Con queste parole sincere e toccanti, Giorgio, 66enne di Bergamo, descrive il momento culminante del suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela con Bianco Viaggi.
Un'esperienza spiritualmente trasformativa avvenuta in un luogo sacro: la maestosa Plaza del Obradoiro, cuore pulsante di Santiago e punto d'arrivo di milioni di pellegrini da oltre mille anni, dove l'anima finalmente ritrova se stessa dopo il lungo cammino.
"Arrivare in Plaza del Obradoiro e vedere la Cattedrale di Santiago per la prima volta mi ha fatto scoppiare in lacrime. Sembrerà strano per un uomo della mia età, ma è stato come rinascere, come se ogni passo dei miei ultimi 10 km avesse un significato sacro che solo ora potevo comprendere."
Giorgio racconta così, con voce rotta dall'emozione, il momento che ha segnato profondamente la sua esperienza spirituale.
Plaza del Obradoiro (in galiziano "Piazza dell'Opera") è l'ampia piazza che si apre davanti alla facciata occidentale della maestosa Cattedrale di Santiago. È il punto finale di tutte le varianti del Cammino di Santiago, il luogo sacro dove i pellegrini giungono dopo giorni, settimane o persino mesi di cammino, portando con sé non solo la stanchezza fisica, ma anche le preghiere, le intenzioni e le trasformazioni interiori accumulate lungo il percorso.
"Francesco, la nostra guida di Bianco Viaggi, ci ha spiegato che il nome della piazza deriva dal fatto che qui lavoravano gli scalpellini ('obradoiros' in galiziano) durante la costruzione della cattedrale," racconta Giorgio.
"Mi ha colpito questa connessione simbolica: un luogo che prende il nome da chi ha lavorato duramente con le proprie mani per costruire qualcosa di eterno, proprio come noi pellegrini che con fatica fisica e spirituale costruiamo il nostro cammino."
Fai il tuo primo passo.
Il tuo pellegrinaggio inizia così.
Prima di entrare nella Cattedrale, Francesco ha raccontato al gruppo la sua affascinante storia millenaria.
"La prima chiesa fu costruita nel IX secolo, dopo la scoperta della tomba dell'apostolo Giacomo," spiega Giorgio.
"Francesco ci ha raccontato che quella struttura iniziale venne distrutta nel 997 durante un'invasione, ma i conquistatori risparmiarono la tomba dell'apostolo."
La Cattedrale attuale iniziò a essere costruita nel 1075 in stile romanico, per poi evolversi nel corso dei secoli con aggiunte gotiche, rinascimentali e infine barocche, che le conferirono la spettacolare facciata che oggi accoglie i pellegrini.
"Francesco ci ha fatto notare un dettaglio che mi ha molto colpito," racconta Giorgio.
"La Cattedrale è orientata in modo che la navata principale punti verso est, dove sorge il sole, simbolo di Cristo risorto. Ma la facciata principale, quella che vediamo arrivando in Plaza del Obradoiro, è a ovest, come ad accogliere i pellegrini che storicamente arrivavano dall'Europa occidentale."
Questo dettaglio ha toccato Giorgio in modo particolare.
"Ho pensato a come nel mio cammino personale stavo anche io cercando una nuova luce, un nuovo orientamento. E quella cattedrale sembrava dirmi: 'Sei arrivato dal tuo viaggio, ora puoi entrare e trovare ciò che cerchi'."
Uno degli elementi più significativi della Cattedrale è il Portico della Gloria, un capolavoro romanico del XII secolo creato dal Maestro Mateo.
"Francesco ci ha spiegato che originariamente questo portico era la facciata principale della cattedrale, prima che venisse costruita l'attuale facciata barocca," ricorda Giorgio.
"È incredibile pensare che per secoli i pellegrini arrivavano e la prima cosa che vedevano era questo straordinario insieme di sculture che racconta l'intera storia della salvezza."
Il Portico della Gloria presenta oltre 200 figure che rappresentano scene dell'Antico e Nuovo Testamento, con al centro Cristo in maestà circondato dai quattro evangelisti.
"C'è una tradizione antichissima legata al portico," spiega Giorgio.
