansia, per l'anticipazione della catastrofe. C'era solo quel momento. Quelle pietre antiche. Quel silenzio eloquente.
Sono risalita diversa. Non guarita, non miracolata. Ma con la sensazione che esistesse un luogo, dentro e fuori di me, dove potevo respirare liberamente.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Il terzo giorno abbiamo visitato Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. Belle, imponenti, ricche di storia e arte. Ma il vero evento della giornata è stato l'udienza con Papa Leone XIV.
Piazza San Pietro era gremita. Il tipo di situazione che di solito mi mandava nel panico. Eppure sono rimasta. Senza ansiolitici. Respirando lentamente, concentrandomi su ciò che vedevo, non su ciò che temevo.
Quando il Papa è passato sulla papamobile, la folla si è animata, le persone si sono alzate in piedi, hanno agitato le braccia. In mezzo a quel turbinio, io sono rimasta calma. Presente. Viva.
"Non è la fede che muove le montagne," ha detto Papa Leone XIV nel suo discorso, "ma la fiducia nel passo che stiamo facendo in questo momento."
Quelle parole mi hanno colpito come se fossero state pronunciate solo per me. Il passo che stavo facendo in quel momento. Non il futuro con le sue minacce immaginarie. Non il passato con i suoi rimpianti. Ma quel singolo passo.
Il treno per Bari è partito nel tardo pomeriggio. Nessun ansiolitico questa volta. Solo io, i ricordi di quei tre giorni, e una nuova consapevolezza.
"Come ti senti?" mi ha chiesto Maria, che per coincidenza era di Bari anche lei.
"Come se avessi imparato di nuovo a respirare," ho risposto.
Non è stata una guarigione miracolosa. Gli attacchi di panico non sono scomparsi magicamente dalla mia vita. Ma qualcosa era cambiato. Avevo visto che esisteva uno spazio, dentro e fuori di me, dove potevo trovare pace. Dove potevo respirare. Dove potevo semplicemente essere.
Roma mi aveva insegnato questo. Non con le sue meraviglie artistiche o la sua spiritualità, ma con i suoi spazi di silenzio, con la sua eternità che relativizza le nostre paure temporanee, con la sua capacità di farti sentire piccola e significativa allo stesso tempo.
Ora, quando sento arrivare un attacco di panico, chiudo gli occhi e torno mentalmente nella necropoli vaticana. Ritrovo quel silenzio. Quel respiro. Quella pace.
Questo è ciò che il mio pellegrinaggio a Roma mi ha dato. Non una guarigione istantanea, ma uno strumento per guarire giorno per giorno. Un respiro alla volta.
Non sono andato a Roma cercando soluzioni ai miei problemi. A 39 anni, pensavo di avere già tutte le strategie di business necessarie. Sono andato per accontentare un amico, per staccare dal lavoro, forse anche per curiosità. Sono tornato con una prospettiva imprenditoriale completamente rinnovata, nata nel posto più inaspettato: davanti a un quadro di Caravaggio.
Andrea, 39 anni, Treviso
Il treno è entrato nella stazione Termini alle 11:20 di un giovedì mattina insolitamente limpido. Roma ci dava il benvenuto con una luminosità speciale che faceva brillare ogni dettaglio architettonico. Sotto il grande orologio della stazione, Elen ci attendeva con un cartello discreto: "Bianco Viaggi - Pellegrini". Eravamo diciotto persone, sconosciuti uniti dal desiderio di vivere Roma in modo diverso, autentico.
"Benvenuti alla città eterna," ha detto Elen con un sorriso che trasmetteva serenità. "Questo non sarà un tour turistico, ma un cammino dell'anima attraverso secoli di fede e arte."
Dopo aver lasciato i bagagli nell'albergo vicino a Piazza Navona, la nostra guida ci ha sorpreso. Invece di portarci subito alle basiliche più famose, ha iniziato il nostro percorso in un modo inaspettato: con una visita alla Chiesa di San Luigi dei Francesi.
"Per comprendere Roma e la sua spiritualità," ha spiegato, "a volte dobbiamo passare attraverso l'arte che l'ha espressa nei secoli."
Ed eccoli lì, i tre capolavori di Caravaggio nella Cappella Contarelli che avevo visto solo nei libri d'arte: la Vocazione di San Matteo, San Matteo e l'Angelo, e il Martirio di San Matteo. Elen ci ha invitato a sederci sui banchi in silenzio, semplicemente contemplando.
"Guardate come Caravaggio usa la luce," ha sussurrato dopo alcuni minuti. "La chiama dal buio, esattamente come fa Dio con ciascuno di noi."
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
In quel momento, davanti alla Vocazione di San Matteo, ho sentito qualcosa cambiare dentro di me. Quel dito di Cristo che indica, quella luce che taglia l'oscurità, quello sguardo sorpreso dell'esattore delle tasse... era come se Caravaggio avesse dipinto non una scena biblica, ma il momento presente della mia vita.
"Non è solo pittura," ha continuato Elen. "È una testimonianza di come Roma, nei secoli, abbia saputo parlare all'anima attraverso la bellezza. Questo è ciò che rende un pellegrinaggio romano unico al mondo."
