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Storie di miracoli dal Santuario di Santa Rita da Cascia: un figlio ritrovato

Di: Riccardo

Aggiornato: 27 Agosto 2025
3 minuti
Indice

Santa Rita, tu che sei stata madre: conosci l’attesa, la paura, la pazienza. In un tempo di carestia d’amore, insegnaci a tenere la porta socchiusa anche quando fa male.

Quando la casa fa silenzio

La cucina è in ordine, ma manca una tazza. Il telefono di Luca è spento da ore. Maria gira il cucchiaino nel latte per non far girare a vuoto i pensieri: chiamarlo ancora? Aspettare? Fingere indifferenza? Ogni madre conosce questo bivio, dove l’amore è forte ma non sa più da che parte spingere. Maria una cosa la sa: vuole continuare ad amare bene, senza cedere al rancore e senza trasformare la paura in controllo.

La decisione che cambia il passo: andare a Cascia

Una mattina, dopo l’ennesima notte lunga, Maria decide: vado a Cascia. Non per scappare, ma per guardare in faccia la sua impotenza. Prende un foglio, scrive il nome di suo figlio in stampatello grande, lo piega con cura e parte. Il viaggio ha il ritmo delle domande che non trovano risposta, ma anche di una speranza piccola che vuole un posto dove stare.

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Davanti a Santa Rita

Al Santuario non ci sono palchi. C’è il profumo di cera, la pietra che regge, il silenzio che non giudica. Maria fa tre gesti semplici: accende una candela, posa una rosa, affida un biglietto con il nome di Luca. Le parole sono poche e precise: “Tienilo tu, quando io non riesco. Insegnami la pazienza che apre e non sbarra”. Santa Rita — che conosce la fatica dell’amore quando graffia — diventa per Maria una compagnia concreta: non promette scorciatoie, le fa spazio dentro il cuore.

Il ritorno: passi concreti e quotidiani

Tornata a casa, Maria cambia passo. Non aspetta un segno spettacolare: si affida a cose semplici e forti.

  • Cerca aiuto competente, perché amare bene a volte è un mestiere che si impara.

  • Cambia linguaggio: parla in prima persona (“io sento…”, “io mi preoccupo…”) al posto di “tu sbagli sempre”.

  • Riduce le pressioni e aumenta la presenza: un messaggio breve ogni tanto (“Sono qui”) al posto delle prediche.

  • Accetta il tempo: non misura chilometri di cambiamento, ringrazia i millimetri.

Questo non le toglie il dolore, ma le restituisce un modo di stare dentro il dolore senza esserne divorata. Cascia non ha chiuso la storia: l’ha illuminata.

Il varco che si apre

Una sera, quasi in sordina, arriva un messaggio: “Mamma, ci sei?”. Poi una telefonata timida: “Ci vediamo?”. L’incontro è semplice, imperfetto, ma vero. Le parole inciampano, poi rallentano, poi trovano una cadenza nuova. Luca accetta un percorso serio; taglia legami che lo tiravano giù; ricomincia a studiare/lavorare con discrezione. Non è discesa né finale in musica: è strada aperta. E l’aperto, quando per mesi hai visto solo muri, è già una festa.

Oggi: albe piccole, ma vere

La tazza è tornata al suo posto. Non tutte le mattine sono facili, ma i dialoghi sono più calmi. Maria ha smesso di pretendere risposte perfette: preferisce custodire i progressi possibili. Ogni tanto torna con la memoria a quella candela a Cascia e ringrazia: non per un colpo di scena, ma per un passo sostenuto nel tempo. Sa che i giorni fragili torneranno; sa anche che non sono padroni della storia.

Perché Cascia è stata decisiva

Perché lì Maria ha capito che l’amore non coincide con il controllo e che la speranza ha bisogno di gesti concreti: accendere una luce quando tutto è buio, affidare un nome quando non sai più come chiamarlo, imparare parole che non feriscono. Santa Rita non ha cancellato il cammino; lo ha reso percorribile. Questo ha rimesso in moto madre e figlio.

Nota di identità

Questa è una storia vera.
Qui l’amore testardo di una madre, la cura e il tempo hanno camminato insieme alla discreta compagnia di Santa Rita.
Non vendiamo promesse: raccontiamo strade percorribili, dove la speranza prende fiato nei gesti semplici e torna, un giorno alla volta, a casa.

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