Chiamaci: 
02 87177099

Il miracolo di Collevalenza: il risveglio di Andrea

Di: Riccardo

Aggiornato: 27 Agosto 2025
3 minuti
Indice

Una madre che non molla. Un figlio in silenzio. L’Amore Misericordioso che diventa compagnia dentro la corsia.

Pellegrino raccoglie l’Acqua dell’Amore Misericordioso presso il Santuario di Collevalenza, fonte di conforto per corpo e anima.

La chiamata di mercoledì

“Era un normale mercoledì sera quando squillò il telefono.”
Maria, 52 anni, di Firenze, ricorda la voce che si spezzava: Andrea, 23 anni, aveva avuto un grave incidente in moto. “Le prime 48 ore saranno decisive”, dissero. Le ore diventarono giorni; i giorni, settimane. Andrea non si svegliava. In reparto i monitor parlavano al posto suo, con numeri che sembravano non voler salire. Le parole dei medici erano oneste, e pesanti.

Le ore che non passano

Quando la speranza si assottiglia, la corsia ha un suono diverso. Sedie pieghevoli, caffè freddi, finestre che non raccontano il cielo. Maria appoggiava la mano vicino alla spalla di suo figlio, come per dirgli “io ci sono”. Le lesioni erano importanti; nessuno prometteva strade facili.

“Vai a Collevalenza”

Un’amica, Teresa, mostrò a Maria un breve video sul telefono: il Santuario dell’Amore Misericordioso, l’acqua, la gente che entrava e usciva in silenzio. “Non è una scorciatoia,” le disse, “ma là c’è pace. Vai a cercarla.”
Maria non aveva ricette da provare, ma aveva ancora passi da compiere. Decise: Collevalenza.

L’arrivo: una pace diversa

La chiesa respirava piano. Le Ancelle la accolsero con quella delicatezza che non invade. “Mi prepararono all’immersione nelle piscine come una madre prepara il figlio a un bagno: con calma e rispetto,” dirà poi. Maria strinse forte la foto di Andrea. L’acqua non era un talismano: era il segno concreto di una misericordia che non scappa davanti al dolore. “Non ti chiedo magie,” sussurrò, “tieni tu quello che a noi scivola dalle mani.”

La strada del ritorno

La stessa giornata, di nuovo in ospedale. Stessa luce al neon, stesse porte a spinta. Ma qualcosa, in Maria, aveva cambiato verso: lo sguardo più diritto, il fiato più lungo. La notte non fu meno lunga; fu abitata. La mattina, i monitor cominciarono a disegnare un’attività cerebrale diversa. Nessuno gridò al miracolo; tutti continuarono a fare, bene, il proprio pezzo.

Tre giorni dopo

Al terzo giorno, Andrea aprì gli occhi. Ci sono momenti che non si raccontano: si respirano. Un lampo di riconoscimento, un movimento delle dita, un nome sussurrato. L’équipe chiamò il primario; si parlò di caso eccezionale, di ripresa rapida. Maria non cercò frasi da incorniciare: aveva un solo verbo addosso, grazie.

Ripartire

La convalescenza fu seria, com’è giusto. Andrea ricominciò a camminare, a parlare, a mettere in fila giorni normali. Tornò agli studi, si laureò. “Non ricordo il coma,” dice, “ma quando torno a Collevalenza sento una pace precisa, come se il corpo ricordasse una cosa che la mente non sa dire.”
Ogni anno, madre e figlio ritornano al Santuario: accendono una candela, si fermano in cripta, bevono una goccia d’acqua, affidano nomi di altri a cui vogliono bene. Non per chiedere: per ringraziare.

Gratis e senza impegno richiedi informazioni sui nostri pellegrinaggi.

Ciò che resta

Resta l’umiltà di chi ha visto quanto siamo fragili. Resta la gratitudine per i medici che hanno fatto il meglio, per le Ancelle che hanno accompagnato senza frastuono, per un’acqua che ha reso abitabile il tempo più duro. Resta la scelta di stare nelle cose con fiducia, un giorno dopo l’altro.

Nota di identità

Questa è una storia vera. Qui la cura ha fatto la sua parte, la preghiera ha tenuto la mano, e il tempo ha compiuto il resto. Non promettiamo nulla: raccontiamo strade percorribili, dove Collevalenza diventa una compagnia dentro la fatica.

Vedi 1 partenze >>
crossmenu