Il secondo giorno è stato dedicato al cuore spirituale di Roma. Sveglia all'alba per evitare le code, ma con Bianco Viaggi era tutto organizzato nei minimi dettagli.
"La loro capacità di evitare le code interminabili è impressionante," avevo pensato quando prenotai, e ne ho avuto conferma.
Prima di dirigerci verso Piazza San Pietro, Elen ci ha portato in un luogo speciale: la chiesa di Santo Spirito in Sassia, santuario della Divina Misericordia. "Qui troverete un'oasi di pace nel caos romano," ha spiegato. "Un luogo che parla direttamente al cuore."
Entrando, sono stato colpito dalla semplicità e dall'intensità del luogo. Al centro della mia attenzione, il famoso quadro "Gesù Confido in Te", con quei raggi bianchi e rossi che si irradiano dal cuore di Cristo. Elen ci ha spiegato brevemente la storia di Santa Faustina Kowalska e il messaggio della Divina Misericordia, poi ci ha lasciato tempo per la preghiera personale.
Ho acceso una candela e mi sono seduto in contemplazione davanti all'immagine. Non sono un mistico, tutt'altro. Nella mia vita professionale sono abituato a dati, numeri, strategie di mercato. Eppure, in quel momento, davanti a quel quadro e alla fiamma tremolante della mia candela, ho avvertito una chiarezza mentale sorprendente.
Come se improvvisamente vedessi la mia azienda in crisi da una prospettiva completamente nuova. Non più come un problema da risolvere con le stesse logiche che l'avevano creato, ma come un'opportunità di reinventare tutto: relazioni, processi, priorità.
"A volte," ha detto Elen mentre ci preparavamo a uscire, "i luoghi spirituali ci offrono intuizioni che vanno ben oltre la sfera religiosa. È come se qui le menti si liberassero dai soliti schemi."
L'udienza del mercoledì con Papa Leone XIV è stata il momento culminante della giornata. Piazza San Pietro era un mare di persone, ma grazie a Bianco Viaggi avevamo posti riservati in un settore privilegiato.
Quando il Papa è arrivato sulla papamobile, la folla ha esultato. Il suo volto sereno, i suoi gesti misurati, il suo sorriso gentile... tutto in lui comunicava una pace che sembrava venire da un'altra dimensione.
Durante il suo passaggio tra i settori, è accaduto qualcosa che non dimenticherò mai. La papamobile si è fermata proprio davanti al nostro gruppo. Papa Leone XIV si è alzato, ha benedetto la folla e poi, per un istante che è sembrato eterno, i suoi occhi hanno incrociato i miei.
Non so spiegare razionalmente cosa sia successo in quel momento. So solo che quello sguardo mi ha attraversato come un raggio di luce, simile a quello che Caravaggio dipinge nelle sue tele. Ho sentito una forza nuova nascere dentro di me, una chiarezza che non avevo mai provato prima.
Nel suo discorso, Papa Leone XIV ha parlato della speranza come "la virtù dei tempi difficili" e dell'importanza di "costruire ponti in un mondo che erige muri". Parole che sembravano rivolte direttamente alla mia situazione lavorativa, alle difficoltà che stavo affrontando nella mia azienda in crisi.
Il nostro terzo giorno a Roma ci ha portato a scoprire l'altra faccia della città eterna: quella delle basiliche antiche e dei luoghi sacri meno conosciuti.
Abbiamo iniziato con la Basilica di Santa Maria Maggiore, con i suoi mosaici paleocristiani che raccontano storie di fede che hanno attraversato i secoli. Elen ci ha raccontato che è l'unica basilica di Roma ad aver conservato la struttura paleocristiana originale.
"Notate come la luce filtra diversamente in questa basilica," ci ha fatto osservare. "I costruttori medievali la progettarono perché il 5 agosto, festa della Madonna della Neve, un raggio di sole illuminasse precisamente l'altare maggiore."
Questi dettagli, che non si trovano nelle guide turistiche, hanno reso il nostro pellegrinaggio unico. Non stavamo solo "visitando" Roma, ma imparavamo a leggerla con occhi nuovi.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Nel pomeriggio, Elen ci ha guidato in un percorso insolito tra piccole chiese nascoste nei vicoli. La Chiesa di San Luigi dei Francesi, dove eravamo stati il primo giorno, era solo l'inizio. Abbiamo scoperto Sant'Agostino con il Caravaggio della Madonna dei Pellegrini, Santa Maria della Pace con gli affreschi di Raffaello, San Clemente con le sue tre chiese sovrapposte che raccontano venti secoli di storia.
"Roma è come un libro," ha detto Elen mentre ci guidava attraverso questi tesori nascosti. "Si può leggere in superficie, ammirando copertina e illustrazioni. O si può decidere di leggere tra le righe, scoprendo storie dentro altre storie."
Prima di ripartire, abbiamo fatto un'ultima visita alla Chiesa di Sant'Ignazio, dove Elen ci ha mostrato l'incredibile affresco di Andrea Pozzo sul soffitto: una prospettiva che crea l'illusione di una cupola che non esiste realmente.
"A volte," ha commentato, "ciò che sembra impossibile diventa possibile se cambiamo prospettiva." Quelle parole risuonavano perfettamente con la trasformazione che stavo vivendo.
