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Cercavo consolazione, alla Cappellina delle Apparizioni di Fatima ho trovato una presenza materna

Di: Riccardo Bianco

Aggiornato: 30 Maggio 2025
11 minuti

"Prima di Fatima vivevo nel lutto per mio marito. Ora ho ritrovato la gioia di vivere."

Con queste parole semplici ma potenti, Maria, 68enne di Bergamo, riassume la profonda trasformazione avvenuta durante il suo pellegrinaggio al Santuario portoghese con Bianco Viaggi.

Un cambiamento interiore nato in un luogo specifico: la Cappellina delle Apparizioni nella Cova da Iria, cuore pulsante di Fatima e testimone di eventi straordinari.

La Cappellina delle Apparizioni: l'incontro con una presenza materna

"Ho chiuso gli occhi durante il rosario nella Cappellina e ho sentito una presenza materna accanto a me. Non so spiegarlo razionalmente."

Maria racconta così il momento che ha segnato l'inizio della sua guarigione interiore.

La Cappellina delle Apparizioni (Capelinha das Aparições in portoghese) sorge nel luogo esatto dove la Madonna apparve ai tre pastorelli - Lucia, Francesco e Giacinta - il 13 maggio 1917 e nelle cinque apparizioni successive. Si trova nella Cova da Iria, una conca naturale che all'epoca era un terreno brullo dove i pastorelli portavano le pecore al pascolo.

"Elen, la nostra guida di Bianco Viaggi, ci ha spiegato che il nome 'Cova da Iria' deriva dal fatto che questa zona era una depressione naturale del terreno ('cova' in portoghese) ed era di proprietà dei genitori di Lucia, che avevano dato alla zona il nome di una santa locale, Santa Iria," racconta Maria.

"Mi ha colpito questa coincidenza: un luogo che già nel nome sembrava predestinato alle apparizioni mariane."

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La storia della Cappellina di Fatima: dal leccio all'attuale santuario

Prima di entrare nella Cappellina, Elen ha raccontato al gruppo la sua affascinante storia.

"La prima struttura fu costruita nel 1919,"

spiega Maria.

"Era un semplice arco in muratura eretto dai fedeli locali per marcare il luogo delle apparizioni. Fu poi distrutta da un atto vandalico nel 1922."

La popolazione locale rimase così scossa da questo atto che reagì con un'ondata di devozione ancora maggiore.

"Elen ci ha raccontato che dopo la distruzione, il ritmo dei pellegrinaggi aumentò invece di diminuire,"

ricorda Maria.

"Fu come se quell'atto di violenza avesse confermato l'importanza spirituale del luogo."

La Cappellina venne ricostruita e oggi si presenta come una struttura semplice ma elegante, aperta sui lati per permettere ai pellegrini di vedere l'interno anche quando non possono entrarvi direttamente a causa dell'affollamento.

Al centro vi è un altare e, sopra di esso, protetta da una teca di vetro, la famosa statua della Madonna di Fatima.

"Elen ci ha spiegato un dettaglio che mi ha molto colpito,"

racconta Maria.

"La Cappellina è costruita esattamente nel punto dove sorgeva un grande leccio, sopra il quale apparve la Madonna. Quel leccio non esiste più - i primi pellegrini ne presero pezzi come reliquie fino a che non rimase nulla - ma il luogo esatto è oggi marcato da una colonna di marmo su cui poggia la statua della Madonna."

Questo dettaglio ha toccato Maria in modo particolare.

"Ho pensato a come anche nella mia vita alcune cose sono state 'portate via', come quel leccio. Mio marito non c'è più. Ma proprio dove c'era quella perdita, ora può sorgere qualcosa di nuovo, come è successo con la Cappellina."

La statua della Madonna di Fatima e la Corona preziosa

La statua della Madonna di Fatima che si trova nella Cappellina è uno degli oggetti di devozione più venerati al mondo. Scolpita nel 1920 secondo le indicazioni di Lucia, l'unica dei tre veggenti ancora in vita all'epoca, rappresenta la Vergine vestita di bianco, con le mani giunte in preghiera e un rosario pendente dal braccio destro.

