ci sono notti in cui il silenzio pesa come un macigno. Maria lo sa bene, perché in quelle ore buie di cinque anni fa, seduta accanto al letto del figlio Matteo, ha conosciuto la vera paura. Una paura che solo una madre può comprendere, quella di non poter proteggere il proprio figlio dalla malattia.
Tutto è cominciato quando Matteo, allora quindicenne promessa del nuoto, ha iniziato ad accusare una stanchezza anomala e continui dolori articolari. Gli allenamenti sono diventati sempre più difficili, fino a diventare impossibili. Le analisi hanno rivelato una forma aggressiva di artrite giovanile, una malattia che stava progressivamente limitando i movimenti del ragazzo.
"Vedevo mio figlio spegnersi giorno dopo giorno", racconta Maria con gli occhi ancora lucidi. "Non era solo il dolore fisico, era la perdita dei sogni, dello sport che amava, della sua adolescenza normale. I medici parlavano di terapie, di tentativi, ma nessuno poteva garantirci una guarigione completa."
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
In una notte particolarmente difficile, mentre Matteo finalmente riposava dopo ore di dolori, Maria ha acceso il computer. Ha iniziato a leggere storie di grazie ricevute per intercessione di Padre Pio, e qualcosa nel suo cuore si è mosso.
"Ho sentito una presenza accanto a me", racconta con voce ferma. "In quel momento ho fatto una promessa a Padre Pio: se avesse aiutato Matteo a guarire, avremmo fatto un pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo ogni anno, per ringraziarlo. Non chiedevo un miracolo eclatante, solo che mio figlio potesse tornare a vivere una vita normale."
Nei mesi successivi, qualcosa ha iniziato a cambiare. Le nuove terapie, che prima sembravano inefficaci, hanno cominciato a dare risultati. I dolori si sono gradualmente attenuati. I medici parlavano di "risposta sorprendentemente positiva al trattamento", ma Maria vedeva in quegli sviluppi la mano di Padre Pio.
"Non è stata una guarigione istantanea", precisa Maria. "È stato un percorso graduale, fatto di piccoli progressi quotidiani. Ma ogni passo avanti era un segno che la nostra preghiera era stata ascoltata."
Quando Matteo ha potuto riprendere a camminare normalmente, la famiglia ha organizzato il primo pellegrinaggio a San Giovanni Rotondo. "Entrare nella cripta di Padre Pio è stato travolgente", ricorda Maria. "Matteo, che fino a pochi mesi prima faticava a muoversi, ha sceso quelle scale da solo. Ci siamo inginocchiati davanti alla tomba del Santo e abbiamo pianto insieme, ma erano lacrime di gioia."
"Ogni anno il nostro pellegrinaggio è diverso, ma sempre intenso", racconta Maria. "Partiamo all'alba, quando San Giovanni Rotondo è ancora avvolta nel silenzio. È diventato il nostro modo di ricordare quelle notti insonni, ma ora con il cuore pieno di gratitudine."
La famiglia ha sviluppato un suo rituale particolare. Prima tappa è sempre la Chiesa Antica, dove Padre Pio ha celebrato messa per anni. "Ci sediamo sempre negli ultimi banchi, proprio come facevano i figli spirituali del Santo quando lui celebrava. Restiamo lì in silenzio, pregando il rosario."
Poi la discesa alla cripta, momento più emotivo del pellegrinaggio. "Anche dopo cinque anni, quando scendiamo quelle scale, l'emozione è sempre forte. Matteo va avanti, e ogni suo passo sicuro è per noi un ricordo tangibile della grazia ricevuta."
Nel corso degli anni, il loro pellegrinaggio ha attirato altri fedeli. "Abbiamo conosciuto tante persone che, come noi, vengono qui per mantenere una promessa. Ci scambiamo storie, preghiere, speranze. È come se Padre Pio avesse creato una grande famiglia", sorride Maria.
Dopo la preghiera alla cripta, la famiglia si sposta alla Chiesa nuova di San Pio. "È diventata una tradizione: Matteo lascia sempre un biglietto di ringraziamento. All'inizio scriveva 'grazie per la guarigione', ora scrive 'grazie per la vita'."
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Il pomeriggio è dedicato alla Via Crucis nel giardino del convento. "Camminare tra quegli ulivi, ripercorrendo la Passione di Cristo, ci aiuta a dare un senso più profondo alla sofferenza che abbiamo attraversato", spiega Maria. "La malattia di Matteo ci ha insegnato che ogni prova può diventare un cammino di fede."
La giornata si conclude sempre con la Messa serale. "È il nostro modo di dire 'arrivederci' a Padre Pio, fino all'anno successivo. Ma in realtà, lui è sempre con noi, nella nostra vita quotidiana."
"Quando guardo Matteo oggi", conclude Maria guardando suo figlio che sorride, "non vedo solo una guarigione fisica, vedo un miracolo quotidiano. La malattia che temevamo ci avrebbe distrutto ci ha invece resi più forti, più uniti, più vicini a Dio attraverso Padre Pio. E questo è il vero miracolo."