Il treno per Treviso è partito nel tardo pomeriggio. Guardando dal finestrino Roma che si allontanava, ho ripensato a quei tre giorni intensi. Non erano stati solo una parentesi spirituale nella mia vita quotidiana, ma l'inizio di qualcosa di nuovo.
Quel breve scambio di sguardi con Papa Leone XIV aveva acceso in me una determinazione che ho portato direttamente nel mio lavoro. Tornato a Treviso, ho affrontato la crisi aziendale con un approccio completamente nuovo, trovando soluzioni creative che prima non riuscivo nemmeno a immaginare.
La bellezza di Roma, la sua stratificazione di significati, il modo in cui l'arte e la fede si intrecciano in ogni angolo... tutto questo mi aveva insegnato a vedere la complessità come una risorsa, non come un problema.
Ho chiamato Elen due settimane dopo il nostro ritorno per ringraziarla. "Sai," le ho detto, "quel Caravaggio in San Luigi dei Francesi... lo sogno ancora."
Ha riso. "È così che funziona Roma. Ti entra dentro e non se ne va più."
Aveva ragione. Roma non se n'è mai andata. La porto con me ogni giorno, nel modo in cui guardo il mondo, nelle decisioni che prendo, nella nuova fiducia che sento.
Come aveva detto Elen all'inizio del nostro pellegrinaggio: "Non si va a Roma per vedere, ma per essere trasformati." E così è stato per me.
Non avrei mai immaginato che varcare una porta potesse cambiarmi la vita. Eppure è successo, a 67 anni, quando credevo che ormai nulla potesse più sorprendermi.
Giovanni, 67 anni, Udine
"Zio, vieni con me al pellegrinaggio per il Giubileo?" La voce di mio nipote al telefono suonava entusiasta. Ho accettato quasi per fargli un favore. Era il mio terzo viaggio con Bianco Viaggi - sapevo che l'organizzazione sarebbe stata impeccabile - ma questa volta qualcosa dentro di me opponeva resistenza.
Resistenza a cosa? Non lo sapevo ancora.
La mattina dell'arrivo a Roma Termini, il nostro gruppo si è formato sotto il grande orologio della stazione. Antonio, la nostra guida, ci ha accolto con uno sguardo che sembrava leggerti dentro.
"Questo non è turismo," ci ha detto mentre ci avviavamo verso l'albergo. "Questo è un viaggio dell'anima."
Ho alzato mentalmente gli occhi al cielo. Frasi fatte, ho pensato. A 67 anni sono immune a questi romanticismi spirituali.
Mi sbagliavo. Oh, quanto mi sbagliavo!
Il nostro albergo era modesto ma pulito, a pochi passi da Castel Sant'Angelo. Dalla mia finestra potevo vedere la cupola di San Pietro che si stagliava contro il cielo romano. Era una vista che avrebbe dovuto emozionarmi, eppure sentivo solo una strana inquietudine.
Durante la cena, Antonio ci ha illustrato il programma dei tre giorni. Un itinerario perfetto: le quattro basiliche maggiori, l'udienza con Papa Leone XIV, momenti di preghiera e riflessione. Gli altri pellegrini sembravano entusiasti. Io sorridevo educatamente, nascondendo quella sensazione di distacco che non riuscivo a spiegarmi.
La sera prima di visitare San Pietro, Antonio ci ha riuniti in una piccola chiesa nascosta. Le candele creavano ombre danzanti sulle pareti antiche. Nel silenzio, ci ha fatto una domanda che mi ha colpito come un pugno allo stomaco:
"Da cosa desiderate essere liberati?"
Le parole sono risuonate nella chiesa vuota. Gli altri hanno abbassato lo sguardo, persi nei loro pensieri. Io ho sentito un brivido percorrermi la schiena.
Antonio ha continuato: "Il Giubileo è tempo di riconciliazione, di perdono ricevuto e offerto. Domani attraverserete la Porta Santa. Non è solo un passaggio fisico, ma spirituale. Portateci ciò che vi pesa sull'anima."
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Quella notte non ho dormito. Il volto di mio fratello maggiore continuava ad apparirmi. Vent'anni di silenzio per un'eredità contesa, parole avvelenate mai ritrattate, compleanni e Natali persi. Un vuoto che fingevo di non sentire.
Mi rivedevo in tribunale, gli occhi di mio fratello pieni di rabbia. "Per me sei morto," mi aveva detto quel giorno. E da allora, per vent'anni, lo eravamo stati l'uno per l'altro: morti viventi, fantasmi di un legame spezzato.
"È ridicolo," mi sono detto girandomi nel letto. "Sono venuto a Roma per pregare, non per rivangare vecchie ferite familiari."
Ma qualcosa si era mosso dentro di me. Una diga che iniziava a incrinarsi.
La mattina dopo, Piazza San Pietro era gremita di pellegrini. Code interminabili serpeggiavano attraverso il colonnato del Bernini. Ma Antonio, come aveva promesso, ci ha guidati lungo un percorso privilegiato.
"Uno dei vantaggi di viaggiare con Bianco Viaggi," ha sussurrato una signora del nostro gruppo con un sorriso complice.
In fila per la Porta Santa di San Pietro, sentivo il cuore battere forte. La folla attorno a me sembrava svanire. Vedevo solo quella porta, antica e maestosa.
