I pellegrinaggi a Collevalenza ti conducono nel cuore di un mistero che continua a richiamare migliaia di fedeli: il Santuario dell’Amore Misericordioso, luogo in cui l’acqua diventa segno tangibile di guarigione divina.
Qui, tra le colline umbre, Madre Speranza ricevette un dono straordinario: una sorgente prodigiosa che, come a Lourdes, porta sollievo a chi soffre nel corpo e nello spirito.
Quando la suora spagnola giunse in questa terra negli anni ’50, fu guidata da una visione celeste a edificare non soltanto un santuario, ma anche le speciali piscine dove ancora oggi l’acqua miracolosa scorre e opera guarigioni documentate.
Ogni giorno, pellegrini da ogni parte del mondo si immergono in queste acque benedette o le bevono con fede, sperimentando quella misericordia che Madre Speranza ha testimoniato fino alla sua morte nel 1983.
Il Santuario, con la sua imponente basilica e un’atmosfera di silenzio e pace profonda, rimane un faro di speranza, dove l’Amore Misericordioso del Padre continua a manifestarsi attraverso segni concreti che toccano i cuori e rinnovano la fede di chi arriva con umiltà e fiducia.

L’acqua che sgorga a Collevalenza non è un segno solo esteriore, ma un dono prezioso che Madre Speranza chiamava "Acqua dell’Amore Misericordioso", capace di lenire sia le ferite del corpo che quelle dell’anima.
Le sue parole ci raggiungono ancora oggi:
“Adopera quest’acqua con fede e amore, sicuro che ti servirà di refrigerio al corpo e di salute all’anima.”
E aggiungeva con straordinaria speranza:
“Per mezzo di quest’Acqua si rinnoveranno prodigi, cioè si opereranno guarigioni da gravi infermità, anche incurabili…”
In altri momenti, Madre Speranza descriveva con intensità il potere spirituale dell’acqua:
“Dà all’acqua la virtù di far guarire i malati… anche con una sola goccia d’acqua… Sia quest’acqua la figura della tua grazia e della tua misericordia.”
La Liturgia delle Acque, celebrata più volte alla settimana, è un momento sacramentale dove l’immersione o l’uso devoto dell’acqua diventa gesto di fiducia nel Padre, sorgente di ogni consolazione.
Oggi il Santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza è un faro di fede e di speranza che continua ad accogliere pellegrini da ogni parte del mondo.
L’imponente Basilica, consacrata nel 1965, custodisce il corpo di Madre Speranza, testimone instancabile dell’Amore di Dio. Intorno ad essa si sviluppa un grande complesso che comprende la Casa del Pellegrino, il convento e le celebri Piscine dell’Acqua benedetta, dove ancora oggi tanti fedeli sperimentano grazia e conforto.
La comunità delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso mantiene vivo il carisma della Fondatrice, offrendo ospitalità, celebrazioni liturgiche, momenti di adorazione eucaristica e confessioni.
Ogni anno, migliaia di persone arrivano a Collevalenza non solo per ricevere sollievo fisico e spirituale, ma per ritrovare la certezza che l’Amore del Padre è sempre più grande di ogni dolore.

Abbiamo perso nostro figlio Marco di 16 anni in un incidente stradale sulla Aurelia. Il dolore era così lacerante che io e mio marito stavamo distruggendo anche il nostro matrimonio e l'altro figlio che ci restava. Il parroco ci suggerì il pellegrinaggio con il gruppo della Spezia: 'Patrizia, là capirai che Marco non è sparito nel nulla.' Partimmo più per non offendere don Carlo che per convinzione. Il viaggio è stato silenzioso, pesante. Quando sono scesa nelle piscine, ho sentito una presenza così forte... Era come se Marco mi stesse sussurrando: 'Mamma, io sto bene, ma voi dovete continuare a vivere.' Il dolore non è sparito, ma abbiamo trovato la forza di andare avanti insieme.

Nostro figlio Francesco Maria, di pochi mesi, stava male senza che i medici riuscissero a capire il perché. Eravamo disperati, da Milano a Torino, tutti gli ospedali davano diagnosi diverse. Mia moglie Elena, convertita da poco, aveva sentito parlare di Collevalenza in parrocchia. Partimmo con il pullman da Novara più per disperazione che per fede. Durante la visita al santuario, un signore distinto si avvicinò a Elena: 'Il bambino deve prendere solo l'acqua di qui,' le disse, sapendo cose che solo noi conoscevamo. Francesco si alimentò per mesi solo con latte, yogurt e quell'acqua, guarendo completamente. I pediatri parlano di 'guarigione medicamente inspiegabile'.

Venticinque anni di sacerdozio e all'improvviso il vuoto totale. Dubitavo della mia vocazione, dell'esistenza di Dio, del senso della mia vita. Celebravo messa meccanicamente, senza più sentire nulla. Il vescovo mi suggerì questo pellegrinaggio con il gruppo di Parma. Il viaggio in pullman con i parrocchiani è stato imbarazzante - come potevo aiutare loro se ero io per primo in crisi? L'immersione non mi ha dato risposte immediate, ma ha piantato un seme. L'acqua calda, il silenzio, quella sensazione di essere accolto senza giudizio... Nei giorni seguenti quella pace è cresciuta dentro. Ho ritrovato la certezza della mia chiamata.

