
A Lourdes non si viene a cercare prove, ma un appuntamento.
Qualcosa che ti mette in ordine il cuore senza far rumore.
A volte accade come un lampo; più spesso come una lampada accesa nella notte.
La processione aux flambeaux scendeva lenta, un fiume di candele che respirava al passo dei pellegrini. Ero con il nostro gruppo quando, ai margini della folla, ho incrociato il suo sguardo.
«Mi chiamo Antonietta», ha detto. Una pausa, sobria: «Antonietta Raco».
Quel nome l’avevo già sentito sussurrare tra i volontari. Ma davanti a me c’era solo una donna semplice, non un “caso”. Ci siamo seduti su una panchina dell’Esplanade. Le candele disegnavano costellazioni a terra; sopra, i Pirenei pulivano il cielo. E Antonietta ha cominciato a raccontare.
«Nel 2009 sono entrata alle Piscine. Mi sostenevano. A un certo punto ho sentito qualcuno reggermi il collo. Mi sono voltata: non c’era nessuno. Poi quella voce: Non avere paura.»
Lo dice senza enfasi, come si racconta ciò che è vero.
Mi parla degli anni prima: esami, ricoveri, il reparto di neuroscienze alle Molinette, la diagnosi che non ti aspetti — sclerosi laterale primaria (PLS), una malattia del motoneurone, “imparentata” con la SLA. Il corpo si faceva pesante, la sedia a rotelle necessaria. Lourdes, per lei, non era un’ultima carta: era un affidamento.
«A Lourdes non si viene a cercare prove, ma un appuntamento.»
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Antonietta torna con la memoria a quel luglio–agosto. L’immersione, il dolore improvviso che attraversa le gambe, una pace nuova che però non diventa subito annuncio: «Sono rientrata a casa ancora in carrozzina. Avevo paura. Non ho detto nulla a nessuno.»
Poi la sera del 5 agosto. Casa, televisione accesa, il marito accanto.
«Quella voce è tornata: Dillo a tuo marito. L’ho chiamato. Mi sono alzata. Ho fatto dei giri su me stessa. Dopo quattro anni.»
Le sue mani scivolano sulle ginocchia come per controllarne ancora la presenza. Non c’è trionfo, c’è pudore.
I tasselli medici e ecclesiali, intanto, si mettono in fila: il neurologo che conosce il caso e resta senza categorie sufficienti; la valutazione al Bureau des Constatations Médicales; il parere del Comité Médical International de Lourdes (CMIL) che nel 2024 definisce la guarigione “completa, inaspettata, duratura e inspiegabile”; e infine, nel 2025, il vescovo che riconosce ufficialmente il 72º miracolo di Lourdes.
Le chiedo com’è tornare qui, adesso. Antonietta guarda la Grotta: «Casa. Come se quella voce fosse ancora nell’aria. Non si cerca: si ascolta.»
Camminiamo verso l’Esplanade. I canti si alzano in più lingue; alcune candele si spengono e si riaccendono tra le mani, come respiri. Capisco che il miracolo più raro non è solo vedere gambe che tornano a muoversi: è vedere la paura che molla la presa.
Mi torna addosso la domanda che sento spesso: “Perché Lourdes?”
Perché qui le coincidenze non esistono: esistono appuntamenti. Strade che si incrociano nel momento esatto, voci che non sono rumore, acque che non sono abitudine. Qualcuno torna con una cartella clinica uguale e un cuore diverso; qualcun altro — rarissimo — con una cartella diversa. Ma tutti tornano con un appuntamento mantenuto.
Prima di salutarci, Antonietta mi stringe la mano: «Sono solo uno strumento. Se la mia storia serve a qualcuno… raccontala.» Annuisco. Non per dovere di cronaca: per gratitudine.
Quella notte, alla Grotta, non ho chiesto segni. Ho appoggiato nomi al silenzio — come fanno i bambini quando finiscono le parole.
Accade che torni senza risposte nuove, ma con la capacità nuova di aspettarle.
A volte il miracolo è una porta che smette di sbatterti dentro; altre, la forza mite di dire “mi fido”; altre ancora, una voce che ti attraversa piano: non avere paura.
L’acqua continua a scorrere. La pietra rimane. E dentro, molto dentro, la lampada resta accesa.
Hanno anche parlato di Antonietta Raco:
Diocesi di Tursi–Lagonegro: decreto sul carattere miracoloso della guarigione di Antonietta Raco (16–17 aprile 2025). diocesitursi.it
ANSA: proclamazione del 72º miracolo di Lourdes; profilo clinico e iter (aprile 2025). ANSA
Avvenire: intervista–racconto con cronologia e contesto (17 aprile 2025). Avvenire