"È solo legno e bronzo," mi ripetevo. "Solo un simbolo."
Poi è arrivato il mio turno.
Ho fatto un passo, poi un altro. E in quei pochi secondi, mentre attraversavo la soglia, è accaduto qualcosa che non so spiegare.
Non luci mistiche o voci dal cielo. No.
È stato come se il tempo si fermasse. Ho visto scorrere la mia vita come un film: gioie, dolori, successi, fallimenti. E poi, nitido come se fosse davanti a me, il volto di mio fratello. Non quello arrabbiato dell'ultima lite, ma quello sorridente della nostra giovinezza.
Immagini dimenticate sono riaffiorate: io e lui che pescavamo nel fiume vicino casa, le corse in bicicletta, le serate a studiare insieme, lui che mi consolava quando avevo paura dei temporali. Mio fratello che mi proteggeva dai bulli del quartiere, io che lo aiutavo con la matematica.
Come avevamo potuto dimenticare tutto questo? Come avevamo permesso a un'eredità, a dei soldi, di cancellare quarant'anni di vita condivisa?
Le lacrime sono arrivate senza preavviso. Mi sono fermato appena dentro la basilica, incapace di muovermi.
Una signora mi ha toccato gentilmente il braccio: "Sta bene?"
Non riuscivo a rispondere. Stavo bene? Sì, in un modo nuovo, doloroso e liberatorio insieme.
Il giorno dopo, l'udienza con Papa Leone XIV. Ci siamo svegliati all'alba per assicurarci posti in prima fila. Un altro vantaggio di viaggiare con Bianco Viaggi: settori riservati, vicini al passaggio della papamobile.
"Vale la pena alzarsi presto," ci ha assicurato Antonio. "Questo Papa ha un dono speciale. Quando parla, sembra che si rivolga personalmente a ciascuno."
La piazza vibrava di emozione. Canti in diverse lingue, bandiere colorate, bambini sulle spalle dei genitori. Io ero stranamente calmo, come se sapessi che stava per accadere qualcosa d'importante.
L'attesa è stata lunga ma non pesante. I pellegrini attorno a noi condividevano storie, panini, bottiglie d'acqua. Una famiglia brasiliana alla nostra destra ci ha offerto dolci tipici del loro paese. Una coppia di anziani francesi ha mostrato foto dei nipoti. In quelle ore di attesa, sconosciuti sono diventati amici.
Quando la papamobile è entrata, un boato di gioia ha attraversato la folla. Papa Leone XIV salutava con quel suo sorriso particolare che sembra dedicato personalmente a ciascuno.
Era la prima volta che lo vedevo dal vivo. In televisione appariva già carismatico, ma di persona... c'era qualcosa di magnetico nella sua presenza. I suoi occhi azzurri brillavano di una luce speciale mentre si fermava spesso per benedire i malati, accarezzare i bambini, stringere mani che si tendevano verso di lui.
Si è avvicinato al nostro settore, rallentando.
E poi è successo.
I suoi occhi hanno incrociato i miei. Un attimo, niente di più. Ma in quello sguardo ho sentito una certezza potente: dovevo chiamare mio fratello. Ora.
Non era uno sguardo qualunque. Era come se avesse visto dentro di me, come se conoscesse il peso che portavo. E in quell'istante ho sentito che quel peso poteva essere deposto.
Il discorso del Papa quel giorno parlava di riconciliazione. "La pace nel mondo inizia dalla pace nei cuori," ha detto con quella sua voce calma e profonda. "E la pace nei cuori inizia dal perdono."
Ogni parola sembrava diretta a me. Quando ha citato la parabola del figliol prodigo, ho sentito le lacrime salire di nuovo.
"Non è mai troppo tardi," ha detto Papa Leone XIV verso la fine del suo discorso. "Non esiste ferita che l'amore non possa guarire."
Tornato in albergo, con le mani tremanti, ho composto il numero che non chiamavo da vent'anni. L'avevo ancora memorizzato, anche se avevo giurato a me stesso che non l'avrei mai più usato.
Tre squilli, poi la sua voce, invecchiata ma inconfondibile.
"Pronto?" Un tono guardingo, forse già consapevole che non era una chiamata qualunque.
"Sono Giovanni," ho detto, la voce rotta dall'emozione.
Silenzio. Potevo sentire il suo respiro dall'altra parte.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
"Sono stato a Roma," ho continuato senza preamboli. "Ho attraversato la Porta Santa. E ho capito che devo chiederti perdono."
Silenzio dall'altra parte. Poi un singhiozzo soffocato.
"Giovanni," ha sussurrato infine, "aspettavo questa chiamata da così tanto tempo."
Non so chi dei due ha pianto di più in quella conversazione. Abbiamo parlato per ore. Di tutto e di niente. Del passato, dei nostri genitori, dei nipoti che non si conoscevano tra loro, di malattie superate, di sogni realizzati e abbandonati.
"Sai," mi ha detto a un certo punto, "anch'io ho pensato spesso di chiamarti. Ma l'orgoglio..."
"Lo so," ho risposto. "È un muro più alto della Porta Santa."
Abbiamo riso insieme per la prima volta in vent'anni. E alla fine, abbiamo deciso di incontrarci.