"La guida ci ha raccontato che la statua non è sempre presente nella Cappellina,"

spiega Maria.

"In alcune occasioni speciali viene portata in processione, e a volte viaggia in altre parti del mondo. È stata a Roma diverse volte, e una volta addirittura in Russia."

Un dettaglio che ha colpito Maria è la corona che adorna la statua.

"Elen ci ha fatto notare che nella corona è incastonato il proiettile che ferì Papa Giovanni Paolo II nell'attentato del 13 maggio 1981, esattamente 64 anni dopo la prima apparizione. Il Papa donò quel proiettile al Santuario come ringraziamento per quella che considerava una protezione speciale della Madonna di Fatima."

Questa connessione tra la sofferenza del Papa e la protezione mariana ha toccato profondamente Maria.

"Ho pensato che anche le ferite della vita possono diventare preziose, come quel proiettile ora incastonato in una corona. Il mio dolore per la perdita di mio marito poteva trasformarsi in qualcosa di prezioso, non rimanere solo una ferita aperta."

Elen ha spiegato al gruppo che la corona, chiamata "Corona Preziosa", viene posta sulla statua solo nelle occasioni speciali.

"È stata realizzata nel 1942 con gioielli donati dalle donne portoghesi in ringraziamento per aver tenuto il Portogallo fuori dalla Seconda Guerra Mondiale, un fatto che molti attribuiscono alla consacrazione del paese al Cuore Immacolato di Maria."

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L'esperienza del rosario nella Cappellina a Fatima

La Cappellina delle Apparizioni è caratterizzata dalla sua semplicità: una struttura aperta sui lati, con un altare al centro e, sopra di esso, l'immagine della Madonna di Fatima. È proprio davanti a questa immagine che Maria ha vissuto un'esperienza che fatica a descrivere con parole.

"Eravamo seduti nei banchi della Cappellina, recitando il rosario. A un certo punto ho chiuso gli occhi e ho sentito... è difficile da spiegare. Non ho visto nulla, non ho sentito voci. Era una sensazione di presenza, come quando sai che qualcuno è accanto a te anche senza vederlo o sentirlo."

Una presenza che Maria ha subito identificato come materna.

"Era la stessa sensazione che provavo da bambina quando mia madre si sedeva sul mio letto mentre mi addormentavo. Quella certezza che non eri solo, che qualcuno vegliava su di te con amore."

Ogni giorno, a varie ore, nella Cappellina si recita il rosario, spesso in più lingue per rispettare l'internazionalità dei pellegrini.

"Elen ci aveva spiegato che il rosario era al centro del messaggio di Fatima. La Madonna aveva chiesto ai pastorelli di recitarlo ogni giorno."

Per Maria, che negli anni aveva abbandonato questa pratica, riscoprirla in quel contesto è stato fondamentale.

"Il rosario nella Cappellina delle Apparizioni ha un effetto quasi ipnotico. La ripetizione delle Ave Maria crea come un'onda sonora che ti avvolge. È in quel ritmo, in quell'ondeggiare di preghiere, che ho sentito quella presenza."

Particolarmente significativa è stata per lei la meditazione dei misteri dolorosi.

"Quando siamo arrivati al mistero della crocifissione, ho avuto un'intuizione improvvisa: anche la Madonna aveva perso un figlio. Aveva vissuto un lutto terribile. Eppure non si era lasciata distruggere dal dolore. Ho sentito che mi stava dicendo: 'Capisco il tuo dolore, l'ho provato anch'io. Ma c'è vita oltre il lutto.'"

Dal buio del lutto alla luce della consolazione

Per comprendere la portata di questa esperienza nella vita di Maria, bisogna conoscere la sua storia recente.

"Mio marito Giacomo è morto due anni fa, dopo 43 anni di matrimonio,"

confida con voce ancora velata di emozione.

"È stato un periodo terribile. Il lutto mi aveva completamente svuotata, come se mi avessero tolto non solo un compagno di vita, ma anche la capacità di provare gioia."