I medici mi avevano dato tre mesi per un tumore al pancreas con metastasi diffuse. Stavo preparando la famiglia al peggio quando mio nipote Tommaso tornò dal catechismo: 'Nonna, la maestra ha detto che a Collevalenza l'acqua benedetta fa guarire le persone malate. Andiamo insieme?' Quella fede pura di un bambino ha convinto tutti. Il viaggio da Firenze è stato faticoso per le mie condizioni, ma Tommaso mi teneva la mano. Le suore sono state delicatissime durante l'immersione, lui pregava accanto alla vasca. Una settimana dopo, i dolori erano meno intensi. Al controllo medico, l'oncologo è rimasto senza parole: il tumore aveva rallentato e alcune metastasi mostravano regressione inspiegabile.

Burn-out terribile dopo quindici anni in ospedale pediatrico. Troppi bambini malati, troppo dolore visto ogni giorno, una relazione finita male. Dubitavo di tutto, anche della mia professione. Il primario mi suggerì una pausa e un'amica mi convinse a partire con il gruppo di Brescia. Come dottoressa ero scettica sui luoghi di guarigione. L'immersione è stata un'esperienza che non riesco a catalogare scientificamente. Nessuna visione mistica, ma una presenza tangibile, una pace che penetrava fino alle ossa. Ora aiuto i colleghi in crisi e organizzo viaggi per medici stressati. Collevalenza mi ha restituito il senso profondo del mio lavoro.

Dopo 52 anni di matrimonio, perdere Aldo è stato come perdere metà di me stessa. La depressione era così profonda che non riuscivo ad alzarmi dal letto. Mia figlia prenotò il pullman da Bologna: 'Mamma, non posso vederti morire così.' Durante tutto il viaggio mi lamentavo, volevo tornare a casa. Ma quando sono scesa nelle piscine e ho sentito quell'acqua avvolgermi... era come se Aldo fosse lì con me a sussurrare: 'Margherita, devi continuare a vivere per i nostri nipoti.' Da quel giorno ho ricominciato a sorridere e ad occuparmi della casa che avevamo costruito insieme.

Tumore al seno, tre chemioterapie che mi avevano devastata. I capelli persi, il corpo distrutto, la paura costante della morte. Una signora dell'ospedale oncologico mi diede il volantino del pellegrinaggio da Padova: 'Anna, là trovi la forza che qui non possiamo darti.' Il viaggio in pullman con altre malate è stato toccante - ci siamo sostenute a vicenda. L'immersione nelle piscine è stata il momento più pacifico degli ultimi due anni. L'acqua calda, le mani gentili delle suore... Non è il tumore che è sparito, quello l'ho combattuto con le cure, ma ho ritrovato la voglia di lottare e di vivere.

Gli attacchi di panico mi stavano rovinando l'esistenza. Non riuscivo più a lavorare alla catena di montaggio, a uscire di casa. Il medico aveva aumentato i farmaci ma peggioravo sempre. Un collega calabrese mi parlò di questo posto in Umbria: 'Giuseppe, prova, che male ti fa?' Il viaggio con il gruppo milanese è stato un incubo - avevo paura anche del pullman. Ma quando sono sceso in quelle vasche, per la prima volta in un anno ho respirato normalmente. L'ambiente silenzioso, le preghiere dolci... Gli attacchi non sono spariti, ma ho imparato a non aver paura della paura.

Ero arrivata con il ginocchio devastato dall'artrite. Camminavo a malapena, il dolore era costante da tre anni. Mia figlia aveva prenotato il viaggio organizzato da Genova quasi contro la mia volontà. Durante le otto ore di pullman continuavo a lamentarmi. Quando sono entrata nelle piscine, l'acqua incredibilmente calda e accogliente ha fatto qualcosa che nessun antidolorifico era riuscito a fare. Il ginocchio non è guarito miracolosamente, ma ho trovato una pace profonda che mi aiuta a gestire il dolore diversamente. Ho smesso di essere arrabbiata con Dio.

Portavo dentro anni di rabbia dopo un divorzio che mi aveva distrutto. Ero diventato aggressivo sul lavoro, i colleghi mi evitavano. Un amico mi parlò del pullman che parte da Torino per Collevalenza. 'Francesco,' mi disse, 'vai, tanto non hai niente da perdere.' Il viaggio è stato lungo ma quando sono sceso nelle piscine, l'acqua calda mi ha avvolto come un abbraccio. Per la prima volta in mesi ho sentito quella rabbia sciogliersi dentro. Non so spiegarlo scientificamente, ma quando sono uscito ero un'altra persona. Ora torno ogni anno con lo stesso pullman.