Due settimane dopo il mio ritorno a Udine, ho aspettato mio fratello al caffè della piazza principale. L'ho riconosciuto subito, nonostante i capelli bianchi e la schiena leggermente curva. Aveva il mio stesso passo esitante.
Ci siamo guardati per un lungo momento, poi ci siamo abbracciati. Un abbraccio goffo all'inizio, poi sempre più forte, come per recuperare tutti quelli persi.
"Sei diventato vecchio," mi ha detto con un sorriso.
"Guarda chi parla," ho risposto.
Era come se quegli anni di silenzio non fossero mai esistiti. O meglio, esistevano, ma come una lezione appresa, non più come una barriera.
"Cosa ti ha fatto cambiare idea?" mi ha chiesto mentre prendevamo un caffè.
Gli ho raccontato della Porta Santa, dello sguardo del Papa, di quella sensazione indefinibile di essere stato lavato dentro.
Ha ascoltato in silenzio, senza interruzioni. Poi ha detto una cosa che non mi aspettavo:
"Forse dovrei andarci anch'io a questo Giubileo."
"Ci andiamo insieme," ho risposto senza esitazione. E così è stato.
Un mese dopo eravamo di nuovo a Roma, questa volta come fratelli ritrovati. A 67 e 70 anni, come due giovani in cerca di avventura. Abbiamo scelto ancora Bianco Viaggi, e Antonio ci ha riconosciuti subito.
"Due fratelli ora," ha commentato con un sorriso, come se avesse sempre saputo che sarebbe finita così.
Attraversare di nuovo la Porta Santa, questa volta con mio fratello al fianco, è stata un'esperienza che non dimenticherò mai. Gli ho stretto la mano mentre varcavamo quella soglia insieme, un gesto semplice che racchiudeva un intero mondo ritrovato.
Oggi, quando qualcuno mi chiede del Giubileo, fatico a trovare le parole giuste. Come spiegare che tre giorni a Roma hanno guarito vent'anni di ferite? Come descrivere quel momento in cui, attraversando una porta, ho ritrovato non solo mio fratello, ma anche me stesso?
"Viaggiare con Bianco Viaggi è sempre una garanzia," dico a chi me lo chiede. "Ma l'incontro con Papa Leone XIV in piazza San Pietro... quello è stato il momento che ha cambiato tutto. Quando è passato vicino a noi con la papamobile e i suoi occhi hanno incrociato i miei, ho sentito una gioia che credevo perduta per sempre."
Mio fratello e io ora ci vediamo ogni settimana. I nostri figli, cugini che si erano persi, stanno recuperando il tempo perduto. L'estate scorsa abbiamo affittato insieme una casa al mare, come facevamo da giovani con i nostri genitori.
A volte, la sera, sediamo in silenzio guardando il tramonto. Non c'è bisogno di molte parole tra noi. Sappiamo entrambi quanto siamo stati fortunati a ritrovarci.
"Sai cosa penso?" mi ha detto una volta mio fratello. "Che non siamo stati noi a scegliere di andare a Roma. È Roma che ha scelto di chiamarci."
Forse ha ragione. Forse certe porte si aprono dentro di noi proprio quando crediamo che tutte le vie siano ormai chiuse.
Non so spiegare come sia possibile. So solo che è accaduto. E che la mia vita, a 67 anni, è ricominciata attraversando una porta.
"Non ci pensare troppo, ti farà bene." Con queste parole, pronunciate quasi per caso durante un caffè dopo la messa domenicale, un amico del gruppo parrocchiale ha innescato qualcosa che non avrei mai immaginato. Un pellegrinaggio a Roma per il Giubileo 2025 con Bianco Viaggi.
Ho accettato quasi per cortesia, per non deludere chi insisteva tanto. La fede per me era diventata un'abitudine sociale, un'appartenenza culturale più che un rapporto vivo. Andavo a messa a Natale e Pasqua, partecipavo distrattamente a qualche evento parrocchiale. Ma dentro? Un deserto silenzioso che durava da quindici anni.
Non potevo immaginare che tre giorni a Roma avrebbero potuto scardinare quel muro di indifferenza costruito pietra su pietra, giorno dopo giorno, delusione dopo delusione.
Marco, 49 anni, Firenze
La stazione di Roma Termini ha quell'odore particolare che solo le grandi stazioni hanno: un misto di umanità in transito, di caffè appena fatto, di attese e di incontri. Il treno da Firenze è arrivato puntuale, in una mattina di aprile che prometteva una primavera piena.
Mara, la nostra guida di Bianco Viaggi, ci attendeva con un piccolo stendardo colorato. Una donna sulla sessantina, con occhi vivaci e un sorriso che non sembrava quello professionale delle guide turistiche, ma quello autentico di chi ama profondamente ciò che fa.
"Benvenuti a Roma, pellegrini," ha detto semplicemente. "Non turisti, pellegrini," ha poi precisato con dolcezza. "La differenza? Il turista visita i luoghi, il pellegrino si lascia visitare dai luoghi."
Ho annuito per cortesia, ma dentro di me ho alzato gli occhi al cielo. Frasi fatte, pensavo. Parole vuote per giustificare un viaggio come tanti. Non sapevo ancora quanto mi sbagliavo.