"Francesco ci ha mostrato la colonna centrale, dove si trova la figura del cosiddetto 'Santo dos Croques'. I pellegrini tradizionalmente davano tre colpi con la testa contro questa figura, in segno di umiltà e per acquisire saggezza. Oggi non è più permesso toccare le sculture per ragioni di conservazione, ma solo vedere quell'usanza secolare mi ha fatto sentire parte di una catena umana che si estende per oltre mille anni."
Questa connessione con i pellegrini del passato ha toccato profondamente Giorgio.
"Ho pensato a quanti prima di me avevano compiuto questi stessi gesti, con le stesse speranze e gli stessi timori. C'è qualcosa di profondamente umano e universale in questo pellegrinaggio che supera le barriere del tempo."
Per comprendere la portata dell'esperienza di Giorgio, bisogna conoscere un momento particolare del suo pellegrinaggio a Santiago de Compostela, quello che molti considerano il cuore spirituale dell'intero viaggio.
"Il nostro viaggio con Bianco Viaggi prevedeva alcune tappe in pullman e altre a piedi," spiega.
"Ma gli ultimi 10 chilometri fino a Santiago li abbiamo percorsi tutti a piedi, indipendentemente dall'età o dalla condizione fisica. Francesco ci aveva detto: 'Questa è la parte più importante del viaggio, questi ultimi chilometri del Cammino di Santiago rappresentano l'essenza stessa del pellegrinaggio'."
Questi ultimi 10 chilometri del Cammino hanno rappresentato per Giorgio una sintesi dell'intero pellegrinaggio a Santiago, un microcosmo di tutto il percorso spirituale.
"Abbiamo iniziato all'alba da Monte do Gozo, la 'Montagna della Gioia', così chiamata perché è il punto da cui i pellegrini medievali vedevano per la prima volta le torri della Cattedrale di Santiago," racconta.
"C'era una nebbia leggera che avvolgeva tutto, e man mano che camminavamo negli ultimi chilometri del Cammino di Santiago e il sole saliva, la nebbia si diradava. Ho pensato che era esattamente ciò che stava accadendo nella mia vita: una nebbia di confusione e stanchezza che lentamente si dissolveva, rivelando una chiarezza spirituale che non provavo da anni."
Il percorso attraversa prima la periferia moderna di Santiago, poi entra nel centro storico attraverso strade medievali sempre più strette.
"C'è un momento preciso in cui svolti un angolo e, all'improvviso, ti trovi in Plaza del Obradoiro con la cattedrale davanti a te," ricorda Giorgio con emozione.
"È stato in quel momento che sono scoppiato in lacrime. Non me l'aspettavo, non sono un tipo emotivo di solito. Ma è stato come se tutto il peso che portavo - non solo nello zaino, ma dentro di me - si sciogliesse in un istante."
Per capire la profondità di questa esperienza di pellegrinaggio a Santiago, è importante conoscere cosa ha spinto Giorgio a intraprendere il Cammino.
"Ho perso mia moglie cinque anni fa," confida con voce sommessa ma serena.
"Da allora, mi sono concentrato sul lavoro, sui figli, sui nipoti. Facevo tutto ciò che dovevo fare, ma senza gioia, senza passione. Era come se vivessi in bianco e nero, in un mondo privo della luce spirituale che prima illuminava la mia esistenza."
L'idea del pellegrinaggio a Santiago era venuta da un amico del suo gruppo parrocchiale, che aveva notato questa mancanza di vitalità.
"All'inizio ero scettico," ammette Giorgio.
"Pensavo: 'Cosa può cambiare una semplice camminata?' Ma qualcosa dentro di me diceva che era il momento giusto."
Durante quei 10 chilometri finali del Cammino di Santiago, Giorgio ha rivissuto mentalmente gli ultimi anni della sua vita, in un pellegrinaggio interiore parallelo a quello fisico.
"Ogni passo negli ultimi chilometri era come ripercorrere un momento del mio passato. Il dolore per la perdita di mia moglie, la solitudine, ma anche i momenti di bellezza che non ero stato capace di apprezzare pienamente. Era come se il Cammino stesso mi stesse aiutando a riconciliarmi con la mia storia."
