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Il Miracolo del Perdono al Santuario di Santa Rita da Cascia: una storia vera

Di: Riccardo

Aggiornato: 27 Agosto 2025
2 minuti
Indice

Testimonianza personale: non promette soluzioni “magiche”. Racconta un cammino reale, fatto di preghiera, scelte e passi quotidiani.

Quando dire “basta” non basta

La panca era la stessa, loro no.
Marco e Anna sedevano distanti: poche parole, sguardi che scivolavano altrove, un “basta” pronunciato troppe volte.

A Cascia, davanti a Santa Rita, non hanno trovato una formula—hanno trovato un inizio.

Il Santuario profumava di cera e silenzio; una rosa, appoggiata ai piedi della Santa, sembrava dire: “prova ancora, ma con un cuore nuovo.”

Perché Santa Rita parla proprio alle coppie

Rita non è un’idea: è una donna concreta che ha attraversato tutto ciò che spezza i legami.
Fu moglie in un matrimonio difficile, segnato da contrasti e violenza; scelse la mitezza non come rassegnazione, ma come forza che non risponde al male con altro male. Divenne madre e conobbe la paura che i figli si perdessero dietro la vendetta; li affidò a Dio chiedendo che non si macchiassero di sangue. Rimase vedova, e invece di indurire il cuore operò per la pace tra famiglie nemiche. Più tardi entrò tra le Agostiniane di Cascia, portando nel chiostro le ferite trasformate in intercessione.

Per questo la invocano come Santa degli impossibili e patrona di chi ama “con i pezzi in mano”:

Rita non cancella la storia, apre una strada dentro la storia.

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Il primo passo: smettere di avere ragioneI

l perdono non si fa in un giorno. Il primo gesto è stato abbassare la voce, smettere di fare l’elenco delle colpe e chiedere perdono per la propria parte.
«Mi dispiace» è venuto piano, senza spettacolo.

Poi un secondo passo: “proviamo con qualcuno che ci aiuti”—un riferimento concreto, un percorso serio.

Pregare e imparare strumenti nuovi: ascoltare senza interrompere, parlare senza ferire, riconoscere i limiti.

Un cammino, non uno schiocco

Nessun muro è caduto di colpo: ha smesso lentamente di stare in mezzo.

La routine è diventata palestra: un pranzo insieme senza telefoni, una passeggiata dopo cena, una benedizione ricevuta con gratitudine. L

itigi? Ancora, ma più brevi.

Ferite? Presenti, ma non al timone.

In Santuario sono tornati una seconda volta, qualche mese dopo, con una rosa diversa: “grazie perché non ci siamo arresi.”

Cosa resta (oggi)

Non la perfezione, ma una fedeltà possibile.

Una lingua più mite—“io sento” al posto di “tu fai sempre”.

Un momento fisso per parlare bene, non solo discutere. Una preghiera breve la sera: due righe, due nomi, una benedizione reciproca. Il rancore non è scomparso per magia: ha perso la sedia al centro della stanza.

Nota di prudenza (e speranza)

Questa è la storia di due persone concrete. Non è una formula, non è una garanzia.È una strada che si è riaperta: preghiera, aiuto competente, gesti piccoli e costanti.A Cascia, davanti a Santa Rita, Marco e Anna hanno trovato il coraggio di ricominciare bene.Non hanno fatto altro che rivolgersi a Santa Rita, così come è stata sposa.
Ha conosciuto i giorni in cui l’amore faceva fatica a respirare e le parole diventavano spine.
C’era però un filo d’oro che non si spezzava: l’amore che ricuce, piano, dentro le stesse cose di sempre.
Hanno imparato a perdonarsi senza spettacolo, a ricominciare senza clamore,
a scegliere ogni giorno un bene possibile. E le cose cambiano.

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