Il nostro gruppo era eterogeneo: una coppia di anziani dalla Puglia, un piccolo nucleo di giovani universitari di Padova, alcune signore di mezza età, un sacerdote silenzioso con lo sguardo mite. E poi c'ero io, l'osservatore scettico, l'uomo di 49 anni che si chiedeva perché avesse accettato quell'invito.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
L'albergo era semplice ma accogliente, a pochi passi dal Vaticano. Dopo aver lasciato i bagagli, Mara ci ha guidati subito verso la Basilica di San Pietro.
La fila per entrare serpeggiava attraverso il colonnato del Bernini, ma Mara conosceva percorsi privilegiati che ci hanno risparmiato gran parte dell'attesa. "Uno dei vantaggi di viaggiare con Bianco Viaggi," ha sussurrato una delle signore accanto a me, con un sorrisetto compiaciuto.
La Porta Santa del Giubileo 2025 si stagliava davanti a noi, imponente e allo stesso tempo accogliente. Mara ci ha spiegato il significato di quel passaggio: "Attraversare la Porta Santa significa lasciare fuori il vecchio e aprirsi al nuovo, accettare una possibilità di conversione, di cambiamento."
Ho attraversato quella soglia con un misto di curiosità e distacco. Gli altri sembravano emozionati, alcuni persino commossi. Io osservavo, registravo, mantenevo quella distanza che da anni avevo posto tra me e qualsiasi esperienza spirituale autentica.
L'interno della Basilica era come sempre maestoso. Avevo già visitato San Pietro anni prima, da turista, con la mia macchina fotografica e la mia lista di cose da vedere. Ma questa volta c'era qualcosa di diverso nell'atmosfera. Forse era la qualità del silenzio, più denso, più vibrante. O forse era il modo in cui Mara ci invitava a guardare, non solo a vedere.
"Guardate in alto," ha detto mentre ci portava sotto la cupola. "Michelangelo ha creato questo spazio non per impressionare, ma per elevare. Non è solo una questione di dimensioni, ma di direzione: tutto qui punta verso l'alto, invita a sollevare lo sguardo."
Ho alzato gli occhi e, per un istante brevissimo, ho sentito qualcosa muoversi dentro. Una sensazione fugace di vertigine, non fisica ma esistenziale. Come se quell'immensità mi stesse ponendo una domanda che non riuscivo ancora a formulare.
L'ho liquidata rapidamente come un effetto della stanchezza del viaggio. Ma era un primo, impercettibile segno.
Questo pellegrinaggio a Roma coincideva con il Giubileo 2025, l'Anno Santo ordinario proclamato da Papa Leone XIV. Mara ci aveva spiegato il significato profondo di questo tempo speciale: un periodo di riconciliazione, rinnovamento spirituale e indulgenze giubilari concesse ai fedeli che compiono determinate pratiche spirituali, come attraversare le Porte Sante delle Basiliche Papali.
"Il Giubileo non è solo un evento ecclesiale," ci aveva detto, "è un'opportunità per riflettere sulla propria vita, riconsiderare le proprie priorità, riconciliarsi con il passato."
La domenica mattina, Mara ci ha svegliati all'alba. "Per l'Angelus con Papa Leone XIV bisogna arrivare presto se vogliamo un buon posto," ha spiegato.
Piazza San Pietro si riempiva gradualmente di pellegrini da ogni parte del mondo. Bandiere colorate, canti in diverse lingue, bambini sulle spalle dei genitori. Era come trovarsi al centro di un mosaico vivente dell'umanità.
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Ho osservato i volti intorno a me: c'era attesa, gioia, speranza. Mi sono sentito stranamente fuori posto, come uno spettatore a una festa a cui non era stato veramente invitato. Eppure, quella gioia collettiva aveva qualcosa di contagioso.
Quando Papa Leone XIV è apparso alla finestra del suo studio, un silenzio improvviso è calato sulla piazza, seguito poi da un'ovazione. Il suo volto sereno, i suoi gesti misurati, la sua voce pacata hanno catturato immediatamente l'attenzione di tutti.
"Fratelli e sorelle," ha iniziato, "oggi vorrei parlarvi della misericordia come via per la pace."
Il suo discorso era semplice, diretto, privo di retorica ecclesiastica. Parlava della misericordia non come un concetto astratto, ma come una pratica quotidiana, come un modo di essere nel mondo.
"Non può esserci pace senza perdono," ha detto a un certo punto. "Non può esserci perdono senza misericordia. Non può esserci misericordia senza umiltà."
Quelle parole, pronunciate con quella voce tranquilla ma ferma, hanno iniziato a insinuarsi nelle fessure della mia armatura di indifferenza. Non era una questione intellettuale, non si trattava di convincermi di qualcosa. Era più come se quelle parole stessero risuonando con qualcosa di già presente in me, ma da tempo dimenticato.
Quando il Papa ha benedetto la folla, mi sono ritrovato a chinare il capo, non per abitudine o conformismo, ma per un impulso interiore che non ho saputo spiegare in quel momento.
Tornando verso l'albergo, Mara ha notato qualcosa nel mio atteggiamento.
"L'Angelus ti ha colpito," ha detto. Non era una domanda.
"Non saprei," ho risposto evasivamente. "Il Papa sembra una brava persona."