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L'arrivo in Plaza del Obradoiro, con la vista della Cattedrale di Santiago, ha segnato un momento di profonda svolta spirituale.
"Non è stato solo vedere la Cattedrale di Santiago. È stato realizzare che ero arrivato fino a lì con le mie forze, un passo dopo l'altro, attraverso gli ultimi chilometri del Cammino. Proprio come nella vita: si va avanti un giorno alla volta, un passo alla volta, e alla fine si scopre che il vero pellegrinaggio non è nei luoghi esterni, ma nel percorso dell'anima."
Le lacrime che hanno rigato il volto di Giorgio all'arrivo in Plaza del Obradoiro non erano di tristezza.
"Erano lacrime di liberazione spirituale, di profonda guarigione interiore. Come se finalmente mi concedessi il permesso di essere felice di nuovo, di vivere pienamente, di vedere i colori. Non stavo tradendo il ricordo di mia moglie; al contrario, stavo onorando il dono della vita che ancora avevo, un dono che il Cammino di Santiago mi ha aiutato a riscoprire in tutta la sua sacralità."
Un altro momento significativo dell'esperienza di Giorgio è stata la partecipazione alla famosa Messa del Pellegrino nella Cattedrale.
"Francesco ci aveva assicurato un posto, e siamo riusciti ad assistere alla cerimonia del Botafumeiro," racconta con entusiasmo.
Il Botafumeiro è un gigantesco incensiere d'argento che viene fatto oscillare lungo la navata trasversale della cattedrale, raggiungendo quasi il soffitto.
"Pesa 53 chili ed è necessario un team di otto uomini, i 'tiraboleiros', per farlo funzionare," spiega Giorgio.
"Francesco ci ha raccontato che l'uso dell'incenso aveva originariamente uno scopo pratico: mascherare l'odore dei pellegrini medievali che arrivavano dopo settimane di cammino! Ma oggi ha assunto un significato profondamente spirituale."
L'oscillazione del Botafumeiro, accompagnata da musica solenne, crea un'atmosfera di grande intensità spirituale.
"Vedere quell'enorme incensiere volare sopra le nostre teste, con il fumo dell'incenso che riempiva la cattedrale, è stato come vedere materializzate le nostre preghiere che salivano verso il cielo," riflette Giorgio.
"In quel momento mi sono sentito parte di qualcosa di più grande, una comunità di pellegrini uniti dallo stesso cammino, dalle stesse speranze."
La Messa del Pellegrino include anche la lettura dei paesi di provenienza dei pellegrini arrivati quel giorno.
"Quando hanno nominato l'Italia, ho provato un misto di orgoglio e umiltà. Ero solo uno dei tanti, eppure il mio viaggio personale aveva un valore unico."
Un aspetto che Giorgio ha particolarmente apprezzato del viaggio con Bianco Viaggi è stata l'opportunità di scoprire luoghi meno turistici ma di grande valore spirituale e culturale.
"Francesco ci ha fatto conoscere anche luoghi meno turistici come la chiesa di Santa Maria a Melide," racconta.
"È una piccola chiesa romanica del XII secolo lungo il Cammino Francese, che molti turisti saltano, concentrandosi solo sulle tappe principali."
La chiesa di Santa Maria a Melide conserva affreschi medievali e un'atmosfera di raccoglimento che ha colpito profondamente Giorgio.
"Mentre nella cattedrale di Santiago c'erano centinaia di persone, qui eravamo praticamente soli. Francesco ci ha dato il tempo di assaporare il silenzio di questo luogo secolare, dove generazioni di pellegrini si sono fermate a riposare e pregare."
Giorgio ha trascorso alcuni minuti da solo, seduto su una panca di pietra all'interno della chiesa.
"Ho pensato a tutti quelli che si erano seduti su quella stessa pietra nei secoli passati. Persone comuni come me, con le loro speranze, i loro timori, le loro preghiere. È stato come sentire una mano sulla spalla, un incoraggiamento silenzioso a continuare il mio cammino."
La visita a questi luoghi meno conosciuti ha arricchito significativamente l'esperienza.