Maria descrive quei due anni come un periodo buio, in cui andava avanti per inerzia.

"Mi alzavo, facevo le cose che dovevo fare, vedevo i nipoti, andavo persino in chiesa. Ma era tutto meccanico, senza vita. Come se fossi stata in apnea per due anni."

L'idea del pellegrinaggio a Fatima era venuta da sua figlia, preoccupata per lo stato di apatia in cui vedeva la madre.

"All'inizio non volevo andare. Pensavo: cosa cambierà? Sarà solo un altro viaggio, un altro posto da vedere senza realmente vederlo, come tutto il resto della mia vita in questi due anni."

Ma quella sensazione di presenza materna nella Cappellina delle Apparizioni ha innescato qualcosa di inaspettato.

"Mi sono sentita... vista. Compresa fino in fondo. Come se quella presenza sapesse esattamente cosa stavo passando. Non c'è stato un messaggio specifico, una voce, una rivelazione. Solo questa consapevolezza profonda: 'Non sei sola nel tuo dolore'."

Maria ha cominciato a piangere silenziosamente, ma per la prima volta in due anni non erano lacrime di disperazione.

"Erano lacrime di sollievo. Come quando dopo tanto tempo riesci finalmente a respirare profondamente. Il dolore non era scomparso, ma era cambiato. Non era più un macigno che mi schiacciava, ma qualcosa che potevo portare con me senza esserne sopraffatta."

La Messa nella Cappellina di Fatima: un momento di particolare intensità

Un altro momento significativo dell'esperienza di Maria è stata la partecipazione alla Messa celebrata proprio nella Cappellina delle Apparizioni.

"Non è sempre possibile assistere alla Messa nella Cappellina,"

spiega.

"Spesso le celebrazioni si svolgono nella Basilica della Santissima Trinità o nella Basilica di Nostra Signora del Rosario. Ma Elen è riuscita a organizzare per noi questa esperienza speciale."

La Messa nella Cappellina ha un carattere intimo, raccolto, diverso dalle grandi celebrazioni che si svolgono nelle basiliche o nella spianata.

"C'eravamo solo noi del gruppo di Bianco Viaggi e pochi altri pellegrini. Il sacerdote celebrava rivolto verso la statua della Madonna, proprio come facciamo tutti noi fedeli."

Maria è stata colpita da un particolare momento della celebrazione.

"Durante la consacrazione, il sacerdote ha sollevato l'ostia proprio verso la statua della Madonna. In quel momento ho avuto una comprensione più profonda: la Madonna ci porta sempre a Gesù, mai a se stessa. Lei è la via che conduce a Lui."

Questa intuizione ha illuminato ulteriormente il suo cammino di elaborazione del lutto.

"Ho capito che mio marito ora è con Dio, e che la Madonna, con quella presenza materna che avevo sentito, mi stava aiutando a ritrovare un legame con lui attraverso la fede, non attraverso il rimpianto sterile."

La semplicità della Cappellina contribuisce a creare un'atmosfera di raccoglimento durante la Messa.

"Non ci sono distrazioni, ornamenti elaborati, vetrate colorate. C'è solo l'essenziale: l'altare, la croce, la statua della Madonna. Questa essenzialità ti aiuta a concentrarti sul cuore della celebrazione."

La grande spianata della Cova da Iria: da terreno brullo a centro spirituale

La Cappellina delle Apparizioni si trova al centro di una vasta spianata che costituisce il cuore del Santuario di Fatima.

"Elen ci ha raccontato che all'epoca delle apparizioni, nel 1917, la Cova da Iria era un terreno brullo e desolato,"

ricorda Maria.

"I pastorelli portavano le pecore a pascolare proprio qui, dove ora migliaia di pellegrini si riuniscono in preghiera."

Questa trasformazione da luogo disabitato a centro di spiritualità mondiale ha colpito Maria.