Ha sorriso, come se avesse sentito questa risposta mille volte. "A volte," ha detto dolcemente, "le cose più importanti accadono quando non le stiamo cercando."
Il secondo giorno, dopo aver visitato la Basilica di San Giovanni in Laterano e attraversato la sua Porta Santa, Mara ci ha condotti verso un edificio adiacente, il Santuario della Scala Santa.
"Questa scala," ha spiegato, "secondo la tradizione, è la stessa che Gesù salì nel palazzo di Pilato durante la sua Passione. Fu portata a Roma da Sant'Elena nel IV secolo."
Mentre entravamo nel santuario, l'atmosfera cambiava sensibilmente. Qui non c'erano i grandi spazi delle basiliche, ma un ambiente più raccolto, quasi intimo. La scala di marmo bianco si ergeva davanti a noi, protetta da rivestimenti di legno che lasciavano intravedere, in alcuni punti, il marmo originale.
"Come potete vedere," continuava Mara, "i pellegrini salgono questa scala in ginocchio, pregando e meditando sui misteri della Passione di Cristo. È una forma di preghiera fisica, un modo di coinvolgere non solo la mente o il cuore, ma anche il corpo nell'atto di devozione."
Ho osservato le persone che salivano lentamente, gradino dopo gradino. Anziani che facevano evidentemente fatica, ma continuavano con determinazione. Giovani che pregavano in silenzio, con il rosario tra le mani. Famiglie intere, unite in questa esperienza.
"Non è obbligatorio," ha precisato Mara. "Ognuno segua il proprio sentire."
Gli altri membri del nostro gruppo si sono messi in fila. Alcuni hanno scelto di salire normalmente per le scale laterali, altri si sono preparati per l'ascesa in ginocchio. Io sono rimasto indietro, indeciso, oscillando tra curiosità e imbarazzo.
"Non fa per me," pensavo. "È una cosa da bigotti, da creduloni." Eppure, qualcosa mi tratteneva dal voltare le spalle e allontanarmi.
Mara non ha insistito, non ha fatto pressioni. Si è limitata a rimanere accanto a me, in un silenzio rispettoso.
Dopo qualche minuto di esitazione, quasi a sorpresa di me stesso, mi sono avvicinato alla base della scala e mi sono inginocchiato sul primo gradino. Mi sentivo ridicolo, a disagio, come un attore in una recita in cui non credeva. Ma ho continuato.
Il secondo gradino, il terzo. Il disagio fisico era notevole: le ginocchia protestavano contro la durezza del marmo, nonostante la copertura di legno. Osservavo le persone davanti a me, cercando di imitare il loro ritmo, il loro modo di procedere.
Al quinto gradino, qualcosa ha iniziato a cambiare. Non posso dire esattamente cosa, ma il disagio fisico ha iniziato a trasformarsi in qualcos'altro. Il dolore alle ginocchia c'era ancora, ma ora sembrava avere uno scopo, un significato. Non era più solo scomodità, era partecipazione.
A metà scala, un'immagine è emersa improvvisamente nella mia mente: il ricordo di quel litigio furioso con il parroco, quindici anni prima. Le parole dure, l'orgoglio ferito, la decisione di abbandonare il servizio come organista. Quell'evento che aveva segnato l'inizio del mio allontanamento dalla Chiesa, l'inizio della mia indifferenza spirituale.
Ho sentito le lacrime salire agli occhi, inaspettate e inarrestabili. Non piangevo da anni. Non ricordavo nemmeno l'ultima volta che avevo pianto. E ora, in ginocchio su questi gradini consumati da milioni di pellegrini nei secoli, stavo piangendo come un bambino.
Non erano lacrime di tristezza, né di gioia. Erano lacrime di liberazione, come se qualcosa di bloccato dentro di me si stesse finalmente sciogliendo.
Gradino dopo gradino, il mio viaggio è continuato. Ogni passo in ginocchio portava alla superficie un ricordo, un risentimento, un dolore che avevo accuratamente sepolto. Non lottavo più contro queste memorie, le lasciavo semplicemente emergere e passare, come se la scala stessa le stesse assorbendo.
Quando ho raggiunto l'ultimo gradino, mi sono sentito diverso. Svuotato e al tempo stesso pieno. Leggero, come se un peso che non sapevo di portare mi fosse stato tolto dalle spalle.
Mi sono alzato con le ginocchia doloranti, ma con una strana sensazione di pace. Ho guardato Mara, che mi attendeva in cima con un sorriso discreto. Non ha detto nulla, non servivano parole.
L'ultimo giorno del nostro pellegrinaggio a Roma prevedeva la visita alle altre due Basiliche Papali: Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le Mura. Questo itinerario nella Roma cristiana svelava strati di storia e spiritualità che nessuna guida turistica poteva pienamente trasmettere.
Roma non è solo la città dei Cesari e dei monumenti antichi; è anche la culla di una fede che ha plasmato secoli di storia europea. Camminare per le sue strade significa attraversare epoche diverse, ciascuna con la propria testimonianza di devozione.
In San Paolo fuori le Mura, davanti alla tomba dell'Apostolo delle Genti, Mara ci ha invitati a riflettere sul tema della conversione.