"Non è stato solo un viaggio turistico, ma un vero pellegrinaggio che ci ha permesso di assaporare l'essenza autentica del Cammino."
La scelta di Bianco Viaggi per il suo pellegrinaggio è stata fondamentale per la qualità dell'esperienza.
"Ho scelto Bianco Viaggi perché nel mio gruppo parrocchiale tutti li raccomandano. La loro organizzazione ha reso l'esperienza senza stress, permettendomi di concentrarmi sul lato spirituale," afferma Giorgio.
L'elemento che maggiormente ha apprezzato è stata la capacità dell'agenzia di coniugare efficienza organizzativa e sensibilità per la dimensione spirituale del viaggio.
"Tutto era perfettamente organizzato: trasporti, alloggi, pasti. Ma non ci siamo mai sentiti 'turisti'. Francesco ci ricordava sempre che eravamo pellegrini, e che ogni tappa aveva un significato che andava oltre il semplice spostarsi da un luogo all'altro."
Francesco, la guida, ha avuto un ruolo centrale nel rendere significativa l'esperienza.
"Non si limitava a darci informazioni storiche o artistiche, ma ci aiutava a contestualizzarle nel significato spirituale del Cammino. Prima di ogni tappa a piedi, ci invitava a camminare in silenzio per almeno un tratto, per assaporare l'esperienza in modo più profondo."
Giorgio apprezza particolarmente come Francesco sia stato attento alle esigenze di ciascun pellegrino.
"C'erano persone di diverse età nel gruppo, con diverse capacità fisiche. Francesco è stato capace di adattare il ritmo alle esigenze di ciascuno, senza far sentire nessuno inadeguato o di peso."
La competenza storica e spirituale della guida ha inoltre arricchito significativamente l'esperienza.
"Francesco conosce il Cammino in ogni suo aspetto. Ci ha raccontato storie, leggende, aneddoti che non si trovano nelle guide turistiche. Questo ha reso tutto più vivo, più autentico."
Il frutto più tangibile del pellegrinaggio a Santiago di Giorgio si è manifestato al suo ritorno a Bergamo, dove la luce spirituale scoperta negli ultimi 10 chilometri del Cammino continua a illuminare i suoi giorni.
"Prima di Santiago vivevo i giorni in modo meccanico. Ora ho riscoperto la capacità di meravigliarmi, di vedere la bellezza nelle piccole cose, di trovare significato anche nelle esperienze quotidiane," afferma con uno sguardo rinnovato, in cui brilla una nuova consapevolezza spirituale.
Il cambiamento è stato notato immediatamente dalla sua famiglia.
"Mio figlio mi ha detto che sono tornato 'più leggero', non solo fisicamente, ma nell'atteggiamento. I miei nipoti hanno osservato che ora gioco con loro con più entusiasmo, come se avessi ritrovato il bambino dentro di me."
Giorgio ha ripreso attività che aveva abbandonato negli ultimi anni.
"Ho ricominciato a suonare la chitarra, una passione che condividevo con mia moglie. Prima del Cammino, prendere in mano quello strumento mi faceva sentire solo dolore per la sua assenza. Ora mi fa sentire connesso a lei in un modo nuovo, positivo."
Questo non significa che il dolore sia scomparso.
"Mia moglie mi manca ancora, ogni giorno. Ma ora quel dolore si è trasformato in qualcosa di diverso, in una presenza che mi accompagna invece di trascinarmi verso il basso."
Un cambiamento significativo riguarda il modo in cui Giorgio ora vive la sua quotidianità.
"Ho imparato dal Cammino che ogni passo ha valore. Anche le giornate apparentemente ordinarie, anche i gesti ripetitivi, anche gli incontri fugaci con le persone. Tutto può avere un significato se lo viviamo con consapevolezza."
Giorgio ha anche iniziato a tenere un diario, dove annota riflessioni ispirate al suo pellegrinaggio.
"Non è un diario di eventi, ma di 'incontri' in senso ampio: persone, situazioni, emozioni, pensieri. Come sul Cammino incontravi altri pellegrini, paesaggi, chiese, così nella vita quotidiana puoi fare incontri significativi se sei aperto e attento."