"Ho pensato a come i luoghi, così come le persone, possano cambiare radicalmente la loro vocazione. Quella che era una semplice depressione del terreno è diventata uno dei centri spirituali più importanti del mondo."

La spianata può ospitare fino a 300.000 persone durante i grandi pellegrinaggi. È attraversata da un cammino centrale, utilizzato per le processioni, che conduce dal grande crocifisso all'entrata fino alla Cappellina delle Apparizioni.

"Nella spianata c'è un elemento che mi ha particolarmente colpito,"

confida Maria.

"È una grande struttura bassa, circolare, con un'immensa fiamma che arde continuamente. Elen ci ha spiegato che rappresenta il Cuore Immacolato di Maria, un elemento centrale nei messaggi di Fatima."

Maria ha trascorso diverse ore seduta in silenzio nella spianata, osservando il via vai dei pellegrini e la fiamma che ardeva incessantemente.

"Ho pensato che quella fiamma era come l'amore che continuavo a provare per mio marito: poteva cambiare forma, ma non si sarebbe mai spento."

L'esperienza con Bianco Viaggi a Fatima: una scelta basata sulla fiducia

La scelta di Bianco Viaggi per il suo pellegrinaggio non è stata casuale.

"Ho scelto Bianco Viaggi perché tutti nella mia parrocchia ne parlano benissimo. Confermo che l'organizzazione è impeccabile, come mi avevano detto,"

afferma Maria.

L'aspetto che maggiormente ha apprezzato è stata la capacità dell'agenzia di bilanciare momenti strutturati e spazi di libertà personale.

"Alcune agenzie ti riempiono la giornata di attività, visite, spostamenti, al punto che non hai tempo di assimilare ciò che stai vivendo. Bianco Viaggi invece ha saputo dosare perfettamente i momenti comunitari e quelli individuali."

Elen, la guida, ha avuto un ruolo fondamentale nel pellegrinaggio di Maria.

"Non si è limitata a spiegare i luoghi, ma ci ha aiutato a entrarci dentro, a viverli. Prima di ogni visita ci preparava spiritualmente, ci dava chiavi di lettura, ma poi lasciava che ognuno facesse la propria esperienza personale."

Maria apprezza particolarmente come Elen sia stata attenta alle esigenze di ciascun pellegrino.

"Si è accorta quasi subito che io avevo bisogno di più tempo nella Cappellina. Senza che io dicessi nulla, ha fatto in modo che potessi rimanerci più a lungo, mentre accompagnava gli altri a visitare il museo del Santuario. Questi piccoli gesti fanno la differenza."

La competenza storica e spirituale della guida ha inoltre arricchito significativamente l'esperienza.

"Elen conosce Fatima in profondità. Ci ha raccontato dettagli sulla Cappellina e sulla sua storia che non si trovano nelle guide turistiche. Questo ha reso tutto più vivo, più reale."

Il ritorno a casa: dalla sopravvivenza alla vita piena

Il frutto più tangibile del pellegrinaggio di Maria si è manifestato al suo ritorno a Bergamo.

"Prima di Fatima vivevo nel lutto per mio marito. Ora ho ritrovato la gioia di vivere," afferma con una luce negli occhi che rende questa dichiarazione ancora più potente.

Il cambiamento è stato notato immediatamente dalla sua famiglia.

"Mia figlia mi ha detto che sono tornata diversa, più presente. I miei nipoti hanno osservato che finalmente ridevo di nuovo, non solo con le labbra ma con gli occhi. È vero: per due anni ho sorriso meccanicamente quando necessario, ma ora il sorriso viene da dentro."

Maria ha ripreso attività che aveva abbandonato dopo la morte del marito.

"Ho ricominciato a fare volontariato in parrocchia, a invitare amici a casa, persino a coltivare il mio piccolo orto, una passione che condividevo con Giacomo."

Questo non significa che il dolore sia scomparso.

"Mio marito mi manca ancora terribilmente. Ci sono giorni in cui la sua assenza è palpabile. Ma non è più un dolore che mi paralizza. È come se nella Cappellina delle Apparizioni avessi ricevuto il permesso di continuare a vivere pienamente, pur portando con me il suo ricordo."