"Paolo era un persecutore che è diventato l'apostolo più zelante," ha spiegato. "La sua storia ci ricorda che non è mai troppo tardi per cambiare direzione nella vita. La conversione non è un evento puntuale, ma un processo continuo."
Quelle parole hanno risuonato profondamente in me, alla luce dell'esperienza sulla Scala Santa del giorno precedente. In quel momento ho preso una decisione che mi ha sorpreso per la sua chiarezza: avrei ripreso a suonare l'organo in chiesa, riscoprendo la musica sacra che per tanto tempo aveva fatto parte della mia vita.
Non era un ritorno al passato, ma un nuovo inizio, carico della consapevolezza acquisita in questi anni di lontananza.
Prima di lasciare la Città Eterna, Mara ci ha concesso alcune ore libere per esplorare Roma secondo le nostre inclinazioni personali. Mentre alcuni hanno scelto di visitare musei o fare shopping, io sono stato attratto da un piccolo oratorio vicino a Piazza Navona.
L'interno semplice, con pareti spoglie e poche panche di legno, offriva un rifugio di silenzio nel cuore pulsante della città. Sono rimasto lì seduto per quasi un'ora, assorbendo quella quiete, permettendo alle esperienze dei giorni precedenti di depositarsi dentro di me.
Roma offre infinite possibilità di esperienze spirituali, alcune nelle grandi basiliche affollate di turisti, altre in angoli nascosti e silenziosi. Sentivo che questo tempo di solitudine era essenziale per integrare tutto ciò che avevo vissuto.
Le pietre di Roma hanno assistito a duemila anni di fede, di dubbi, di ricerca. Hanno visto pellegrini come me arrivare con le loro domande e ripartire, se non con risposte, almeno con una prospettiva rinnovata. Ho capito che la vera conversione non accade solo nei grandi momenti, ma anche in questi interstizi di silenzio, quando l'anima può finalmente ascoltare se stessa.
Il viaggio di ritorno a Firenze è stato completamente diverso dall'andata. Non eravamo più un gruppo di estranei, ma una piccola comunità che aveva condiviso un'esperienza profonda.
Ho scambiato numeri di telefono con gli altri pellegrini, promettendo di mantenerci in contatto. Con alcuni, sentivo di aver stabilito un legame che andava oltre le circostanze casuali di un viaggio.
Ma il cambiamento più significativo era dentro di me. Guardando dal finestrino del treno il paesaggio toscano che si avvicinava, mi sono reso conto che tornavo a casa come una persona diversa. Non per una conversione improvvisa o spettacolare, ma per un risveglio graduale, un ritorno a qualcosa di essenziale che avevo dimenticato.
La domenica successiva, ho fatto qualcosa che non avrei mai immaginato: ho contattato il nuovo parroco della mia chiesa.
"Se avete bisogno di un organista, io sono disponibile," gli ho detto semplicemente.
La sua sorpresa si è trasformata rapidamente in gratitudine. "È incredibile," ha risposto. "Proprio ieri pregavamo per trovare qualcuno che potesse suonare l'organo per le celebrazioni pasquali."
Quella coincidenza – o forse non era tale – mi ha confermato che ero sulla strada giusta.
La prima domenica in cui sono tornato all'organo, dopo quindici anni di assenza, molti parrocchiani non nascondevano la loro emozione. Alcuni anziani, che ricordavano ancora quando suonavo regolarmente, mi hanno abbracciato dopo la Messa.
"Abbiamo pregato per anni perché tornassi," mi ha detto una signora con le lacrime agli occhi.
Non sapevo che la mia assenza avesse lasciato un tale vuoto. Non immaginavo che il mio ritorno potesse significare così tanto per la comunità.
Oggi, quando mi siedo all'organo della chiesa, spesso mi tornano in mente quei ventotto gradini della Scala Santa. A volte, prima di iniziare a suonare, chiudo gli occhi e mi ritrovo di nuovo lì, in ginocchio, in quel processo di liberazione e rinnovamento.
Ho compreso che il pellegrinaggio a Roma non è finito con il ritorno a Firenze. In un certo senso, continua ogni giorno, in ogni scelta, in ogni nota che suono.
La fede che ho riscoperto non è quella ingenua di prima, né quella amara di dopo. È qualcosa di nuovo, più profondo, più personale. Una fede che ha attraversato il deserto del dubbio e dell'indifferenza, e proprio per questo è più autentica.
Non avrei mai pensato che tre giorni a Roma potessero cambiare così profondamente il corso della mia vita. Non avrei mai immaginato che un invito casuale di un amico del gruppo parrocchiale potesse trasformarsi in un viaggio di ritorno a me stesso.
"Marco, vieni con noi al pellegrinaggio a Roma per il Giubileo? C'è un'agenzia, Bianco Viaggi, che organizza tutto. Ti farà bene."
Aveva ragione. Mi ha fatto bene, in modi che non avrei mai potuto prevedere.
Se anche tu desideri vivere l'esperienza trasformativa di un pellegrinaggio a Roma durante il Giubileo 2025, con la possibilità di partecipare all'Angelus di Papa Leone XIV e salire la Scala Santa, parti con noi.
Pellegrinaggi di 3 giorni con partenza in treno e ritrovo alla stazione Termini.