"Il pellegrinaggio non finisce quando torni a casa," riflette Giorgio.
"È lì che inizia il vero Cammino: portare quella esperienza nella vita di tutti i giorni."
Uno dei frutti più belli della sua esperienza a Santiago è stata la riscoperta della semplicità.
"Sul Cammino vivevo con lo stretto necessario, portando solo l'essenziale nello zaino. Ho capito quanto poco serva realmente per essere felici, e sto cercando di applicare questa lezione alla mia vita quotidiana, liberandomi del superfluo."
Giorgio ha anche creato un piccolo angolo nella sua casa dedicato al ricordo del pellegrinaggio.
"Ho messo la conchiglia che ho portato da Santiago, il mio credencial timbrato in ogni tappa, e una foto di Plaza del Obradoiro. Quando la vita diventa frenetica o difficile, mi fermo qualche minuto davanti a questi oggetti e ritrovo la pace del Cammino."
L'esperienza della comunità vissuta durante il pellegrinaggio continua a manifestarsi.
"Ho mantenuto i contatti con alcune persone del gruppo. Ci ritroviamo periodicamente per ricordare l'esperienza, ma soprattutto per sostenerci a vicenda nel portare i frutti del Cammino nella vita quotidiana."
Un altro elemento che Giorgio ha portato con sé da Santiago è una nuova comprensione del tempo.
"Sul Cammino, il tempo aveva un ritmo diverso, scandito dai passi, dalle soste, dall'alternarsi di sole e pioggia. Ho imparato a vivere più nel presente, ad assaporare ogni momento invece di correre sempre verso il prossimo impegno."
Giorgio conclude la sua testimonianza con una riflessione che riassume la trasformazione vissuta negli ultimi 10 chilometri del Cammino di Santiago: "A Santiago non ho trovato risposte magiche a tutte le domande della vita. Ho trovato qualcosa di più importante: la capacità di vivere con le domande, di accettare che il cammino spirituale è fatto tanto di certezze quanto di dubbi. E in questo equilibrio ho trovato una pace che non conoscevo, una serenità che nasce dall'aver attraversato la notte dell'anima per riscoprire la luce."
Ciò che rende speciale l'esperienza di Giorgio nel Cammino di Santiago non è un evento straordinario o miracoloso, ma una trasformazione interiore profonda e duratura, iniziata in quei sacri ultimi 10 chilometri che conducono alla Cattedrale.
"A 66 anni, pensavo di aver vissuto ormai tutto ciò che la vita poteva offrirmi. Il Cammino di Santiago mi ha dimostrato che non è mai troppo tardi per rinascere, per vedere il mondo con occhi nuovi, per riscoprire la dimensione spirituale dell'esistenza che avevo trascurato."
Il cambiamento vissuto da Giorgio dimostra come il Cammino di Santiago possa diventare uno spazio di trasformazione interiore, dove la fatica degli ultimi chilometri non è solo un ostacolo ma un veicolo di crescita spirituale, dove le difficoltà non vengono cancellate ma affrontate con un nuovo spirito, dove la Plaza del Obradoiro e la maestosa Cattedrale di Santiago diventano non solo mete geografiche ma simboli di un arrivo interiore.
"Se qualcuno mi chiedesse cosa ho trovato negli ultimi 10 chilometri del Cammino di Santiago," conclude Giorgio, "risponderei: ho ritrovato me stesso. Non il giovane che ero, né l'anziano che temevo di diventare, ma un uomo maturo capace di vivere pienamente il presente e di guardare al futuro con speranza, riscoprendo quella dimensione spirituale che dà significato anche ai momenti più ordinari della vita."
Desideri vivere anche tu l'esperienza trasformativa degli ultimi 10 chilometri del Cammino di Santiago e sperimentare l'emozione di arrivare in Plaza del Obradoiro davanti alla maestosa Cattedrale?
Bianco Viaggi organizza pellegrinaggi con guide esperte come Francesco, che conoscono profondamente la storia e il significato spirituale di questo percorso millenario, permettendoti di concentrarti completamente sul lato spirituale del tuo viaggio verso Santiago de Compostela.