Un cambiamento significativo riguarda il modo in cui Maria ora pensa al marito.

"Prima, pensare a lui significava solo soffrire per la sua assenza. Ora riesco a ricordare i bei momenti con gratitudine, a sentire che in qualche modo continua a far parte della mia vita, ma in modo diverso."

Maria ha anche iniziato a tenere un diario, dove annota quotidianamente "piccoli miracoli", come li chiama lei.

"Non parlo di eventi soprannaturali, ma di quei momenti di grazia che prima non notavo: un tramonto particolarmente bello, la risata di mio nipote, una telefonata inaspettata di un amico. È come se nella Cappellina delle Apparizioni avessi ricevuto occhi nuovi per vedere la bellezza che mi circonda."

La Cappellina di Fatima nella vita quotidiana

"Il pellegrinaggio non finisce quando torni a casa,"

riflette Maria.

"In un certo senso, è lì che inizia davvero."

Uno dei frutti più belli della sua esperienza a Fatima è stata la riscoperta della preghiera del rosario.

"Ogni sera ora recito almeno una decina del rosario, spesso l'intero mistero. Mi sono comprata una corona simile a quella che abbiamo usato nella Cappellina delle Apparizioni."

Maria ha anche creato un piccolo angolo di preghiera nella sua casa.

"Ho messo una piccola statua della Madonna di Fatima che ho comprato al Santuario, insieme a una foto di Giacomo. È come se ora pregassimo insieme, lui dal cielo e io da qui."

L'esperienza della presenza materna sentita nella Cappellina continua in qualche modo a manifestarsi.

"Non con la stessa intensità, certo, ma ci sono momenti in cui la percepisco di nuovo, soprattutto durante il rosario. È una sensazione di non essere sola, di essere accompagnata."

Un altro elemento che Maria ha portato con sé dalla Cappellina delle Apparizioni è una nuova comprensione del silenzio.

"A Fatima, anche quando la Cappellina era piena di pellegrini, c'era un silenzio particolare, non un'assenza di suoni, ma una qualità di ascolto, di presenza. Ho imparato a cercare e creare questi momenti di silenzio anche nella mia vita quotidiana."

La luce delle candele, elemento costante nella Cappellina, è diventata anch'essa parte della sua quotidianità.

"Ogni sera accendo una candela nel mio angolo di preghiera. Mi ricorda tutte quelle candele che ardevano intorno alla Cappellina, simbolo di preghiere silenziose, di speranze, di ringraziamenti."

La guarigione del lutto attraverso la presenza della Madonna

Maria conclude la sua testimonianza con una riflessione che riassume la trasformazione vissuta: "A Fatima, nella Cappellina delle Apparizioni, non ho ricevuto risposte a tutte le mie domande sul perché della sofferenza, della morte. Ho ricevuto qualcosa di più importante: una presenza che dà senso anche a ciò che senso non sembra avere. La Madonna ha preso il mio dolore e lo ha trasformato in qualcosa che posso portare senza esserne schiacciata."

Ciò che rende speciale l'esperienza di Maria non è un evento straordinario o miracoloso, ma una trasformazione interiore profonda e duratura.

"Prima della Cappellina di Fatima sopravvivevo, ora vivo di nuovo. E questa è la più grande guarigione che potessi ricevere."

Il cambiamento vissuto da Maria dimostra come i luoghi sacri, in particolare la Cappellina delle Apparizioni di Fatima, possano diventare spazi di guarigione interiore, dove il dolore non viene cancellato ma trasformato, dove le ferite non scompaiono ma cessano di essere debilitanti.

"Se qualcuno mi chiedesse cosa ho trovato nella Cappellina di Fatima,"

conclude Maria,

"risponderei: ho trovato una Madre che comprende il dolore perché l'ha vissuto, che accoglie il pianto perché ha pianto, che accompagna nel buio perché ha attraversato la notte. E in quella presenza materna, ho ritrovato me stessa."


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